Napoleone Bonaparte | ||
Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821 -
Il 22 settembre 1784 l'ispettore militare Reynaud des Monts concesse a Napoleone Bonaparte, allora quindicenne, l'ammissione alla Regia Scuola Militare di Parigi, fondata da Luigi XV su consiglio di Madame de Pompadour, dove giunse nella sera del successivo 21 ottobre, partito 4 giorni prima, il 17.
Nel 1785 tentò di passare in Marina, ma in
seguito all'annullamento degli esami d'ammissione di quell'anno, passò in
artiglieria, desideroso di abbandonare gli studi al più presto e dedicarsi alla
carriera militare. Alloggiava in una mansarda. Fra i suoi insegnanti figurava Gaspard Monge, creatore della geometria descrittiva. In quei tempi si innamorò prima di Caroline, figlia di Anna du Colombier ed in seguito di Luoise-Marie-Adelaide de Saint-Germain, in entrambi i casi venne rifiutato. La sua prima relazione fu con una prostituta.
Nel 1787 tornò a Parigi, poi viaggiò
in Corsica e infine raggiunse il reggimento ad Auxonne.
Il capitano Bonaparte all'assedio di Tolone. Nel frattempo in Corsica infuriava la guerra civile scoppiata appunto nel 1793. Già dal 1792 gli eccessi rivoluzionari e l'instaurazione del "Terrore" avevano spinto l'eroe nazionale dell'indipendenza corsa, Pasquale Paoli (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere la lotta per l'indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla Convenzione Nazionale il 2 aprile 1792, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile, appellandosi direttamente a tutta la popolazione còrsa affinché difendesse la propria patria e i propri diritti.
La famiglia Buonaparte, che pure aveva
sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di
Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli
alla battaglia di Ponte Nuovo contro i francesi), scelse però la causa francese. Il 12 settembre 1793 giunse al quartiere generale di Cartaux. In sei settimane riorganizzò le forze per l'assedio alla città, preparò 100 pezzi di grosso calibro e raccolse vari ufficiali competenti. Con l'appoggio di Gasparin, uno dei tre commissari a Tolone, riuscì ad avere il controllo dell'artiglieria d'assedio, intanto divenne capo di battaglione, il 19 ottobre.
A Cartaux successe Doppet e poi il capace generale Jacques François
Dugommier, conobbe Andoche Junot che poi farà governatore di Parigi, il 1
dicembre viene nominato dal generale Dugommier aiutante generale. Riuscì a
conquistare il forte dell'Eguillette, chiamato la piccola Gibilterra, e dopo gli
altri forti nel dicembre 1793, liberò il porto di Tolone dai monarchici e dalle
truppe inglesi che li appoggiavano; fu il suo primo clamoroso e avventuroso
successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata il 22
dicembre 1793 e l'attenzione del futuro membro del Direttorio Paul Barras, che lo
aiuterà poi nella successiva scalata al potere. La sua amicizia con Augustin
Robespierre, fratello di Maximilien, prima lo liberò dagli arresti in casa
cui era costretto nel 1794 poi lo fece cadere in disgrazia all'indomani del 9
termidoro e la conseguente fine del Terrore. Venne arrestato con le accuse di
spionaggio e poi liberato. Le sue avventure galanti lo portano a sedurre
Louise Gauthier, moglie di un deputato e a fidanzarsi, il 21 aprile 1795 con
Désirée Clary.
Questi
successi affascinarono anche il grande compositore Ludwig Van Beethoven, che
inizialmente dedicò al giovane generale repubblicano la sinfonia n. 3,
l'"Eroica", ma successivamente stracciò la dedica, indignato dal fatto che
Napoleone si fosse proclamato imperatore. Con l'armistizio di Cherasco, Napoleone costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni, ratificate con la Pace di Parigi (15 maggio), che assegnava alla Francia sia la Savoia che la contea di Nizza. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella battaglia al Ponte di Lodi e il 14 maggio dello stesso anno entrò a Milano.
Napoleone dirige l'armata d'Italia alla
battaglia di Castiglione.
