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570-632  

Sui confini esterni del mondo latino, (in Spagna, Sicilia, Nord Africa) e del mondo Bizantino, (in Egitto, Palestina, Siria) si sviluppò il mondo dell'Islam.

Per secoli l'Islam fu una minaccia e una fonte di idee nuove per l'occidente e per l'oriente.

Tra il VII e il XII secolo, l'Islam fu il centro di una civiltà brillante e di un'alta cultura scientifica, filosofica, e artistica. Anche se la sua lingua non era né greca e né latina l'Islam assorbì molta cultura greca che riuscì a preservare per l'Occidente latino. In generale, si può dire che Islam assorbì e sintetizzò la cultura della Grecia, di Roma, degli Ebrei, del Cristianesimo e del Vicino Oriente.
All'inizio i musulmani erano aperti e cauti.

Presero in prestito ed integrarono elementi delle altre culture.

La nuova religione islamica accoglieva elementi ebraici, cristiani e pagani, oltre ad elementi di buon senso comune.

I musulmani tollerarono minoranze religiose all'interno dei territori conquistati, a patto che rispettassero la politica dei conquistatori e pagassero le tasse.

Ancora, i musulmani erano attenti a proteggere la purezza della loro religione, lingconquiste arabeua, e legge da influenze straniere. Col passare del tempo, e con l'aumento dei conflitti con i cristiani orientali e occidentali, questo istinto protettivo crebbe più forte.

Alla fine, la cultura islamica non penetrò l'ovest nello stesso modo in cui la cultura germanica lo aveva fatto, ma rimase estranea.
Fondamentale per l'Islam fu la sua religione, cosa che si può dire allo stesso modo del cristianesimo medievale dell'Occidente.

Tuttavia conosciamo più cose del primo cristianesimo rispetto a quelle del primo islamismo.

La ragione è chiara: il Cristianesimo fu prodotto da una cultura letteraria mentre la religione islamica nacque all'interno di una cultura largamente non letteraria.
La culla dell'Islam fu la Penisola Arabica.

La Penisola è prevalentemente desertica e le tribù che abitavano quest'area erano nomadi e si spostavano da un posto all'altro. Politicamente l'Islam non era un territorio unificato e non c'era alcun governo centralizzato.
Il grande agente unificatore della civiltà islamica fu Maometto (570-632).

Egli era nato alla Mecca da una famiglia modesta. Il padre era morto nell'anno della sua nascita e la madre morì quando egli aveva sei anni. Al tempo della nascita di Maometto La Mecca era una delle più ricche città carovaniere. Tuttavia La Mecca era era ancora legata alla vita sociale e religiosa del mondo arabo.

In altre parole essa era governata dalle società tribali del deserto.

L'appartenenza alla tribù era determinata dalla discendenza di sangue. In tale ordine gli interessi dell'individuo erano sempre subordinati a quelli del gruppo o della tribù. Ogni tribù adorava i suoi propri dei sotto forma di oggetti e fenomeni naturali (luna, cielo, cane, gatto, ariete) ma tutti gli arabi veneravano un oggetto in comune: la kaaba, una grande pietra nera inserita in un reliquiario alla Mecca.

La Kaaba rendeva La Mecca un importante luogo di pellegrinaggio e di adorazione.
Da giovane Maometto lavorava come aiutante di un mercante e percorse le maggiori piste commerciali della penisola.
Quando aveva 25 anni sposò la vedova di un ricco mercante e divenne un uomo di pensiero. Divenne anche una sorta di attivista sociale, critico nei confronti del materialismo della Mecca e nei confronti dei trattamenti ingiusti subiti dai poveri e dai bisognosi.
Maometto lavMaomettoorò molto alla sua missione, ma come molti "redentori" e profeti Maometto era tormentato dai dubbi.
I suoi dubbi aumentarono al punto che egli abbandonò la società della Mecca e andò a vivere in isolamento nel deserto.

Nel 610 all'età di quarant'anni ricevette la sua prima rivelazione e cominciò a predicare.

Egli credeva che le sue rivelazioni provenissero direttamente da Dio, un Dio che gli parlava attraverso l'angelo Gabriele, il quale gli recitava le parole di Dio a intervalli irregolari. Queste rivelazioni furono raccolte nel Corano, che i suoi seguaci compilarono tra il 650 e il 651.

