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  L'800 tra Industrializzazione e Socialismo home
 

 

Industria e società nel primo 1800
Nel XIX secolo si intensificano i progressi demografici iniziati in Europa nella seconda metà del 700.

La crescita non è omogenea, si ha una crescita soprattutto nei paesi dell’est Europa, nei paesi Scandinavi, in Gran Bretagna e in Germania mentre molto modesta è la crescita in Italia, in Spagna e in Francia.

L’aumento della popolazione è collegata all’emigrazione che dall’Europa sposta migliaia di individui verso le Americhe (Stati Uniti, Canada, Australia).
E' l’era della meccanizzazione, sia a livello di agricoltura, sia a livello di industria. A livello di industria c’è una grande differenza tra la Gran Bretagna, molto avanzata grazie alla rivoluzione industriale e tutti i paesi ad est del Continente.Locomotiva a vapore

Grande importanza ha anche la rivoluzione dei trasporti, nascono navi, motori, treni quindi ferrovie, costruzioni di strade e canali navigabili, è soprattutto l’età delle ferrovie.

Altra importante scoperta di questo periodo è il telegrafo: nascono le prime società telegrafiche vicino alle ferrovie, l’importanza delle ferrovie è notevolissima per lo sviluppo del mercato e le ferrovie sono collegate alle industrie siderurgiche e meccaniche.
Con lo sviluppo industriale si modifica il paesaggio rurale e quello urbano, inoltre cambia radicalmente la percezione delle distanza, perché la ferrovia dà l’idea che le distanze si avvicinino, appare vicino ciò che prima sembrava irraggiungibile.
Cambia anche il modo di pensare, cambiano i costumi, si crea una nuova idea del progresso.
Il forte e caotico inurbamento connesso alla nascita dell’industria modifica radicalmente il volto delle città: le diverse zone urbane si strutturano sulle basi di specifiche funzioni (industriale, amministrativo, commerciale) e i quartieri borghesi si separano nettamente da quelli operai, sempre più degradati.
Intorno al 1840 in Inghilterra e in Francia si conducono le prime inchieste sulle condizioni di vita delle classi lavoratrici e ci sono i primi tentativi di legislazione sociale per cercare di eliminare il peggior sfruttamento.
Nascono in Inghilterra e in Francia i sindacati, cooperative e movimenti politici, nasce il pensiero socialista.
Anche in campo economico abbiamo pensatori come Malthus che sosteneva che il prezzo è indipendente dalla quantità di lavoro, secondo Malthus l’assorbimento della produzione può essere assicurata solo con l’aumento dei salari, perché favoriscono la domanda. Infatti se tra i lavoratori si fosse diffusa una ricerca di migliori standard di vita: alimenti migliori, vestiario e alloggi più decorosi, tutto questo avrebbe impedito il ristagno dell’economia.
Malthus sosteMalthusneva inoltre che ogni tanto le guerre e le epidemie fanno bene, perché così fortunatamente il mondo si pulisce da solo, infatti con le epidemie muoiono in tanti e sono soprattutto i poveri, così si lascia spazio ai più ricchi. Inoltre bocciava il capitalismo perché prima o poi avrebbe portato a gravi crisi di sovrapproduzione.

La società industriale aveva un volto contraddittorio. Sembrava di essere entrati in un periodo di grande progresso. Sembrava che l'uomo, attraverso le innovazioni tecniche e scientifiche fosse in grado di superare anche i limiti imposti dalle leggi della natura. L'agricoltura progrediva al punto da assicurare a molte più persone la possibilità di nutrirsi.
Nello stesso tempo le macchine e l'automazione apparivano come una minaccia ai posti di lavoro operaio, mentre le fabbriche e i nuovi quartieri operai mutavano profondamente il modo di vivere degli operai. Molti avevano paura di un futuro dagli aspetti ignoti e preoccupanti.
L'orario di lavoro in fabbrica a noi oggi appare disumano: fino a 12, 14 ore giornaliere. Non esisteva il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il lavoro con le macchine non richiedeva specializzazione o esperienza o forza fisica: spesso in questo modo gli operai adulti erano sostituiti da donne e bambini, pagati meno e meglio controllabili.
Da ciò il LUDDISMO, violento movimento di protesta contro le macchine, che prese il nome dal tessitore Ned Ludd.

