La caduta di Costantinopoli e la ricerca di una via nuova per l'India
I commerci tra Europa e Oriente erano fiorenti fin dall'epoca romana.
Si comprava dall'Oriente soprattutto oro, spezie e zucchero.
Durante il basso medioevo i mercanti arabi avevano fatto da mediatori tra
l'India, la Cina e l'Europa, facendo la spola tra il golfo Persico e l'India con
le loro navi nell'Oceano Indiano. Per raggiungere i porti bizantini
trasportavano poi le merci a dorso di cammello attraverso il deserto arabico. I
Veneziani compravano tutta la merce: oro, seta, spezie e colla (gomma arabica) e
la rivendevano al resto d'Europa.
In tutto il 400 trovare una via per le Indie divenne il chiodo fisso di geografi
e navigatori. Gli umanisti avevano trovato il libro "Geografia" di Claudio
Tolomeo, autore greco del II secolo dopo Cristo. Questo libro descriveva le
rotte marittime usate ai suoi tempi per raggiungere le Canarie verso Ovest e per
raggiungere lo Sri Lanka, l'India e l'Indocina verso Est. Questo libro divenne
il manuale di tutti coloro che intendevano raggiungere l'India dopo aver
circumnavigato l'Africa. Intanto viene costruito un nuovo modello di nave: la
caravella, la quale adotta una velatura quadrata che sfrutta meglio la forza del
vento.
Dopo la caduta di Costantinopoli tutti i porti bizantini caddero nelle mani dei
Turchi Ottomani. I Veneziani continuarono a detenere il monopolio delle merci
con l'Europa, ma il prezzo era divenuto troppo alto.
Il rincaro delle merci provenienti dall'Oriente, causato dalla conquista di
Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani e dalla conseguente conquista dei
porti Bizantini nel Mediterraneo spingeva Portoghesi e Spagnoli a cercare nuove
vie per raggiungere le Indie.
I navigatori portoghesi
I navigatori portoghesi furono i primi a sperimentare una nuova rotta per le
Indie. Il re del Portogallo, Enrico il Navigatore, spinto dal bisogno di far
uscire il suo paese dalla povertà e dal desiderio di diffondere la fede
cristiana, spese tutte le risorse della corona per costruire una flotta di
caravelle tutta dedicata al raggiungimento delle Indie circumnavigando l'Africa.
Dopo un centinaio di spedizioni e decine di naufragi, finalmente...
* Nel 1487 Bartolomeo Diaz raggiunge il capo di Buona Speranza
L'8 giugno 1497 Vasco de Gama salpa dalla foce del fiume Tago con quattro navi e
170 uomini. La navigazione dura diversi mesi, ma finalmente, il 22 novembre
1498, il Capo di Buona Speranza è doppiato. I Portoghesi raggiungono l'India nel
maggio dello stesso anno approdando a Calicut. Vasco de Gama fu aiutato nella
sua impresa da navigatori africani. I marinai delle città stato dell'Africa
conoscevano le rotte e soprattutto erano al corrente dell'esistenza degli
alisei. Solo sfruttando questi venti periodici dell'Oceano Indiano era possibile
raggiungere le coste indiane.
* Nel
1522 Ferdinando Magellano effettua la prima circumnavigazione del globo.
Lisbona,
capitale del Portogallo, soppianta Venezia nel commercio delle spezie e
soppianta anche la mediazione araba. I Portoghesi sconfiggono le flotte arabe in
diverse battaglie e diventano i controllori della nuova rotta per le Indie.
Nuovi strumenti per navigare
L'astrolabio. E' uno strumento astronomico che permette di determinare la
latitudine misurando l'altezza della stella polare sull'orizzonte.
I portolani: mappe speciali per i navigatori che segnalavano, oltre alla
conformazione delle coste, la profondità dei fondali e la presenza di secche,
scogli e correnti.
Il timone di poppa mosso da una barra o da una ruota: questo permetteva di
dirigere più agevolmente lo scafo.
La vela quadrata permetteva di sfruttare meglio la forza del vento e rendeva la
navigazione più veloce. Infine furono costruite imbarcazioni adatte a sopportare
la navigazione oceanica: le caravelle e poi i galeoni.
