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L'Europa di fine 800 1866-1900

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Lo sviluppo della Germania -

Lo sviluppo della rete ferroviaria fu uno dei più importanti fattori dell'industrializzazione tedesca e contribuì moltissimo alla crescita complessiva

dell' economia.
Basterà qui solo ricordare alcuni dati: già nel 1846 ben 178.000 operai erano utilizzati in Germania nella costruzione delle ferrovie. Nel 1875 gli addetti erano saliti alla cifra record di 541.000, per scendere poi a 320.000 nel 1879.
Così la Germania, in soli trent'anni, fu in grado di costruire una rete ferroviaria di grande estensione: dai 4.822 km di ferrovie del 1850 si passò ai 33.866 km del 1880.
La regione della Ruhr, che nel 1870 già produceva 2,6 milioni di tonnellate di carbone, arrivò a produrne oltre 60 milioni nel 1900. Vi sorsero grandiose fabbriche, come le celebri acciaierie Krupp, tanto che la regione arrivò a produrre più di 8 milioni di tonnellate di ghisa.
La crescita dell'economia tedesca - L'economia tedesca poté inoltre avvantaggiarsi di un articolato sistema di trasporti: alla rete ferroviaria si aggiungeva infatti la navigazione sui grandi fiumi Reno ed Elba. Messi in collegamento da una fitta rete di canali, essi consentivano di effettuare trasporti a basso costo fino ai grandi porti del Nord.
Nel 1862 divenne cancelliere (cioè primo ministro) prussiano Otto von Bismarck, un uomo politico di notevoli Bismarckcapacità.
Otto von Bismarck (1815-1898) era esponente di una delle grandi famiglie dell'aristocrazia prussiana.

Nel 1847 fu deputato della destra nel parlamento prussiano e si oppose ai moti democratici della rivoluzione del 1848.

Nel 1862 divenne presidente del consiglio dei ministri della Prussia. Rafforzò l'esercito e impose gradualmente l'egemonia prussiana tra i tanti piccoli e grandi stati della Germania.

Fu, nel 1870-71, l'artefice dell'unità della Germania sotto l'egemonia della Prussia e dopo, fino al 1890, il suo primo Cancelliere.

Per i suoi metodi autoritari e l'inflessibile determinazione nel perseguire l'obiettivo di fare della Germania la potenza predominante in Europa, fu soprannominato "der eiserne Kanzler", il cancelliere di ferro.
L'idea della Germania unita nasce nella lotta comune contro l'imperatore francese Napoleone che, all'inizio dell'800, aveva occupato tutta la Germania. Ma questa prima idea di una Germania unita era accompagnata anche da richieste democratiche, inaccettabili per i governanti, che erano tutt'altro che democratici. Un primo tentativo di arrivare a uno stato democratico e unitario fallì nella rivoluzione del 1848.

Ma un po' alla volta l'unità divenne necessaria anche per liberare lo sviluppo economico, bloccato da troppi confini interni e troppe leggi diverse.
Solo la Prussia era attrezzata economicamente e militarmente per tentare l'unificazione. L'obiettivo fu realizzato quando trovò con Bismarck, l'uomo politico abile e senza troppi scrupoli che occorreva. Bismarck, aveva capito che una Germania unita veniva o "dal basso", cioè dal popolo con tutti i rischi che questo comportava (bisogna ricordarsi che Carlo Marx aveva già scritto il suo "Manifesto dei comunisti") o arrivava "dall'alto", cioè da qualcuno abbastanza forte da poter costringere gli altri stati ad aderire a questa "Germania unita". Chiaramente, voleva essere la Prussia la guida di questo nuovo stato. Ma come fare a convincere gli altri stati, tutti orgogliosi di essere indipendenti? Un altro problema era l'Austria: integrarla o lasciarla fuori dalla Germania?

La Prussia fece di tutto per provocare e rafforzare i contrasti con l'Austria, che, un po' alla volta fu emarginata. In questo modo la Prussia conquistava una posizione sempre più forte.

Poi fu risolto anche il problema della coesione degli stati: una guerra contro la Francia, il nemico numero uno..
Nello stesso tempo il cancelliere rafforzò ulteriormente l'esercito prussiano.
Un passo importante verso l'unificazione tedesca, fu la costituzione dell'unione doganale con la quale vennero eliminati i dazi doganali fra gli stati e resi più facili i commerci e gli scambi all'interno della Confederazione.