Secondo i luddisti le macchine erano alla base di tutti i loro guai. Le loro azioni di forza erano mirate alla distruzione delle macchine.
Le manifestazioni degli operai inglesi, non solo quelle dei luddisti, furono affrontate con estrema decisione dalle autorità, che spesso si servirono dell'esercito per disperdere i lavoratori che manifestavano le loro proteste in piazza.
Le proteste violente dei luddisti dimostravano chiaramente che il progresso tecnologico e lo sviluppo industriale avevano creato un diffuso malessere tra gli strati meno forti della società. L'insieme di tali disagi fu sintetizzato nell'espressione "questione sociale".
Intellettuali e politici si esercitarono nel pensare soluzioni che riducessero le sofferenza dei proletari senza per questo bloccare il progresso dell'industria. I malcontenti crescenti con l'aumento del numero degli operai rischiavano di esplodere in una rivoluzione dalle conseguenze imprevedibili. Nascono le prime organizzazioni operaie allo scopo di contrattare i salari e le condizioni di lavoro con i proprietari delle fabbriche.


Le prime organizzazioni operaie - Le società di mutuo soccorso
Le Società di Mutuo Soccorso ebbero un modello storico nei "collegia opificum" (associazioni di artigiani) della Roma antica, una forma di organizzazione proletaria che affrontava i disagi per malattie, invalidità, guerre, povertà e vecchiaia. Quando la società romana mutò assetto dividendo i cives (residenti dei grandi centri urbani) dai vici (residenti delle campagne e delle aree periferiche), ai collegi si affiancarono le corporazioni, le congregazioni, le università e le scuole. Queste spontanee associazioni ebbero successo fino alla nascita delle corporazioni medievali.

Le società di mutuo soccorso sono nate, alla fine del 1700, come associazioni volontarie per migliorare le condizioni materiali e morali dei lavoratori.
Tali società si fondavano sulla mutualità, sulla solidarietà ed erano strettamente legate al territorio in cui nascevano.
La spinta alla loro nascita venne da una progressiva presa di coscienza da parte delle masse lavoratrici delle proprie condizioni e della ricerca in se stesse della forza per migliorarle.
Le prime forme assistenziali trovarono largo spazio nell'ambiente caritativo ecclesiastico.
Diffusi erano, nel XVI secolo, gli ospedali, ricoveri, ospizi per pellegrini gestiti direttamente da religiosi in collaborazione con laici.
Il XVI secolo conobbe anche l'azione delle chiese riformate che costrinse molti monasteri alla chiusura e la beneficenza a laicizzarsi. Accanto all'azione delle chiese riformate si diffuse la teoria del diritto naturale del povero ad essere mantenuto dalla comunità. Una forte spinta in avanti venne data dalla crescente salarizzazione della manodopera nelle moderne manifatture settecentesche, che aumentava il numero dei disoccupati e dei precari. Attorno al 1738 nasceva una Unione Pia Tipografica con scopi di mutuo soccorso mentre nello stesso anno nasceva a Venezia una società di mutuo soccorso fra compositori.
I primi segni storici di una "economia sociale"nascono come iniziative di una certa borghesia illuminata e "interessata"alla fine del 1700.
 

L'Ottocento
Nel 1804 nasceva a Milano il Pio Istituto Tipografico per affrontare le malattie croniche e le sospensioni dal lavoro.
A Nizza, nel 1828, gli operai organizzarono una mutua per affrontare i temi della malattia, della vecchiaia.
Nel 1844, intervenne lo stesso Re Carlo Alberto che sosteneva la necessità di casse di beneficenza e carità fra gli operai, sostenute con i loro contributi, e che disimpegnava lo Stato da ogni aspetto della vita sociale. In opposizione coesistevano atteggiamenti favorevoli ad un diretto intervento statuale nelle questioni sociali. A questi temi si affiancava la posizione della borghesia italiana che vedeva nella mutualità e nel volontariato la via per affrontare i drammatici problemi sociali del paese.
Agli affiliati delle società di mutuo soccorso era chiesto il regolare versamento di una quota del salario in rapporto alla prestazione garantita.
I fondi delle società di mutuo soccorso permettevano agli operai di resistere meglio alle ristrettezze economiche nei periodi di sciopero.
 

Movimento operaio inglese
I sindacati operai inglesi ebbero una nascita molto difficile e contrastata. L'origine può essere indicata nelle società di mutuo soccorso (friendly o benefit societies), ammesse per legge nel 1793. Il divieto di associazione sindacale, ribadito dalle Combination Laws del 1799-1800, fu abolito nel 1824-1825, ma il riconoscimento legale venne solo nel 1871. Le prime organizzazioni, locali e ristrette agli operai più qualificati dei singoli mestieri, cercavano di ottenere un controllo sull'offerta di lavoro attraverso la limitazione dell'apprendistato e l'obbligo ai datori di lavoro di assumere i soli organizzati (closed shop). Con la fine dell'agitazione cartista (1848), si accentuò il carattere prevalentemente economico-rivendicativo e non politico del sindacalismo inglese. Si operò il rafforzamento organizzativo delle principali unioni (sindacati) di settore (sull'esempio dell'Amalgamated Societies of Engineers, 1851), coordinate nel Trade Union Congress (Tuc) dal 1868. Lo sciopero dei portuali londinesi del 1889 segnò la nascita del "nuovo unionismo", che iniziò a organizzare anche i lavoratori meno qualificati. L'esigenza di riforme e di sostegno all'azione sindacale spinse, al volgere del secolo, alla costituzione del Labour Party (Partito laburista), che mantenne una linea politica gradualista e riformista. L'ampia autonomia delle singole unioni, la debole autorità degli organismi di coordinamento, la scarsa permeabilità alle idee socialiste di palingenesi sociale, furono i caratteri peculiari del movimento sindacale inglese.
 