Fu, quella di Castiglione delle Stiviere, la prima
grande battaglia direttamente condotta da Napoleone, il quale dimostrò il suo
genio tattico ribaltando a proprio favore una situazione che pareva compromessa
e conquistando la prima importante vittoria della sua carriera militare. Sebbene
non definitiva, la sconfitta fu pesante per l'esercito austriaco che,
riorganizzato e rinforzato da nuovi reparti, venne in seguito battuto a Bassano,
Arcole e, infine, a Rivoli, prima battaglia d'annientamento della carriera di
Napoleone.
Le forze austriache, comandate dall'arciduca Carlo d'Austria, intimorite dalla
rapida marcia di Napoleone verso Vienna, dovettero accettare una tregua, che si
concretizzò nel trattato di Campoformio, il 17 ottobre 1797. Oltre
all'indipendenza delle nuove repubbliche formatesi, la Francia acquisiva i Paesi
Bassi e la riva sinistra del Reno, gli austriaci inglobavano i territori della
Repubblica di Venezia. Terminava così, con una secca sconfitta dell'Austria, la
campagna d'Italia.
Napoleone aveva da anni accarezzato l'idea di una campagna in oriente, sognando
di seguire le orme di Alessandro Magno.
Giunto a Parigi, egli riunì i cospiratori decisi a rovesciare il Direttorio. Dalla sua si schierarono il fratello maggiore Giuseppe e soprattutto il fratello Luciano, allora presidente del Consiglio dei Cinquecento, che con il Consiglio degli Anziani costituiva il potere legislativo della repubblica. Dalla sua Napoleone riuscì ad avere il membro del Direttorio Roger Ducos e soprattutto Emmanuel Joseph Sieyès, il celebre autore dell'opuscolo "Che cosa è il Terzo Stato?" e ideologo di punta della borghesia rivoluzionaria. Inoltre, dalla sua si schierò l'astutissimo ministro degli esteri Talleyrand e il ministro della polizia Joseph Fouché. Paul Barras, il membro più influente del Direttorio dopo Sieyès, conscio delle capacità di Napoleone, accettò di farsi da parte. Fatta trapelare la falsa notizia di un complotto realista per rovesciare la repubblica, Napoleone riuscì a far votare al Consiglio degli Anziani e al Consiglio dei Cinquecento una risoluzione che trasferisse le due Camere il 18 brumaio (9 novembre) fuori Parigi, a Saint-Cloud; Napoleone fu nominato comandante in capo di tutte le forze armate. Ciò fu fatto per evitare che durante il colpo di Stato qualche deputato potesse sollevare i cittadini parigini per difendere la Repubblica dal tentativo di Napoleone. L'intenzione di Napoleone era quella di portare le due Camere a votare autonomamente il loro scioglimento e la cessione dei poteri nelle sue mani. Non fu così: il Consiglio degli Anziani rimase freddo al discorso pasticciato di Napoleone per far pressione su di esso, mentre quando Napoleone entrò nella sala del Consiglio dei Cinquecento i deputati gli si lanciarono contro chiedendo di votare per rendere Bonaparte fuorilegge (cosa che voleva significare l'arresto e la ghigliottina). Nel momento in cui sembrava che il colpo di Stato fosse prossimo alla catastrofe, a soccorrere Napoleone giunse il fratello Luciano, che nelle vesti di presidente dei Cinquecento uscì dalla sala e arringò le truppe schierate all'esterno, ordinando che disperdessero i deputati contrari al fratello. Memorabile il momento in cui puntò la sua spada al collo di Napoleone e dichiarò: «Non esiterei un attimo a uccidere mio fratello se sapessi che costui stesse attentando alla libertà della Francia». Le truppe, in gran parte veterani delle campagne di Napoleone, al comando del cognato di quest'ultimo, il generale Victor Emanuel Leclerc e del futuro cognato Gioacchino Murat, entrarono con le baionette innestate e dispersero i deputati. In serata, le Camere venivano sciolte e fu votato il decreto che assegnava i pieni poteri a tre consoli: Roger Ducos, Sieyès e Napoleone.