La guerra fra Prussia e Austria

Potenziato e ammesercito prussianoodernato  l'esercito, Bismarck giudicò che ormai i tempi fossero maturi per il definitivo scontro con l'Austria. Se fosse riuscito a estrometterla dalla Germania, nessuno più avrebbe impedito alla Prussia di diventare lo Stato guida della nazione tedesca.
Assicuratosi che Napoleone III sarebbe rimasto neutrale, la Prussia  nel 1866 dichiarò guerra all' Austria.

Poco prima dello scoppio del conflitto, Bismarck accolse l'alleanza italiana, ben contento di poter distogliere una buona parte delle forze imperiali nel fronte meridionale, rendendo in tal modo meno rischioso il compito delle forze armate. In Italia, nella metà del decennio, ci si era resi conto della volontà bismarckiana di esclusione dell'impero asburgico dalla Confederazione Tedesca e si decise di approfittare della preziosa potenza bellica prussiana per continuare la strada del processo di unificazione della penisola. Venne conclusa, pertanto, una singolare alleanza offensiva di limitata durata (tre mesi) nell'aprile 1866. Tra le clausole del patto di alleanza non venne prevista la cessione della Venezia-Giulia, poiché era un territorio appartenente alla Confederazione; una sua eventuale cessione all'Italia non sarebbe stata politicamente accettabile per i Principi tedeschi, che avrebbero potuto creare problemi di resistenza al progetto bismarckiano di unificazione del mondo germanico sotto l'egida della Prussia.
Dal punto di vista militare, la guerra contro l'Austria trova soluzione grazie alla vittoria prussiana a Sadowa, seguita dall'armistizio di Nikolsburg.
Con il conseguente trattato di Praga (23 agosto 1866) fu istituita una confederazione degli stati tedeschi a nord del fiume Meno che fu posta sotto la direzione prussiana.

Guglielmo I la presiedeva e Bismarck ne era il cancelliere; un'assemblea eletta a suffragio universale (il Reichstag), rappresentava il popolo, sebbene il cancelliere e il governo non fossero responsabili verso di essa, ma soltanto di fronte al re.

I ducati dello Schleswig e dell'Holstein insieme all'Hannover furono annessi direttamente alla Prussia, mentre gli stati meridionali della Germania si riunirono in una loro confederazione indipendente che era di fatto strettamente vincolata all'orbita prussiana, come dimostrò l'alleanza militare del 1866 nella quale fu sancito che, in caso di guerra, gli eserciti della confederazione indipendente sarebbero dovuti essere a disposizione del governo prussiano.
Nell'Impero asburgico, la sconfitta segnò l'inizio di un lungo periodo di decadenza. Nel tentativo di reagire alla crisi e di rafforzare le strutture interne, nel 1867 l'imperatore Francesco Giuseppe compì una riforma costituzionale (l'Ausgleich) con cui concedeva larga autonomia all'Ungheria e proclamava la parità tra l'etnia tedesca e quella ungherese, la più forte e la più combattiva delle nazionalità che componevano l'impero, ma ormai la monarchia asburgica che, da quel momento, prese il nome di Impero austro-ungarico, era avviata ad una lenta agonia.
Il Regno d'Italia, da poco costituitosi, alleandosi con la Prussia (Terza guerra di indipendenza italiana), aspirava all'annessione del Veneto; il Veneto sarà ottenuto dalle mani di Napoleone III, a cui l'Austria, che non si riteneva vinta dagli Italiani - sconfitti per terra a Custoza e per mare a Lissa - lo cederà, e che a sua volta lo passerà all'Italia.

 

La guerra con la Francia

La rapida espansione della Prussia aveva però turbato l'equilibrio fra le potenze europee; anche Napoleone III cominciò a tEuropa 1870emere un vicino rivelatosi troppo ambizioso e potente.

La crisi precipitò quando il trono vacante di Spagna fu offerto a Leopoldo di Hohenzollern. L'iniziale accettazione di questi (23 giugno 1870) scatenò in Francia violenti attacchi antiprussiani; dopo convulse trattative gli Hohenzollern cedettero, ma l'euforia spinse Napoleone III a pretendere garanzie di rinuncia per il futuro.

L'assurda richiesta e la secca reazione di Guglielmo I, rese note a Bismarck e da questi pubblicate con grande scalpore (Telegramma di Ems), suscitarono indignazione sia in Francia sia in Germania.