Il messaggio di base che Maometto ricevette fu di persuadere tutti gli Arabi a sottomettersi alla volontà di Dio. Islam significa "sottomissione alla volontà di Dio".
C'era poco di nuovo nel messaggio di Maometto.

Dichiarava di essere l'ultimo profeta scelto da Dio in ordine di tempo a partire dai profeti citati nella Bibbia.

Il Corano riconosceva Gesù come profeta, ma non come figlio di Dio. Come il giudaismo l'Islam era una religione monoteistica e teocratica.
Le verità di base della religione di Maometto erano:
Dio è buono e onnipotente;
Dio giudicherà tutti gli uomini nell'ultimo giorno e assegnerà loro un posto nel paradiso o nell'inferno;
gli uomini devono ringraziare Dio per aver fatto il mondo così com'è;
Dio si aspetta che gli uomini siano generosi con la loro ricchezza;
Maometto è un profeta mandato da Dio per istruire gli uomini sulla parola di Dio e avvertirli dell'esistenza del giudizio finale.
Molte di queste verità di fede erano simili a quelle della tradizione giudaico-cristiana. Tuttavia la religione di Maometto non è una semplice copia.

Essa si sviluppò come risultato delle condizioni sociali ed economiche della Mecca. Un'altra differenza dovrebbe essere notata: il cristianesimo era stato prodotto in un ambiente urbano, mentre la fede di Maometto era forgiata dalla sua vita nel deserto.
 

La Mecca e Medina
Nonostante la fede del suo gregge, Maometto andò incontro a grosse delusioni quando predicò la sua religione alla Mecca. Ebrei e Cristiani non si convertivano. La sua fede fu rifiutata totalmente dalle autorità della Mecca. Era ovvio che i mercanti della Mecca rifiutassero il messaggio religioso di Maometto. Essi non avevano alcuna intenzione di fare professione di fede e di essere generosi con la propria ricchezza. Le autorità tentarono di rendere innocuo Maometto con minacce e profferte di amicizia, ed egli fu costretto ad allontanarsi per andare a Medina nel 622.
Il 622, l'anno della sua migrazione (ègira), sarebbe stato assunto dagli Arabi come data d'inizio dell'era musulmana, così come l'anno della nascita di Cristo segna l'inizio dell'era cristiana.
Divenuto capo religioso e politico di Medina, Maometto guidò ripetuti attacchi contro le carovane dei mercanti meccani, riportando altrettante vittorie che furono considerate la prova evidente del favore e della protezione di Allah. Questi attacchi, se procuravano i mezzi di sussistenza ai musulmani, costituivano una seria minaccia ai commerci della Mecca.

Da qui la reazione dei meccani che combatterono Maometto e i suoi con alterne fortune prima di accettare una tregua e consentire nel 629 a Maometto di fare il pellegrinaggio alla Kaaba.

Più tardi si avvicinarono a lui e si convertirono aprendogli le porte della città, era il 20 ramadam dell'anno 8 (11 gennaio 630) . Da allora crebbe continuamente il numero delle tribù beduine che si convertirono o semplicemente si allearono accettando di pagare il tributo.

Lo stesso facevano le comunità cristiane che potevano così continuare a praticare la loro religione sotto la protezione dei musulmani.

Nonostante il successo e la gloria, Maometto continuò a condurre una vita modesta e a prodigarsi per i poveri. Alla sua morte lasciò in eredità una religione semplice e pratica, priva di sacerdoti e liturgie, ma pervasa da un forte anelito di giustizia sociale.

Maometto morì nel 632 al ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca.

La sua morte lasciò i suoi seguaci in preda a una serie di problemi pesanti. Egli non aveva mai vantato origini divine, ma i sarte arabauoi seguaci non vedevano alcuna ragione per separare il potere politico da quello religioso. Sottomettersi alla volontà di Allah non era diverso dal sottomettersi a Maometto. Sfortunatamente Maometto non aveva designato un successore.

