Lo sbarco dell’uomo sulla Luna è stato indubbiamente l’evento che ha
caratterizzato il 1969 come l’alba di una nuova era.
Ma esiste almeno
un altro motivo perché lo si possa ritenere epocale: il 1969 è l’anno di nascita
di Internet.
Nel 1961 la NASA avendo a disposizione costosi elaboratori elettronici, decise
di sviluppare un progetto che
conferisse a quelle macchine
la capacità di comunicare e trasferire dati.
Nel 1969 nacque il primo risultato concreto del progetto, chiamato ARPAnet .
Secondo molte “biografie” anche attuali che trattano la storia
di Internet, l’obiettivo primario di Arpanet era di garantire la sicurezza dei
dati in caso di guerra nucleare. In realtà, almeno inizialmente, si
prefiggeva di ottimizzare lo sfruttamento delle costose risorse informatiche
nel
campo della ricerca: Di fatto, Arpanet consentì addirittura la
condivisione dei sistemi tra i vari poli universitari.
L’ipotesi militare è
dovuta alla locazione della sede dell’Arpa (Pentagono, Washington) e al
fatto che Arpanet seguisse le direttive generali di sicurezza dei dati indicate
dall’ingegner Paul Baran, un dipendente della Rand Corporation,
centro della costa occidentale legato alla ricerca militare e aerospaziale.Arpanet coinvolse inizialmente quattro “utenti” importanti: la UCLA
(Università di Los Angeles) dotata di un Xerox DSX-7; la UCSB
(Università di Santa Barbara) dotata di un IBM 360/75, l’Università dello
Utah che aveva un DEC PDP-10 e lo SRI
(Stanford Research
Institute)
con il proprio XDS 940; ad ognuno fu consegnato un IMP
(InterfaceMessage Processor), un computer dedicato alla gestione
del traffico dati,
prodotto dalla BBN (Bolt Beranek & Newman), la cui piattaforma di base
era costituita da un elaboratore Honeywell 516
con una memoria centrale
di
“ben”12 K (la sim card di un moderno telefono cellulare-smartphone può avere
oltre 64
o 128GB).
I quattro nodi furono collegati tra loro attraverso circuiti a 50Kbps
prodotti dalla AT&T.
La composizione iniziale di Arpanet - 1969
Il primo esperimento di collegamento ebbe
uno svolgimento che oggi non
ci stupirebbe granché: le cronache del tempo narrano che il professor Kleinrock dell’UCLA tentò, da Los Angeles, di accedere al sistema Xds di
Stanford con un gruppo di studenti che seguiva le operazioni per telefono,
collegato
con altri studenti presso lo SRI.
Il professor Kleinrock di fronte al primo IMP
Kleinrock iniziò digitando la “L”, che apparve sul video del computer
remoto.
Continuò entusiasta digitando la “O” (anche questa apparve sul
video di Stanford, come da conferma telefonica), ma quando digitò la “G”
il sistema andò in tilt.
Il secondo tentativo andò a buon fine e confermò che il
progetto stava percorrendo la giusta direzione.
I dettagli tecnici che delineano la composizione di Arpanet non sono
stati coperti da segreto. Il dominio pubblico di queste informazioni
confuterebbe quindi l’opinione generalizzata di molti testi che parlano
delle origini di Internet descrivendone le finalità militari, poiché i fatti
descritti ci consegnano la storia di studi ed esperimenti condotti alla luce
del sole, da soggetti con culture differenti.
Le applicazioni militari
(sicuramente, se si fosse verificato un bombardamento il rischio di perdita
di dati sarebbe stata scongiurato, dato che comunicazioni e archivi
potevano essere trasmessi tra computer dislocati in diverse località)
furono
comunque conseguenza “obbligata” di un progetto che poteva
nascere solamente dalla sinergia delle uniche due entità che, all’epoca,
disponevano della tecnologia informatica necessaria: il Dipartimento della
Difesa e l’ambiente universitario della ricerca.
LO SVILUPPO -
L’IMP concepito dalla BBN poteva collegarsi, al massimo, con
64 computer e una sola rete locale.
Limiti che oggi farebbero tenerezza:
oggi Internet ha milioni e milioni di utenti.
Nel 1971 Arpanet era formata da 15 nodi e 23 host,
dei quali entrò a far
parte anche la Nasa; gli utenti erano qualche centinaio.
I software di interfacciamento e di trasferimento dati seguirono un
protocollo denominato FTP (File Transfer Protocol, utilizzato ancor oggi)
e con il passare del tempo subirono
molte evoluzioni, facendosi sempre più
raffinati.
Il progetto era ben avviato e gli sviluppi che stavano seguendo erano molto
interessanti, per cui nel 1972 fu deciso di dimostrare tutto in un evento
pubblico, inserito nella
International Conference on
Computer
Communications.
L’evento ebbe successo e costituì lo stimolo a ricercare
una modalità di dialogo tra reti costituite su piattaforme differenti.
Bob Kahn della BBN e Vinton Cerf dell’Ucla, le menti più illuminate in
ambito Arpanet, studiarono per
mesi avvalendosi anche dei risultati
ottenuti da esperimenti paralleli, come quelli condotti dall’Università delle
Hawaii (Aloha-net) basati su comunicazioni radio e satellitari; in poco
tempo riuscirono a fissare nuove specifiche di comunicazione dei dati, il
cui insieme fu identificato come TCP (Transmission Control Protocol).
La DARPA, vale a dire l’ARPA, alla cui sigla di identificazione fu
premesso il termine
Defense, investì sul primo impiego pubblico del TCP,
dimostrato in un’applicazione alquanto
singolare: uno scambio di
messaggi tra un elaboratore installato a Londra e uno installato su un
caravan in viaggio lungo la baia di San Francisco in California.