Cristoforo Colombo
Fra i tanti che pensano ad una rotta occidentale per il raggiungimento delle
Indie è il navigatore Genovese Cristoforo Colombo. Egli navigava fin da
giovanissimo ed aveva acquisito una grande esperienza. Poiché il Mediterraneo
orientale era dominato dai Veneziani e proibito ai Genovesi, Colombo viveva tra
il Portogallo e la Spagna. Il re del Portogallo si rifiutò di finanziargli una
spedizione alla ricerca di una rotta occidentale per le Indie. La regina di
Castiglia, Isabella, moglie di Ferdinando d'Aragona, detto il Cattolico, accettò
di finanziargli la spedizione per raggiungere l'India navigando verso occidente.
Lo scopo dichiarato della missione: trovare l'oro e convertire i pagani.
Colombo salpò da Palos con tre caravelle e 90 uomini il 3 agosto 1492. Le tre
caravelle erano la Nina, la Pinta e la Santa Maria. Calcolava che la distanza
dalle Indie fosse di 4000 chilometri, ma noi ora sappiamo che la distanza tra le
coste spagnole e le coste cinesi, navigando verso ovest, è di sedicimila
chilometri
Il 12 ottobre del 1492 sbarcarono in un'isola delle Bahamas che fu battezzata
San Salvador.
La notizia della riuscita spedizione si diffuse rapidamente tra i geografi e i
naviganti europei, ma ben presto alcuni geografi compresero che le terre
raggiunte da Colombo non erano l'India, ma un nuovo continente situato tra
l'Europa e le Indie.
Nacque una gara tra i paesi europei per l'esplorazione delle nuove terre e lo
sfruttamento di esse. Nel 1497 i fratelli Caboto, navigatori italiani, guidarono
una spedizione inglese all'esplorazione delle coste settentrionali del nuovo
continente. Tra il 1499 e il 1502, finanziato dal Portogallo, Amerigo Vespucci
esplorò il Sud America e scrisse in un libro il resoconto del suo viaggio. Tale
libro ebbe una tale diffusione che il nuovo continente fu chiamato America (da
Amerigo) e non Colombia.
La circumnavigazione del globo
Ferdinando Magellano nel 1519 ricevette dal suo paese, il Portogallo, l'incarico
di raggiungere le isole Molucche, site vicino alle Filippine, navigando verso
Ovest.
Il resoconto dell'impresa fu compilato da Antonio Pigafetta, un italiano che lo
accompagnava nel viaggio. Magellano raggiunse il continente americano e ne
discese le coste atlantiche verso sud finché non scoprì e non riuscì a superare
il tempestoso stretto che porta il suo nome. Superato tale stretto con molte
fatiche e pericoli, si trovò in un mare talmente tranquillo che decise di
battezzarlo Oceano Pacifico.
Dopo tre mesi e venti giorni di navigazione verso ovest furono raggiunte le
isole Filippine. Magellano fu ucciso nelle filippine trovandosi in mezzo ad un
conflitto fra le tribù indigene. La spedizione fu proseguita dal secondo
ufficiale e nel 1521 le Molucche furono raggiunte e avvenne il ricongiungimento
con gli altri navigatori portoghesi che erano arrivati navigando verso est.
Questa era la prova concreta della sfericità della Terra.
Nel 1494 Spagnoli e Portoghesi sembrano ormai avviati alla conquista del mondo.
Per evitare una guerra tra le due grandi potenze marinare e cristiane esse
chiedono l'arbitrato del papa e dividono l'oceano atlantico lungo il
quarantasettesimo meridiano ovest (la raya). Le terre ad est di tale meridiano
apparterranno al Portogallo, quelle ad ovest alla Spagna.
Il Trattato di Tordesillas del 7 giugno 1494 divise il mondo extraeuropeo in un
duopolio Spagna-Portogallo lungo il 47 meridiano ovest. Le terre ad est di
questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle ad ovest alla Spagna.
Il Papa Giulio II sancì il trattato con una Bolla del 1506.