Chi avrebbe guidato i fedeli? Presto dopo la sua morte alcuni dei suoi seguaci scelsero Abu Bakr, ricco mercante suocero di Maometto, come califfo, o capo temporale.
Maometto e i successivi califfi avevano ripreso il costume arabo di attaccare i loro nemici con dei raids. Il Corano definiva tali raids Jihad (fatica sulla via del Signore). Le Jihad non erano organizzate allo scopo di convertire gli altri per la semplice ragione che la conversione all'Islam doveva essere volontaria. I Bizantini e i Persiani furono i primi a subire la pressione dei raids arabi. A Yarmuk nel 636 i Musulmani sconfissero l'esercito Bizantino. La Siria cadde nel 640. Nel 650 gli Arabi avevano conquistato l'intero impero persiano.

Egitto, Nord Africa, Spagna (con il suo centro a Cordova) furono tutti conquistati e sottomessi al governo dei musulmani entro il 720.

Nel 732 un esercito musulmano fu sconfitto nella battaglia di Tours e l'espansione araba in Europa ricevette un ruvido stop.
Uno dei problemi maggiori per il mondo musulmano era la scelta del califfo. Quando il genero di Maometto fu assassinato divenne califfo il generale Mohavià. Mohavià rese il califfato ereditario nella sua famiglia, creando la dinastia degli Ommiadi. Una delle prime decisioni di Mohavià fu di spostare la capitale del mondo islamico da Medina a Damasco in Siria. Tuttavia le discordie interne sul califfato crearono una spaccatura nell'Islam tra gli Sciiti, coloro che accettavano solo i discendenti di Alì -genero di Maometto- e i Sunniti - che accettavano come legittime guide solo i discendenti degli Umayadi. Questo scisma esiste ancora oggi.
 

La religione islamica: principi e prescrizioni
Le ammonizioni e le affermazioni riguardanti il destino dell'uomo, i precetti culturali e giuridici che Maometto diceva di aver ricevuto direttamente da Allah, furono prima tramandati oralmente, poi vennero raccolti nel Corano, il libro sacro degli Arabi, che da allora ha fatto da guida ai musulmani di tutte le epoche e di tutto il mondo.
Il credente, per meritare il paradiso, deve osservare cinque precetti fondamentali:

 

PILASTRI DELLA FEDE ISLAMICA

 

Il primo pilastro è la doppia professione di fede - shahada:

« Non c'è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta» Tuttitemi - Islam

La prima parte, nel proclamare l'unicità di Allah distingue radicalmente l'ISLAM dal politeismo.

La seconda parte la distingue dalle altre religione monoteistiche, in particolare dall'Ebraismo e dal Cristianesimo. Il credente che abbandona l'Islam si macchia di una colpa gravissima, punibile con la morte.

Il musulmano che sposa un'ebrea o una cristiana deve educare i figli nella religione islamica, mentre la madre può conservare la propria fede.

Un "non" musulmano  non può sposare una musulmana, senza prima essersi convertito all'Islam: divieto ancora oggi in vigore che è all'origine della maggior parte delle conversioni che si registrano tra gli occidentali che vivono nei paesi arabi.

I non credenti che caduti sotto la dominazione dei paesi islamici devono convertirsi o essere messi a morte. Gli appartenenti ad una religione politeista possono convertirsi o conservare la  propria fede pagando un'apposita imposta ed evitando ogni forma di proselitismo

 

Il secondo pilastro è la preghiera, per chiedere a Dio perdono e benedizione. La preghiera si recita in due modi ma sempre con il volto rivolto verso La Mecca:

in forma individuale, cinque volte al giorno al richiamo del muezzin, quasi isolato dal suono con un tappeto. In forma comunitaria in una mosche il venerdì a mezzogiorno. La preghiera ha lo scopo  di venerare Dio, non di chiedergli speciali benedizioni o favori

 

Il terzo pilastro è il Ramadam, un intero mese dedicato alle pratiche di religione, alla lettura e all'apprendimento della fede. E' proibito, dall'alba al tramonto, bere, mangiare e fumare nonchè avere rapporti sessuali (digiuno nàum). Il divieto non vale durante la notte. Il ramadam si conclude con una grandconquiste arabee festa, la "festa di rottura del digiuno".