La dichiarazione di guerra della Francia, ancorché il Paese fosse impreparato ad affrontare la Prussia e gli altri Stati tedeschi, non si fece attendere (19 luglio 1870).

I due eserciti si equivalevano sostanzialmente per armamento (migliore quello leggero delle truppe francesi, che disponevano di fucili Chassepot; più efficace l'artiglieria tedesca), ma l'esercito prussiano era di gran lunga meglio organizzato: la mobilitazione e il trasporto ferroviario al fronte di 460.000 soldati (740.000 riservisti erano stati intanto chiamati alle armi) si compirono in meno di venti giorni, mentre i Francesi poterono inviare nei teatri di operazione soltanto 270.000 militari dei 400.000 disponibili. Tale mobilità giocò in favore di Moltke anche nelle azioni di guerra.

Fallito il primo tentativo francese di isolare la Prussia dagli Stati del Sud, il 4 agosto, dopo aver distrutto una divisione francese a Wissenburg, i Prussiani vinsero l'esercito di Mac Mahon (battaglia di Wœrth), che dovette ripiegare verso Châlons-sur-Marne; fra il 14 e il 18 agosto si svolsero diversi scontri nei pressi di Metz con le forze del maresciallo Bazaine; questi si arroccò a Metz con i suoi 200.000 uomini, dove si arrese il 27 ottobre.

Indecisione e contrordini, tra l'obiettivo urgente di proteggere Parigi e quello più prestigioso di sbloccare Metz, costrinsero l'armata di Mac Mahon nella sfavorevole posizione di Sedan, dove avvenne l'urto decisivo con i Tedeschi (1º settembre): in una giornata e mezza 85.000 uomini e lo stesso Napoleone III caddero prigionieri. È difficile definire questa una guerra-lampo, come invece vantò Moltke; anzi, fu notevole lo strascico che essa ebbe, in uno sforzo di ricostruzione e di resistenza guidato dal Governo di Difesa Nazionale, che il 4 settembre aveva deposto Napoleone III.

La guerra popolare a oltranza, guidata dal repubblicano Gambetta permise a Parigi (assediata dal 17 settembre e da dove Gambetta fuggì in pallone per organizzare la resistenza) di non arrendersi fino al 28 gennaio 1871. L'armistizio fu esteso a tutta la Francia solo il 15 febbraio e la capitolazione siglata dal governo Thiers ebbe non poco peso nel provocare la rivoluzione della Comune di Parigi (18 marzo).

Bismarck, che si era insediato a Versailles mentre Parigi era assediata, dopo aver convocato separatamente i rappresentanti della Germania del Sud e averli convinti alla causa dell'unità, il 18 gennaio aveva proclamato – alla vigilia delle trattative che dopo una prima accettazione firmata il 26 febbraio portarono alla Pace di Francoforte del 10 maggio 1871 – la nascita del Reich. La Francia si impegnava a cedere l'Alsazia e la Lorena e a pagare un'ingente indennità, mentre le truppe tedesche sarebbero rimaste a presidiare il Paese vinto sino al 1873, a garanzia della riscossione concordata.
Questa guerra rafforzava da una parte i sentimenti nazionali, dall'altra parte serviva a far capire a tutti la forza militare che la Prussia nel frattempo aveva raggiunto. Così, vinta la guerra, tutti si piegarono alla Prussia. Il modo concreto della costituzione del nuovo stato è degno di essere raccontato perché costituiva una provocazione senza precedenti nei confronti della Francia che la umiliava profondamente: la cerimonia ufficiale della costituzione della nuova Germania fu celebrata, quando le truppe tedesche avevano occupato Parigi, nella sala più prestigiosa del palazzo reale di Versailles, centro e simbolo della monarchia francese. Una umiliazione che i francesi non si dimenticavano certamente e che contribuì a cimentare la "storica" inimicizia tra i due popoli fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

L'insurrezione di Parigi provocò la caduta della monarchia di Napoleone III e la  proclamazione della repubblica.