Il Cartismo
Il Cartismo nasce in Inghilterra nel 1836, grazie a un gruppo di operai e di artigiani londinesi che rivendicano, nella propria "carta del popolo" (People's Charter), un programma politico per tutto il movimento operaio. Le rivendicazioni principali erano le seguenti:
-  suffragio universale (per gli uomini)
-  elezione annuale del parlamento
-  votazione segreta dei deputati
-  divisione del paese in circoscrizione elettorali uguali (in modo da assicurare un'eguale rappresentanza)
-  abrogazione del censo per essere eletti e remunerazione dei deputati
Nel biennio 1838-39 si tennero molti comizi popolari per diffondere l'iniziativa, finché 1,2 milioni di persone firmarono una petizione rivolta al parlamento (Camera dei Comuni), in cui si chiedeva l'attuazione della "carta". Agli inizi del 1839 si aprì a Londra la prima Convenzione dei delegati cartisti.
Alcuni delegati ritenevano fosse sufficiente presentare la petizione in parlamento, aspettare che questo si esprimesse e nel frattempo sciogliere il movimento. Ma la maggioranza era convinta che se si scioglieva il movimento, il parlamento non avrebbe fatto nulla, e tra quest'ultimi, una parte (gli artigiani), guidata da William Lovett, era favorevole alla lotta pacifica, col consenso dell'opinione pubblica, e all'educazione della classe operaia; un'altra parte invece (gli operai), capeggiata da Julien Harney, propendeva per un'azione rivoluzionaria, inclusa la lotta armata, per coslovetttringere il parlamento ad approvare la "carta". Anche tra gli intellettuali non c'era accordo sui mezzi da usare per far approvare la Carta dal Parlamento.

Il governo cominciò a vietare i comizi pubblici e le dimostrazioni di massa del movimento. Nel maggio 1839 la petizione fu respinta dal parlamento. Due mesi dopo insorsero gli operai di Birmingham, che per due giorni tennero la città nelle loro mani.
Il governo intensificò le repressioni e alla fine del 1839 il movimento cartista sembrava al collasso. La sconfitta però aveva fatto capire che il movimento doveva radicalizzarsi per raggiungere i propri obiettivi. E così nel 1840 a Manchester si formò l'Associazione Nazionale Cartista, una sorta di partito politico del proletariato, con tanto di statuto, comitato esecutivo, quote sociali.

La ripresa del movimento nazionale si ebbe verso l'autunno del 1841, in concomitanza con una grave crisi economica. Nell'aprile 1842,  3,3 milioni di persone inviarono al parlamento una petizione ancora più radicale della precedente. Questa volta si condannava espressamente l'ingiustizia del sistema politico-sociale inglese, il lavoro gravoso e sottopagato degli operai, le ingenti tasse, la concentrazione delle terra e di altri mezzi produttivi fondamentali nelle mani di poche persone.
Di fronte al nuovo rifiuto del parlamento di approvare la petizione, tra gli operai maturò l'idea di uno sciopero politico generale, che però, nonostante l'appoggio delle Trade Unions, coinvolse solo le regioni settentrionali del paese, e non anche quelle centrali e meridionali.
Il governo riprese le repressioni e lo sciopero fallì, anche perché nel 1843 si era verificata una certa ripresa industriale. Il cartismo perse il suo carattere di massa e si avvicinò, nel periodo 1844-48, alle idee di Marx ed Engels.
Tuttavia, sotto l'influenza del movimento cartista la borghesia fu costretta a fare alcune concessioni agli operai: nel 1842 fu vietato il lavoro nelle miniere ai bambini di età inferiore ai 10 anni e alle donne; nel 1844 si ridusse a 6 ore e mezza la giornata lavorativa dei bambini fino a 13 anni, per dar loro la possibilità di studiare; nel 1847 fu approvata una legge sulla giornata lavorativa di 10 ore per le donne e i minorenni; fu aumentato il numero degli ispettori di fabbrica per controllare il rispetto delle leggi vigenti in materia di lavoro.
Nel 1848, in seguito al peggioramento della crisi economica e agli avvenimenti rivoluzionari dell'Europa centrale, il movimento cartista ebbe un nuovo impulso popolare. A Glasgow, a Manchester, a Londra vi furono duri scontri tra lavoratori e forze dell'ordine.
Si presentò una terza petizione in parlamento, in cui si dichiarava che la ricchezza della nazione dipendeva unicamente dal lavoro e che quindi il popolo è l'unica fonte del potere. Il governo temette l'insurrezione popolare e affidò il comando supremo delle forze armate al duca di Wellington.
Il movimento cartista entrò in crisi. Il governo ne approfittò per procedere ad arresti di massa e, approfittando della favorevole congiuntura economica della seconda metà del 1848, riuscì a contenere completamente l'ondata rivoluzionaria.
Il cartismo fu sconfitto, tuttavia le riforme attuate tra il 1867 e il 1887, soprattutto il Ballot Act del 1872, accolsero di fatto gran parte delle richieste dei cartisti.