 

Il quarto pilastro del credente è il pellegrinaggio  (hagg) alla Mecca, a patto che se ne abbia la possibilità materiale. Almeno una volta nella vita il pellegrinaggio si svolge in un'epoca precisa e secondo un rito minuzioso.

 

Il quinto pilastro è l'elemosina (zakàt) legale o di purificazione, equivalente ad un decimo del reddito. Era a carico dei fedeli benestanti per soccorrere gli indigenti, oggi viene versata nelle casse delle moschee a titolo volontario

 

A questi cinque pilastri alcuni musulmani ne aggiungono un sesto pilastro, la guerra santa, la Jihad, considerata l'equivalente della crociata cristiana.

Non è però solo la lotta contro gli infedeli, la Jihad è la lotta dell'uomo contro le proprie passioni e le cattive inclinazioni.

Il Corano contiene anche prescrizioni morali, giuridiche e sanitarie. Per esempio, è ammessa la poligamia fino a un massimo di quattro mogli; è proibito il consumo di bevande alcoliche e della carne suina per motivi igienici; sono severamente vietati i giochi d'azzardo, la frode e l'usura.

 

La formazione dell'Impero islamico - Gli Arabi alla conquista del mondo
I successori di Maometto, i califfi, cioè le massime guide spirituali e politiche degli islamici, diedero inizio alla «guerra santa» (jihad) per convertire i popoli infedeli, poiché dovere primo di ogni credente era la diffusione della nuova fede.
L'espansione araba fu spettacolare per la rapidità con cui si realizzò.

In poco meno di trent'anni, tra il 633 e il 661, le «sacre armate» islamiche conquistarono la Persia e larga parte dei territori bizantini (Siria, Palestina, Egitto, Libia). L'avanzata musulmana proseguì poi in Oriente fino al lago d'Aral, al Pamir e alle foci dell'Indo. In Occidente gli Arabi estesero il proprio dominio sull'Africa settentrionale fino allo stretto di Gibilterra. In seguito, con l'aiuto delle tribù berbere delle regioni nordafricane, passate all'islamismo, invasero la Spagna (711), sconfissero i Visigoti e conquistarono Granada, Siviglia, Cordova e Toledo.
Superati quindi i Pirenei, penetrarono in Francia e raggiunsero le rive della Loira, ma a Poitiers, nel 732, un secolo esatto dopo la morte di Maometto, i musulmani furono respinti dai cavalieri franchi guidati da Carlo Martello. Infine, muovendo dall'Africa settentrionale, attaccarono la Sicilia nell'827 e ne iniziarono la conquista, che verrà portata a termine nel 902 con la caduta di Taormina, ultima piazzaforte ancora bizantina.

Vari fattori resero possibile agli Arabi conquistare in così breve tempo un territorio tanto vasto.

Innanzi tutto, l'impiego della cavalleria, dall'impatto inarrestabile, contro eserciti che erano formati da soldati a piedi, in grande maggioranza mercenari. Bisogna ricordare poi che nelle regioni raggiunte dai Musulmani le masse popolari subivano vessazioni di ogni genere, mentre i ceti dominanti godevano di privilegi, compivano soprusi, sperperavano ricchezze; non avendo dunque nulla da perdere, i diseredati accolsero con favore l'arrivo delle armate islamiche, le cui file si ingrossavano di volontari via via che avanzavano in Oriente e nell'Africa mediterranea.
Gli Arabi, inoltre, si dimostravano tolleranti nei confronti dei vinti. Essi infatti erano troppo poco numerosi per poter imporre un rigido sistema di potere e per questo rispettavano la proprietà privata e le tradizioni locali, esigendo soltanto alcuni tributi, dai quali tuttavia venivano esentati coloro che si convertivano all'islamismo.
I territori occupati vennero organizzati in un unico impero, che ebbe come capitale Damasco.

Ben presto, però, il controllo di questo immenso dominio divenne sempre più difficoltoso. Il califfato da elettivo era divenuto ereditario e il mondo islamico iniziò a essere lacerato da lotte intestine per il potere.