 

La Comune di Parigi
A Parigi, non appena le truppe prussiane abbandonarono la città, scoppiò un'insurrezione popolare. Il governo allora lasciò la città e si trasferì a Bordeaux. Gli insorti diedero vita al movimento detto della Comune e presero il governo della città.Comune di Parigi

Vennero adottati radicali provvedimenti in campo amministrativo ed economico, come la soppressione dell' esercito permanente e della polizia, la confisca dei beni della Chiesa, la gestione popolare di alcune fabbriche. Così, per la prima volta nella storia d'Europa, venne realizzato un governo socialista e proletario.
Parigi era già allora una città industrializzata con una numerosa classe operaia. Tuttavia era circondata da importanti regioni agricole, assai più tradizionaliste e conservatrici, che non si sentirono coinvolte dalla sollevazione. La Comune rimase perciò circoscritta alla sola città di Parigi. I gruppi moderati e la borghesia furono molto preoccupati da questo esperimento di socialismo radicale, che rievocava ai loro occhi i fantasmi della Rivoluzione. Di conseguenza il governo di Bordeaux inviò contro Parigi l'esercito, che assediò la città.
Alla fine, la Comune dovette arrendersi: la capitale venne conquistata dopo durissimi scontri che costarono la vita a oltre 20.000 parigini.7


Il nuovo impero germanico
Il nuovo impero germanico fu organizzato come Stato federale formato da 25 stati, ognuno con un proprio sovrano. Il governo imperiale era presieduto dal cancelliere, che non era responsabile di fronte al Parlamento, come avveniva in Inghilterra o in Francia, ma solo di fronte all'imperatore: ciò favorì il mantenimento di una politica conservatrice. La struttura federale consentì tuttavia notevoli differenziazioni fra la politica dell'impero e quella dei singoli Stati. Ad esempio, nel 1875 venne fondata in Germania la SPD (il Partito socialdemocratico tedesco). Pur molto combattuti dal governo imperiale, i socialdemocratici riuscirono ugImpero germanicoualmente a vincere le elezioni in alcuni Stati (ad esempio in Baviera) e in diverse città.
Nell'impero tedesco tuttavia furono gli junker prussiani a formare la classe dirigente. La società tedesca fu quindi modellata sulla base dei principi che caratterizzavano quell'aristocrazia di grandi proprietari, militaristi e conservatori: ordine, disciplina, gerarchia.
Tuttavia Bismarck cercò anche di frenare il crescente successo del movimento socialista con una politica di riforme sociali: introdusse l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, le pensioni per i lavoratori anziani, le scuole per i lavoratori.
Contemporaneamente, però, limitò la libertà di associazione e quella di stampa per ostacolare le organizzazioni dei lavoratori e i loro giornali.


La corsa agli armamenti
Allo scopo di impedire una possibile rivincita della Francia, Bismarck ricercò l'alleanza di altre nazioni europee. A tal fine egli concluse un trattato difensivo con l'Austria e poi con l'Italia, che fu chiamato Triplice Alleanza (1882). Le tre nazioni si impegnarono a entrare in guerra nel caso che una delle tre venisse attaccata da un altro paese. Pochi anni dopo egli sottoscrisse un altro patto (trattato di contro-assicurazione) con la Russia, in base al quale i due paesi si impegnavano a restare neutrali fra loro nel caso che uno dei due si fosse trovato coinvolto in una guerra con altri (1887).

Nel 1890 divenne imperatore Guglielmo Il, uomo vanitoso, impulsivo e ambizioso. Egli si affrettò a congedare Bismarck, che considerava troppo anziano e prudente, e annunciò una nuova politica di espansione mondiale dell'impero tedesco. Tale programma destò l'allarme delle altre nazioni: Inghilterra, Francia, Stati Uniti, Giappone. Tutte risposero al rafforzamento della Germania col potenziamento, a loro volta, dell' esercito e della marina da guerra. Iniziò così quella corsa agli armamenti che si sarebbe conclusa nel 1Dreyfus914 con lo scoppio della prima guerra mondiale.
Quella che seguì la caduta di Napoleone III e la sconfitta della Comune di Parigi, fu chiamata Terza Repubblica francese (la Prima era stata quella proclamata dalla Rivoluzione e la Seconda quella sorta dopo il 1848). Tale periodo fu segnato da forti contrasti fra la borghesia moderata e i partiti radicale e socialista.
In poco più di 40 anni si costituirono ben 50 governi, ognuno dei quali sosteneva una politica diversa. Vi furono anche dei tentativi di colpo di Stato da parte dell' esercito per imporre un governo conservatore e autoritario.
Nel 1894 le forti tensioni fra conservatori e democratici sfociarono nel cosiddetto affare Dreyfus. Alfred Dreyfus era un ufficiale francese, di origine ebrea, che venne processato per spionaggio a favore dei Tedeschi. Le prove della sua colpevolezza, in realtà ben poco consistenti, erano state "fabbricate" dalle autorità militari per evitare che un'inchiesta coinvolgesse i più alti gradi dell' esercito. Sul processo e sulla successiva condanna influì pesantemente il clima di antisemitismo che stava prendendo piede negli ambienti più reazionari dell'esercito e della politica.