I
successivi investimenti della Darpa e gli studi che seguirono poi,
consentirono nel ’78 di
sviluppare un’evoluzione del protocollo, che fu
scomposto in due parti: il TCP per la gestione dei pacchetti di dati e l’IP
(Internet Protocol) per la loro canalizzazione.
Arpanet nel 1971 -
Il TCP/IP costituisce da allora la base della moderna concezione di
Internet, considerando che ogni computer connesso alla rete ha un proprio
indirizzo ip.
Alla fine degli anni ’70 Arpanet constava di soli quindici nodi, ma negli
Stati Uniti esistevano altre centinaia di dipartimenti di informatica. Per
evitare che
questi ultimi
venissero emarginati dagli sviluppi delle
comunicazioni, la
National Science Foundation
(NSF) iniziò a finanziare
la costituzione di reti più economiche tra i vari poli universitari (Usenet,
Csnet, Bitnet che abbracciò la prestigiosissima Yale), collegate
tra loro
mediante il TCP/IP.
DA ARPANET AL WORLD WIDE WEB
Ben presto attorno ad Arpanet si andò
a costruire una rete più estesa.
Nel 1983 la Defense Communication Agency, assumendo ufficialmente
l’utilizzo del TCP/IP, la divise in due sezioni. La prima, chiusa, a carattere
militare (Milnet), la seconda a carattere scientifico (Arpanet), che non
aveva alcun limite di connettività.
Nello stesso periodo, John Postel creò un nuovo protocollo per la gestione
della posta elettronica, denominato SMTP (Simple Mail Transfer Protocol)
e insieme a Craig Partridge e Paul Mockapetris studiò un nuovo sistema di
identificazione dei nodi della rete che fosse più immediato ed intuitivo
dell’utilizzo dell’indirizzo ip. Il risultato della loro ricerca fu il
Domain
Name
System
(che
nella rete
ci consente di identificare, ad esempio, il
server che ha numero ip 15.61.3.56
con un
determinato
nome,
come
hotmail.com).
Da quel momento in avanti lo sviluppo della tecnologia della rete andò a
toccare un’altra caratteristica: la velocità di trasmissione dei dati.
Le
Università di Princeton e Pittsburgh, assieme ad altri tre centri di ricerca,
disponevano di elaboratori particolarmente avanzati e costosi e la NSF
decise di investire nella realizzazione di una dorsale che li collegasse con
una linea a 56K (la velocità
raggiunta dai
modem analogici con
tecnologia V90).
Il successo del collegamento convinse tutte le università
americane a sottoscrivere l’offerta della NSF, originando NSFnet. Gli host
diventarono diecimila e Compuserve, Decnet e MCI si collegarono alla
rete, portandovi
tutti i
propri
utenti.
Nel 1988 NSFnet dovette adeguare la velocità della linea al crescente
numero degli utenti e la portò a 1,5 Mbps. Nello stesso anno nacque IRC
(Internet Replay Chat), in assoluto la prima
chat
che permise a più utenti
di dialogare per iscritto in tempo reale. I diecimila host decuplicarono nel
giro di un anno.
La “vecchia” Arpanet segnava il passo e in confronto a NSFnet si
dimostrava
ormai
obsoleta. Nel 1989 la Darpa trasferì sulla nuova rete tutti
i siti e decretò ufficialmente la fine di Arpanet. Tutto questo avvenne
parallelamente alla caduta del Muro di Berlino, che segnò un’altra fine:
quella della guerra fredda, che vide nascere e crescere una rete che avrebbe
cambiato il mondo.
All’inizio degli anni ’90 le politiche di accesso a NSFnet vennero
modificate
per
consentire
l’ingresso nella rete anche per fini commerciali.
La crescita del numero di utenti divenne quasi incontrollabile e, dal
momento che non era possibile tenere sotto controllo anche la loro qualità,
ben presto si rese necessario pensare alle misure di sicurezza da adottare
sulla rete: già nel 1988 fu rilevato il primo virus, che aveva causato danni
agli oltre 60.000 computer connessi.
Philip Zimmerman inventò
Pretty Good Privacy
(PGP), un sistema di
crittazione dei messaggi che fu adottato anche da CIA e FBI, mentre Paul Lindner e Mark McCahill dell’Università del Minnesota crearono, con
Gopher, una razionalizzazione delle informazioni, strutturate per
gerarchia, basata sul modulo
server
che gestisce la struttura ad albero
accessibile al
client.
Nel 1991 iniziò
la collaborazione “europea” alla struttura di Internet: Tim
Berners
Lee del Cern di Ginevra sviluppò
un sistema per consultare in
modo intuitivo informazioni, dati e immagini che diede
corpo al
World
Wide Web.
La consultazione
fu
così fluida da essere definita
surfing
(“navigazione” in italiano), grazie all’Hyper Text Marking Language
(HTML), il linguaggio con cui da quel momento in avanti vennero
composti i dati da consultare. Presto nacquero anche gli strumenti di
consultazione e ricerca come Veronica (1992), che precedette i capostipiti
degli attuali
browser
: il primo
probabilmente fu Mosaic
(1993)
della
National Center Supercomputing Applications, a cui seguirono
Netscape
Navigator
(1994)
e
Microsoft Internet Explorer
(1995).
Tutte queste
premesse costituirono la base di una rete caratterizzata dal rapido sviluppo
commerciale e dall’accesso sempre più capillare (ad oggi, in Italia, si
contano oltre 20 milioni di utenti, tra connessioni private e
business
). Una
estensione tale da rendere indispensabile, nell'ultimo decennio, l'adozione di
adeguate misure di sicurezza informatica.
|