Il consolato Cinto dal prestigio di una pace vittoriosa, Napoleone si accinse allora a rafforzare il proprio potere all'interno della Francia. Già sicuro dell'appoggio dell'Esercito, della Polizia e della Burocrazia, egli si adoperava a legare tutti gli ambienti conservatori, dal Clero Cattolico ai nuovi proprietari terrieri facendo loro dimenticare ogni nostalgia legittimista. Nel campo Religioso, liquidò la politica Ecclesiastica della Rivoluzione con un concordato con la Santa Sede (1801), che riconosceva il Cattolicesimo come la Religione della maggioranza dei Francesi, sconfessava il Clero Costituzionale e ribadiva, contro i princìpi Giansenisti la dipendenza dal Papa del Clero Francese.
In cambio, il Papa Pio VII (1800-1823) iniziava a rivendicare i beni Ecclesiastici incamerati dalla Rivoluzione rassicurando i nuovi proprietari ed accettava che i Vescovi ed i Parroci fossero nominato dallo Stato come al tempo dell'Ancien Régime, mediante la 'presentazione' di candidati da parte del Governo. Il Bonaparte si affrettava a ribadire la dipendenza del Clero dal Governo mediante i famosi Articoli Organici per cui gli Ecclesiastici venivano assoggettati ad un rigoroso controllo Statale.
Durante il consolato Napoleone realizzò una profonda riforma amministrativa
dello stato, attraverso la creazione di una burocrazia di funzionari fedeli,
provenienti da un nuovo tipo di scuola superiore, i Licei. Una delle più
importanti riforme realizzate da Napoleone in questo periodo fu l'approvazione
del codice civile (1804) che riordinava le leggi secondo i principi della
Costituzione. Infatti questo codice riconosceva l'uguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge, i diritti civili (di stampa, di coscienza, di lavoro) e il
diritto alla proprietà. Nel codice napoleonico erano presenti anche altri aspetti negativi, legati al carattere autoritario del regime napoleonico, quali il divieto di organizzazione sindacale da parte dei lavoratori e il principio di autorità del marito sulla moglie all'interno della famiglia. In Campo Fiscale Napoleone mirò a favorire i ceti abbienti per guadagnarsene l'appoggio alleviando le imposte dirette che la Rivoluzione aveva fatto gravare sul carico fiscale dei ricchi ed aumentando invece le imposte indirette gravanti sul popolo come al tempo della Monarchia Assoluta. Anche la sua politica doganale si orientò daccapo verso il protezionismo dell'Ancien Régime, onde accontentare gli industriali Francesi. Napoleone riuscì a garantire allo Stato introiti regolari che assicuravano la stabilità del bilancio. Per dimostrare la sua volontà di pacificazione, Bonaparte permise a tutti coloro che erano emigrati o erano stati allontanati dalla Francia di ritornare in patria, purché giurassero fedeltà al nuovo governo. Nel campo scolastico fu abbandonata la Politica Democratica della Rivoluzione imperniata sulla Scuola Elementare gratuita e obbligatoria. Mentre lo Stato abbandonava la Scuola Elementare al Clero ed ai Comuni concentrava le proprie cure sulle scuole destinate ai figli della Borghesia le quali potevano fornire al Governo il personale Burocratico necessario cioè sui licei e sulle Università. Studenti ed insegnanti erano sottoposti ad un rigoroso controllo del Ministero degli Interni.