Condannato alla deportazione, Dreyfus venne difeso dall' opinione pubblica democratica. Il grande romanziere Emile Zola scrisse un appassionato atto d'accusa contro le autorità. La polemica che ne seguì si chiuse, dopo anni, con la riabilitazione di Dreyfuss.
 

Ferro, vetro e acciaio: una nuova architettura
I continui progressi della tecnologia favorirono Io sviluppo di nuove e sempre più sofisticate forme di architettura: già a partire dagli inizi del XIX secolo vennero edificate costruzioni in ferro e vetro (tecnica utilizzata dapprima per la copertura di giardini botanici e successivamente per i padiglioni delle grandi esposizioni universali). Uno dei più significativi esempi è rappresentato, in Italia, dalla struttura che ricopre la galleria Vittorio Emanuele nel centro di Milano, opera dell'architetto Giuseppe Mengoni (1829-77).
Interamente costruita in acciaio è invece la Torre Eiffel, divenuta il simbolo stesso della città di Parigi. Progettata dall'architetto Gustave Eiffel (da cui prese il nome), questa monumentale opera venne inaugurata in occasione dell'Esposizione Universale del 1889). Costituita da 15.000 pezzi d'acciaio, essa raggiunge un peso di circa 7.400 tonnellate e un'altezza di 320 metri, mentre i lati della sua base misurano circa 125 metri. Manhattan 1909Il ponte di Manhattan, a New York, la cui costruzione venne completata agli inizi del XX secolo, è sostenuto da quattro cavi che poggiano su due grosse torri in acciaio, il ponte raggiunge la lunghezza complessiva di 887 metri.
 

L'antisemitismo

Per tutta l'età medioevale e moderna quella dei nuclei di ebrei residenti nei vari paesi d'Europa fu spesso una situazione estremamente difficile. Vivendo come minoranze all'interno di società e di ambienti poco tolleranti, soprattutto sul piano religioso, essi furono spesso discriminati, considerati cittadini con diritti limitati, costretti a risiedere solo in appositi quartieri (i ghetti).
L'uguaglianza dei diritti civili e politici degli ebrei venne riconosciuta per la prima volta nella Dichiarazione dei diritti americana del 1776 e poi in quella francese del 1789. Successivamente gli ebrei ottennero la piena parità dei diritti nel corso dell'Ottocento in quasi tutta l'Europa occidentale: nel 1831 in Belgio, nel 1858 in Inghilterra, nel 1870 in Italia e nel 1871 in Germania.
Nell'impero russo e nell'Europa orientale, dove pure contavano fiorentissime comunità, gli ebrei continuarono a essere discriminati. Per ragioni di fanatismo religioso e di intolleranza verso ogni motivo di diversità, spesso furono anche perseguitati dalla popolazione contadina, talvolta con veri e propri massacri, i cosiddetti pogrom.. Soltanto dopo la rivoluzione russa del 1917 gli ebrei russi avrebbero ottenuto la parità dei diritti, peraltro non sempre rispettata nei fatti.

D'altra parte, man mano che gli ebrei ottenevano in tutta Europa il riconoscimento dei loro diritti, si diffondevano convinzioni ispirate all'antisemitismo. Era questa una dottrina che predicava l'avversione o addirittura l'odio verso gli ebrei (i "semiti"), sostenuta da una falsa e vergognosa propaganda razzista che affermava la superiorità di una pretesa razza bianca "ariana", destinata a dominare il mondo.
L'antisemitismo si diffuse soprattutto in Germania e in alcuni paesi dell'Europa orientale, ma ebbe anche sostenitori in Francia, come abbiamo visto nell'affare Dreyfus. Privo di qualsiasi fondamento scientifico, storico o logico, l'antisemitismo si basava solo sull'ignoranza e sul fanatismo religioso, nascondendo spesso solo il profondo senso di inferiorità o di invidia di chi lo professava.
In risposta alle discriminazioni dell'antisemitismo e al pogrom nacque fra gli ebrei il sionismo (da Sion, nome della parte più antica di Gerusalemme). Il sionismo fu un movimento politico-religioso sorto al fine di. costituire in Palestina, occupata dall'impero turco, una sede nazionale ebraica. Essa doveva consentire agli ebrei sparsi in tutto il mondo di ricongiungersi nella loro antica patria come popolo indipendente.
Ne fu accanito sostenitore Theodor Herzl, che riuscì a organizzare un Congresso internazionale a Basilea nel 1897. Nel 1915 avevano già raggiunto la Palestina ben 110.000 ebrei e l'Inghilterra affermò nel 1917 l'impegno del governo inglese di costituire in Palestina la sede nazionale del popolo ebraico: tuttavia ciò avvenne molto più tardi, nel 1948, e solo dopo le terribili persecuzioni subite dagli ebrei ad opera della Germania nazista.