La Spagna guadagnò territori comprendenti tutte le Americhe. La parte più
orientale dell'odierno Brasile fu garantita al Portogallo. La linea si estendeva
in Asia, ma all'epoca misurazioni accurate della longitudine erano impossibili.
La linea non venne fatta rispettare rigorosamente. Non era chiaro dove questa
dovesse essere tracciata dall'altra parte del mondo. Entrambe le nazioni
sostenevano che le Molucche si trovassero nella loro metà. Col trattato di
Saragozza del 1529 si stabilì che le Molucche sarebbero appartenute al
Portogallo, mentre la Spagna avrebbe ricevuto un risarcimento in denaro.
Alle restanti nazioni europee che conducevano esplorazioni, fu negato l'accesso
alle nuove terre fino a quando esse non rigettarono l'autorità papale.
Conquistadores
Dalla Spagna partirono soldati, esploratori, avventurieri che portarono gran
parte delle Americhe sotto il dominio coloniale spagnolo.
I conquistadores invocavano il nome di Santiago Matamoros prima di scagliarsi in
battaglia contro i
nativi americani, lo stesso grido usato combattendo contro gli Arabi che
occupavano la Spagna prima della Reconquista. I conquistadores consideravano i
nativi americani senza diritti perché pagani. Le missioni cristiane spagnole
sono state accusate di avere l'obiettivo dell'occidentalizzazione forzata dei
nativi più docili e il genocidio dei nativi che opponevano resistenza.
La maggior parte dei conquistadores erano poveri, molti erano Hidalgos, piccoli
nobili in cerca di fortuna, privi di prospettive in Europa visto che le crociate
erano terminate e l'onore proibiva ai nobili il lavoro manuale.
Alcuni dei nativi americani venuti in contatto con gli Europei nei primi anni
del 1500 erano organizzati in stati evoluti, altri vivevano in tribù sparse su
vasti territori, come in Argentina o in Nord-America.
Quasi subito si evidenziarono contrasti e incomprensioni. L'esplorazione e la
conquista era portata avanti da soldati senza controllo e dai missionari
domenicani. Scopi dichiarati delle esplorazioni erano stati fin dall'inizio la
diffusione del cristianesimo e la ricerca di ricchezza.
Militarmente i conquistadores possedevano un notevole vantaggio sui nativi
grazie ai fucili e alle spade d'acciaio, ma gli indigeni erano fino a cento
volte più numerosi durante gli scontri. Molte popolazioni conoscevano la fusione
di alcuni metalli, ma usavano tale tecnica per la costruzione di oggetti
ornamentale e utensili. Gli Inca possedevano armi di rame, nettamente inferiori
alle armi d'acciaio degli Spagnoli. Anche gli elmi di ferro costituivano una
difesa eccezionale contro le pietre lanciate dai nemici. Contrariamente a quanto
si potrebbe pensare le armi da fuoco avevano soprattutto un effetto psicologico,
mentre invece le spade, i coltelli e le armature si dimostrarono molto più
micidiali. Dopo la vittoria, gli spagnoli decisero di mantenere le armi di ferro
fuori dalla portata degli indigeni.
I cavalli
permisero ai conquistadores di circondare le città e di lanciare rapidi attacchi
per ottenere cibi e vivande. I cani furono usati per scovare e attaccare gli
uomini nascosti nelle foreste.
Un altro grave flagello a danno degli indigeni fu costituito da malattie e
infezioni contro le quali essi non possedevano difese immunitarie: vaiolo,
difterite, morbillo. Tuttavia anche gli spagnoli furono decimati dalle malattie
tropicali a cui non erano abituati.
Il modo di fare guerra degli spagnoli era più cruento rispetto a quanto erano
abituati i nativi. Le armi di ferro e di acciaio producevano un maggiore
spargimento di sangue delle frecce. Inoltre i nativi non erano soliti uccidere i
nemici sul campo di battaglia, piuttosto li catturavano per poi sacrificarli.