Nel 750 fu rovesciata la dinastia regnante degli Omayyadi, i cui ultimi esponenti trovarono rifugio in Spagna dove fondarono un regno indipendente, l'Emirato di Cordova. La dinastia degli Abbasidi, sostituitasi agli Omayyadi al governo dell'Impero, spostò nel 762 la capitale a Baghdad, dove regnò fino al 1258, anno in cui i Mongoli occuparono la città e soppressero il califfato.
Il trasferimento della capitale nella parte orientale dell'Impero favorì le spinte autonomistiche soprattutto nelle regioni occidentali, dove si formarono altri emirati (principati) indipendenti sulla costa africana (Egitto, Tunisia, Marocco), governati da dinastie autonome da Baghdad.

In ogni modo, nonostante il frazionamento politico, l'unità culturale e religiosa del mondo islamico non venne mai meno.

 

L'Arabia dei beduini -Il commercio e la pastorizia
Le piogge portate dai monsoni e la felice posizione geografica dell'Arabia, tra la valle dell'Indo e quella del Nilo, avevano favorito, nella parte meridionale della penisola, lo sviluppo dell'agricoltura e del commercio.
L'attività mercantile era praticata prevalentemente dagli Yemeniti, che avevano tracciato per le loro carovane una pista che risaliva tutta l'Arabia, lungo la quale erano stati costruiti alcuni punti di sosta e due cittadelle: La Mecca e Yathrib.
La parte centro-settentrionale della penisola era invece abitata da pastori, i beduini (uomini del deserto), divisi in tribù, ognuna delle quali era guidata da un capo, lo sceicco.

Le tribù integravano le magre risorse dei pascoli compiendo razzie e taglieggiando i mercanti, ai quali, in cambio di regolari tributi, assicuravano la protezione sui trasporti. Unica legge dei beduini era una sorta di codice d'onore tribale, che imponeva di dare ospitalità perfino ai nemici, di essere leali e solidali con i compagni, di lavare nel sangue l'offesa arrecata a un membro della tribù.
 

Le carovane del deserto
Le grandi carovane si formavano prevalentemente in autunno. Migliaia di cammelli venivano caricati con le merci raccolte nei magazzini lungo le rive dell'Oceano Indiano e del Golfo Persico. Il carico medio di un cammello era di 100 chili, divisi in due some bilanciate di 50 chili l'una. Alcuni cammelli erano adibiti al trasporto di viveri.
Le scorte alimentari, oltre al latte degli animali, consistevano in carne essiccata, datteri, granaglie (che venivano macinate con mortai di pietra al momento dell'uso) e, prima della proibizione imposta da Maometto, in vino di ottima qualità, ricavato dalle oltre venti varietà di uva dell'Arabia meridionale. Il rifornimento idrico era assicurato dagli otri portati dai cammelli e dai pozzi disseminati lungo le piste.
I tempi di percorrenza della carovana, sui 2.000 chilometri dalI'Hadramauth a Petra, erano di circa due mesi: una media di 40 chilometri al giorno, comprese le soste nelle città carovaniere. Le carovane partivano a scaglioni, con intervalli di qualche giorno per permettere all'acqua dei pozzi di ritornare a livello.


La «poesia del distacco» - I lunghi percorsi ritmati dal passo del cammello fecero fiorire una vasta produzione poetica, la qasida, che in aramaico, la lingua usata dai carovanieri, significa poesia del distacco. Si tratta infatti di poemi di partenze, di nostalgie accresciute dal sapore amaro dei miraggi, di storie di mostri, di stelle, di lontani e irraggiungibili amori.
 

Maometto unifica un popolo disperso e diviso.
Ogni tribù dell'Arabia preislamica adorava propri idoli (animali, alberi, rocce), onorandoli con sacrifici rituali, corse sfrenate a cavallo, lanci di pietre. A queste forme di culto primitivo si accompagnavano la venerazione di Allah, considerato il Dio supremo da tutte le tribù. Ogni anno gli Arabi, per un periodo di quattro mesi, sospendevano le eventuali guerre per poter compiere il pellegrinaggio alla Mecca, la città santa. Qui, nella Kaaba, un tempio di forma cubica, era adorata la Pietra Nera, un meteorite che si riteneva fosse stato portato sulla Terra dall'arcangelo Gabriele e che si fosse annerito per aver assorbito i peccati degli uomini. Era venuto così formandosi, tra le diverse tribù, un legame di carattere religioso che dava loro la consapevolezza di appartenere a una stessa etnia, di costituire un unico popolo.
Ma l'unità politica e religiosa del mondo arabo fu raggiunta solo grazie all'opera e alla predicazione di Maometto (il Lodato), che seppe risvegliare negli Arabi il sentimento e l'orgoglio nazionale.