Inghilterra vittoriana
In Inghilterra l'Ottocento fu caratterizzato dal lungo regno della regina Vittoria (1837-1901). regina VittoriaNell'età vittoriana (così fu chiamato quel periodo) la Gran Bretagna divenne la prima potenza mondiale. Il suo vastissimo impero coloniale si estendeva dal Canada, all' Africa, all'India, mentre la produzione industriale la collocava al primo posto in molti importanti settori economici.
Londra era la più popolosa città europea (con 3.600.000 abitanti nel 1878), un importante porto e la sede delle maggiori banche e compagnie di assicurazione mondiali.
In tali anni i due maggiori partiti, il Partito conservatore (Tory) e il Partito liberale (Whig), si alternarono al potere.
Nel frattempo si allargava il numero degli elettori, finché nel 1884 il diritto di voto fu esteso a tutti i cittadini maschi.


Irlanda
Un problema assai grave fu rappresentato dalla questione irlandese.
L'Irlanda era entrata a far parte del Regno Unito nel 1801; ma l'isola era in gran parte cattolica, mentre il governo era in mano ai protestanti di origine inglese. Gran parte delle terre migliori, inoltre, erano di proprietà dell' aristocrazia inglese, che vi risiedeva di rado e viveva di rendita in Inghilterra. Nel 1845-46 vi era stata una terribile carestia che aveva provocato la morte di centinaia di migliaia di Irlandesi e l'emigrazione di molti altri negli Stati Uniti.
Tutto ciò provocò la nascita di un movimento indipendentista che si opponeva al governo inglese, ai ricchi proprietari e ai loro amministratori. Dopo decenni di agitazioni e di lotte sanguinose, nel 1921 l'Irlanda divenne una repubblica indipendente, con l'esclusione della regione del nord (Ulster) che rimase all'Inghilterra.


Il declino dell'impero austro-ungarico
Appariva intanto in rapido declino l'impero austriaco. Sempre maggiori, infatti, erano le difficoltà che Vienna incontrava per far convivere regioni, paesi e popoli diversi per lingua, religione, economia, tradizioni. Anche dopo la perdita delle regioni italiane e di ogni influenza sulla Germania, all'interno dell'impero continuarono le tensioni. Così, nel 1867, l'imperatore Francesco Giuseppe I accettò di riconoscere all'Ungheria forti autonomie. Simili richieste da parte della Boemia, e dei diversi popoli slavi, invece, non vennero accolte suscitando forte malcontento. Inoltre restava fortissima l'aspirazione di Trento e Trieste di riunirsi all'Italia.


Il rinnovamento culturalerosso mal pelo
Agli impetuosi cambiamenti economici e culturali che si verificarono alla fine del 19° secolo si affiancarono profonde trasformazioni nel mondo culturale e artistico.
I risultati molto avanzati cui la scienza era giunta avevano messo in discussione le certezze su cui essa si fondava: la realtà risultava sempre più complessa e la scienza doveva rinunciare alla speranza di fornire una spiegazione a ogni problema.
Di fronte alle tensioni sociali prodotte dall'industrializzazione e allo sviluppo della società di massa dove l'unico valore sembrava essere il denaro, gli intellettuali assunsero atteggiamenti contrastanti.
Ostili all'esaltazione del benessere e del progresso tecnologico, alcuni poeti e scrittori (detti decadenti) fissarono la loro attenzione sulle incertezze dell'uomo e sulla sua solitudine nella grande città industriale.
Altri movimenti culturali e letterari importanti furono il positivismo, il realismo, il verismo. Il più importante rappresentante del verismo italiano fu Giovanni Verga, autore dei romanzi "I Malavoglia" e "Mastro don Gesualdo", e le novelle rusticane, tra cui ricordiamo "Rosso Malpelo", "Cavalleria Rusticana", "La roba", "La Lupa", "La libertà" ecc.