Dal consolato all'impero Benché amasse presentarsi come il restauratore dell'ordine, Napoleone, fu tuttavia il primo a sconvolgere l'ordine da lui steso creato, con la sua insaziabile ambizione. La Costituzione dell'Anno VIII fu violata, per consentirgli di farsi Primo Console a vita. Sanzionato ciò da un plebiscito organizzato dalla Polizia del Fouchè, si procedette ad un ennesimo rimaneggiamento della Costituzione (Costituzione dell'Anno X). Era chiaro ormai che il Corso mirava ad abbattere le istituzioni Repubblicane e trasformarsi in Monarca della Francia. Ciò irritava i Partigiani dei Borboni che si erano illusi sulle intenzioni di Napoleone credendo che volesse restaurare l'Antica Dinastia. Ma irritava altresì i Repubblicani quali il Moreau ed il Carnot. La Polizia del Fouchè tuttavia asserì di avere scoperto una congiura realista in cui riuscì a coinvolgere anche il Moreau. Le truppe Francesi violarono il territorio del Baden e vi arrestarono un pronipote del Condè, il Duca di Enghien che venne fucilato sotto l'accusa, forse infondata, di trama contro il Primo Console. Sfruttando allora la paura che queste trame avevano sparso nella Borghesia Repubblicana, Napoleone dichiarò che per salvare il Regime delle mani dei Cospiratori occorreva rinforzalo. E nel Maggio 1804 il Senato affidava il Governo della Repubblica ad un Imperatore dei Francesi, ereditario, nella persona del Bonaparte che si intitolava Napoleone I. Uno dei soliti plebisciti popolari sanzionava il fatto compiuto e lo stesso Pontefice Pio VII si recava a Parigi ad incoronare solennemente l'Imperatore in Notrèdame.
Con
il passaggio dal consolato alla monarchia ereditaria la Francia perse ogni
parvenza di repubblica e di democrazia. Le assemblee legislative e i ministri
divennero dei semplici strumenti delle decisioni personali di Napoleone, regioni
e dipartimenti della Francia furono privati di ogni autonomia amministrativa.
Per certi aspetti la Francia durante l'età imperiale di Napoleone era molto
simile a quella dell'ancien régime: dalla repubblica si era passati a una
monarchia di tipo assolutistico; la famiglia Bonaparte aveva allacciato alleanze
con i sovrani europei per mezzo di una politica di matrimoni, allo scopo di
rafforzare la dinastia. Napoleone, inoltre, aveva richiamato in patria numerosi
aristocratici che avevano lasciato la Francia in seguito alla rivoluzione ai
quali vennero restituite le proprietà confiscate.
La guerra, anche se combattuta al di fuori delle frontiere nazionali, comportava - oltre che gloria militare - feriti, morti, campagne devastate e città in rovina. Affinchè il resto del Continente rispettasse la Francia bisognava sconfiggere e sottomettere le Grandi Monarchie Assolute, ed isolare l'Inghilterra, che grazie al dominio dei mari - consolidato dalla vittoria dell'Ammiraglio Nelson sulla flotta Franco Spagnola a Trafalgar nel 1805 - impediva l'esportazione dei prodotti Francesi. Dapprima, con le folgoranti vittorie di Austerlitz (1805), Jena (1806) e Wagram (1809) sembrò che i piani di Napoleone si realizzassero. Ma l'intenso sforzo militare causava al Paese seri danni economici e forti perdite umane, calcolate in più di mezzo milione di morti.
Nel 1812, dopo aver sconfitto ripetutamente le coalizioni nemiche, Napoleone era
giunto al culmine della sua potenza perché dominava su gran parte dell'Europa
continentale, dalla Spagna alla Polonia, dall'Italia alla Germania.
Austria e Prussia, che erano
state due delle maggiori avversarie di Napoleone nelle coalizioni antifrancesi,
avevano perduto ampi territori nazionali e di fatto erano diventate succubi
della politica napoleonica. L'alleanza tra Francia e Austria era stata
suggellata dal matrimonio tra l'imperatore francese e Maria Luisa d'Asburgo,
figlia dell'imperatore austriaco.
Napoleone riuscì a mantenersi a capo della Nazione per 100 Giorni; poi la sconfitta subita a Waterloo il 18/06/1815 contro le truppe Inglesi e Prussiane guidate dal Generale Britannico Wellington, troncò definitivamente la sua carriera. Ancora una volta rinunciò al Trono, il 22 Giugno, e salpò per l'esilio nell'Isoletta Oceanica di Sant'Elena, dove morì (forse avvelenato) il 5 Maggio 1821.