I conquistadores più famosi furono Hernàa Cortez e Francisco Pizarro che
conquistarono gli imperi del Messico e del Perù. Erano a capo di un numero
esiguo di truppe però riuscirono abilmente a sfruttare gelosie e rivalità tra
gli indigeni e a procurarsi numerose alleanze.
Già fin dal 500 si è avuto un dibattito sulla moralità della conquista. Il frate
domenicano Bartolomeo de Las Casas difese i nativi americani contro gli abusi
dei conquistadores. La sua opera Brevísima relación de la destrucción de las
Indias (Brevissima relazione della distruzione delle Indie) ebbe come
conseguenza nel 1542 la promulgazione delle Leyes Nuevas in cui si cercava di
difendere i diritti dei primi abitanti del Nuovo Mondo.
Francisco Pizarro - Nel 1615 Felipe Guaman Poma de Ayala inviò una relazione di
1200 pagine, intitolata Primer nueva corónica y buen gobierno, al re di Spagna
Filippo II. Guaman Poma era un membro dell'antica nobiltà Inca che si
rammaricava negli anni della sua vecchiaia di aver aiutato i conquistadores e
desiderava informare il re di tutti i problemi che erano sorti. La sua cronaca
conteneva la storia dell'Impero Inca, della sua conquista e dei maltrattamenti
subiti dagli indigeni. Il libro però andò perduto fino al 1908, quando
ricomparve nella libreria privata della Casa reale di Danimarca.
Nel 1550 a Valladolid, durante un consiglio del re, furono discussi i diritti
umani dei popoli conquistati. Alcuni pensatori consideravano gli indigeni degli
schiavi naturali, barbari inumani , persone le cui magnifiche opere d'arte non
erano prova della loro civiltà perché anche le api e i ragni costruiscono opere
che gli uomini non possono neppure imitare.
Il frate domenicano Bartolomeo de Las Casas, portò al consiglio un'ampia
documentazione di prima mano, che si rivelò una delle più convincenti condanne
della crudeltà umana. La sua eloquente difesa dei nativi terminava con un
appello alle coscienze: "Tutti sono umani!"
Al re di Spagna non restò altro
rimedio che fermare la conquista finché queste accuse non fossero state
approfondite. Comunque diversi furono i conquistadores che manifestarono
pentimento e rimorsi di coscienza per lo sterminio effettuato a danno delle
popolazioni americane.
I Portoghesi e la tratta degli schiavi -
Lo sterminio degli indios fece mancare la forza lavoro necessaria per coltivare
le piantagioni degli Europei. I Portoghesi, circumnavigando l'Africa sulla via
delle Indie, possedevano molti porti frequentati anche da mercanti islamici.
Costoro vendevano armi, cavalli e stoffe e compravano oro e schiavi. I
Portoghesi cominciarono ad acquistare schiavi africani dagli islamici. Navi
appositamente attrezzate cominciarono a trasportare nel nuovo mondo centinaia di
migliaia di persone schiavizzate dando inizio ad uno dei fenomeni più vergognosi
della storia umana: la tratta degli schiavi.
La cacciata degli Ebrei Spagnoli
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Il 31 marzo 1492, subito dopo la conquista del regno di Granada, il re
Ferdinando il Cattolico firmò il decreto d'espulsione degli ebrei dalla Spagna.
Finiva la lunga era della convivencia tra ebrei, musulmani e cristiani. 150.000
ebrei furono costretti a rifugiarsi in Italia o nei paesi musulmani, in Francia,
in Germania, nei Paesi Bassi e in Inghilterra. La loro partenza impoverì la
Spagna, che non aveva una classe media, ma un ristretto numero di nobili e una
sterminata massa di contadini. La Spagna perse in un colpo solo artigiani,
commercianti, banchieri iniziando un declino economico che col tempo sarebbe
diventato irreversibile.
L'emigrazione degli Ebrei nelle nuove terre permise la formazione di una rete di
affari tra i paesi del nord e i paesi mediterranei che giovò allo sviluppo
dell'economia e della cultura.
Inizialmente gli Ebrei si asserragliavano volontariamente in quartieri
riservati. In seguito tali ghetti furono oggetto di numerose norme antiebraiche.
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