Aspetti della civiltà araba - L'apporto degli Arabi in campo economico
La civiltà araba iniziò a fiorire nel IX secolo. Essa fu il risultato della straordinaria capacità degli Arabi di rielaborare in modo originale il patrimonio scientifico, culturale e artistico dei diversi popoli con i quali erano venuti a contatto nel corso della loro espansione e dopo le grandi conquiste. L'esito fu una perfetta sintesi di elementi bizantini e orientali (persiani, indiani, cinesi).
Protagonisti indiscussi di questa «civiltà senza frontiere» furono i mercanti musulmani, che assunsero il controllo di tutte le arterie commerciali convergenti nel Vicino Oriente. Gli Arabi migliorarono gli impianti di irrigazione e introdussero nel bacino del Mediterraneo nuove varietà vegetali, come canna da zucchero, gelso, riso, canapa, cotone, albicocco, arancio, zafferano.

Si fecero tramite della circolazione di innovazioni tecniche e scientifiche: per esempio, diffusero in Occidente la tecnica della fabbricazione della carta che avevano appreso dai Cinesi. Raggiunsero inoltre importanti traguardi nella fusione dei metalli e nell'uso dei mulini a vento per la macinazione del grano. Notevoli progressi realizzarono anche nella lavorazione delle armi, che ebbe i suoi centri più importanti a Damasco e Toledo, degli oggetti cesellati, del legno intarsiaalhambra di granadato, del cuoio (celebre quello rosso del Marocco),del vetro colorato, dei tessuti, (broccati e damaschi), dei tappeti.
Dominatori dei mari, gli Arabi idearono nuovi strumenti per la navigazione e lo studio degli astri, costruirono navi veloci e sicure, attrezzarono i porti per il deposito delle merci e per facilitare le operazioni di attracco, di scarico e carico.
Gli apporti in campo scientifico, letterario e artistico
Agli Arabi si devono fondamentali progressi della matematica: inventarono l'algebra e la trigonometria, introdussero in Europa la numerazione decimale, che avevano appreso in India e che sostituì la numerazione romana, e il concetto di zero. Inoltre svilupparono gli studi e le ricerche di chimica, ottica, astronomia e medicina, creando una nuova «scienza» medica basata sulla somministrazione di erbe, sciroppi e pomate.
Anche nel campo della letteratura gli Arabi hanno lasciato un patrimonio originale, il cui capolavoro è rappresentato da Le mille e una notte, una vasta raccolta di leggende popolari. Essi istituirono in tutti i territori conquistati biblioteche e scuole a livello universitario, dove venivano coltivati soprattutto gli studi giuridici, filosofici e medici. Agli Arabi si deve la conservazione della cultura greco-ellenistica, il cui studio fu incoraggiato dai califfi e dagli emiri. A Cordova, per esempio, si trovava la più importante biblioteca del mondo occidentale; vi lavoravano migliaia di copisti e traduttori trovati e assoldati un poco dovunque da appositi inviati. Grazie al loro lavoro vennero accumulati nella biblioteca circa duecentomila manoscritti: testi in tutte le lingue, greci, latini, arabi, raccolti in ogni parte del Mediterraneo e poi copiati in molti esemplari.

La civiltà araba si manifestò in tutto il suo splendore anche nell'architettura e nell'urbanistica, come testimoniano i complessi monumentali dell'Alhambra di Granada, fiabesco palazzo dei regnanti della Spagna meridionale, dell'Alcazar di Siviglia, la residenza reale fortificata, della Moschea di Cordova, e i bellissimi edifici, cupole, minareti, palazzi, fontane e giardini che conferiscono un aspetto inconfondibile alle città arabe.