Congresso di Vienna Le 4 Potenze che avevano sconfitto Napoleone (Inghilterra, Prussia, Russia, Austria) più la Nuova Francia di Luigi XVIII tentarono di accordarsi e ricondurre l'equilibrio delle Forze in Europa nell'alveo dei princìpi di legittimità. I vari Regni dovevano tornare alle antiche Dinastie conservando i loro Domini storici. Le idee della Rivoluzione andavano radicalmente estirpate per sempre; quello che era successo in Francia sarebbe stato solo una triste testimonianza degli eccessi a cui le masse popolari possano spingersi se non più guidate dai sacri principi della tradizione e dal rispetto dei propri Sovrani, come era avvenuto sotto l'Ancien Régime. Riunitisi a Vienna, i plenipotenziari dei vincitori imposero la Restaurazione delle forme tradizionali della vita politica e sociale, condannando le idee dell'Illuminismo come frutto perverso della Massoneria. Anima del congresso che si tenne fra il Settembre 1814 ed il Giugno 1815 fu l'abilissimo Cancelliere Austriaco Metternich, colui che in pratica elaborò tutte le clausole della nuova realtà politica sintetizzandole in 121 Articoli. Va sottolineato il ruolo degli altri due protagonisti: Castlereagh, Ministro degli Esteri Britannico, il quale desiderava accattivarsi la Francia e limitare l'influenza Russa, e lo Zar Alessandro I di Russia, il cui esercito aveva partecipato attivamente alla sconfitta di Napoleone. Salito al Trono dopo la scomparsa del padre Paolo I, strangolato nel 1801 da una congiura di Palazzo, Alessandro era convinto che Dio lo avesse destinato a salvare il Mondo e che la pace avrebbe dovuto fondarsi sui principi del Cristianesimo. Al Congresso di Vienna si radunarono più di 200 Diplomatici inviati dalle Nazioni Europee, dai Principati Italiani, dalle Libere Città Tedesche, dai Cavalieri Teutonici, dai Cavalieri di Malta e da tante altre associazioni che ambivano, facendo valere i loro diritti storici, ad avere un ruolo nell'assetto internazionale che si andava forgiando. I Palazzi Aristocratici organizzavano per loro fastosi ricevimenti e lo stesso Ludwig van Beethoven, con la prima dell'Opera Fidelio, mise la sua musica al servizio del Nuovo Ordine. Al di là di queste frivolezze le sessioni plenarie del Congresso finirono per riplasmare la mappa dell'Europa. Una serie di Comitati affrontarono problemi come la navigazione dei grandi fiumi o il commercio degli schiavi e le Deliberazioni di Vienna avrebbero condizionato la politica Continentale per parecchi anni. Eccole in sintesi:
Esistono diverse versioni sulla data di 'conclusione' di un fenomeno politico e sociale come è stato quello della Rivoluzione Francese: qui abbiamo scelto come punto ultimo il Congresso di Vienna che, probabilmente, segna la fine (momentanea) del sogno della Rivoluzione. Dopo questo Congresso infatti, nel Panorama Francese come in quello Europeo, rientrarono al potere le Antiche Dinastie (il ritorno dell'Ancien Régime) che cercarono di "far passare" il Periodo Rivoluzionario come un periodo di collettiva pazzia, da dimenticare al più presto e da aborrire totalmente. Ma, le idee Rivoluzionarie erano state lanciate e finalmente avevano trovato sbocco in manifestazioni che avevano provato la forza di uno Stato unito contro i propri Governanti. Dopo la Presa della Bastiglia, tutte le anime Rivoluzionarie avevano avuto un modello a cui ispirarsi; e se prima tutti consideravano le cause di una Rivoluzione come perse in partenza, ora avevano la prova che in realtà non era proprio così, che qualche Rivoluzione poteva davvero attuarsi e non era una sola utopia irraggiungibile.
Inoltre la rivoluzione francese e
l'epoca napoleonica avevano prodotto in Francia e in Europa cambiamenti
politici, sociali e culturali assai profondi che i sovrani europei non
riusciranno a cancellare e che costituiranno le basi di partenza della storia
del XIX secolo.
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