 

Organizzazioni operaie nel resto d'Europa
L'Inghilterra fu il paese in cui le organizzazioni sindacali si svilupparono maggiormente. Anche nel resto d'Europa, però, i conflitti tra borghesia e movimenti operai condizionò la politica in modo importante.
Fra gli anni 30 e il 48 le agitazioni operaie si diffondevano insieme con lo sviluppo industriale in paesi come la Francia e gli stati tedeschi. Tra il 1831 e il 1834 i setaioli di Lione organizzarono una serie di scioperi che furono stroncati con brutale violenza dal governo.
Il movimento operaio in Francia ebbe fin dall'inizio una caratterizzazione specificatamente politica.
Le origini del pensiero socialista
Nell’Ottocento, in seguito all’estensione della Rivoluzione industriale, la divisione della società fra proletari e capitalisti diventa sempre più evidente.
In questo periodo trionfa l'economia di mercato. Non si produce più per il consumo, ma per mercati sempre più vasti. Capitale e lavoro salariato sono i due protagonisti principali della Rivoluzione industriale. Si verifica una distinzione tra l’imprenditore, fornito di capitali, e coloro che lavorano per lui. La diffusione di sistemi di produzione capitalista provoca un fenomeno sociale rilevante: la progressiva eliminazione di varie categorie di lavoratori indipendenti e la loro trasformazione in salariati o, come si comincia a chiamarli, in proletari.
Nella logica del capitalismo, il lavoro è considerato una merce come le altre, che si compra e si vende sul mercato. Le frequenti crisi economiche e la conseguente disoccupazione sono minacce sempre pendenti sulla testa dei lavoratori salariati ed in particolare degli operai di fabbrica, subordinati e legati al ritmo delle macchine. In Inghilterra nascono le prime forme di resistenza e di tutela dei lavoratori dell’industria.

Le origini del socialismo
Alla maturazione del movimento proletario danno un importante contributo i primi teorici del socialismo (tra i quali ricordiamo i Francesi Saint-Simon, Fourier e Proudhon, e l’Inglese Owen); essi, ognuno a suo modo, immaginano un nuovo tipo di società e un nuovo ordine sociale. Le prime teorie socialiste mettono in rilievo i problemi sociali derivanti dal nuovo sistema di produzione e tentano di fornire delle soluzioni.

Saint Simon - CSaint Simonlaude Henri de Saint-Simon (1760-1825) [socialista capitalista, utopista finisce con una visione mistica] 

fu l'ispiratore di quel movimento dei «sansimonisti» in cui si riconobbero alcuni teorizzatori del «socialismo» a lui contemporanei.
Aveva trent'anni circa quando scoppiò la Rivoluzione Francese, a cui partecipò propugnando un ideale di uguaglianza, di trionfo della ragione e di istituzione di un'Assemblea Nazionale espressione della «volontà generale». A quarantadue anni scrisse

Lettere di un abitante di Ginevra ai suoi contemporanei", a cui seguí, nel 1808, la "Introduzione ai lavori scientifici del secolo XIX".

Tra le rimanenti opere ricordiamo: "Prospetto per una nuova Enciclopedia" (1810), "Memoria sulla scienza dell'uomo" (1814), "Il sistema industriale" (1821-22), "Il catechismo degli industriali" (1823-24)e "Il Nuovo Cristianesimo" (1825). Pubblicò poi la rivista "L'industria" che si avvalse della collaborazione di industriali, politici, economisti, banchieri, e che fu il «centro» di una «scuola». Collaborò con Comte alla pubblicazione de L'Organizzatore.
Se esaminiamo a fondo - sostiene Saint-Simon - lo sviluppo storico, possiamo rilevare l'alternarsi di epoche organiche, in cui tutta la vita della società ruota intorno ad un nucleo ideale ispiratore, allo stesso tempo, sia dei sistemi filosofici, etici e religiosi, sia dell'organizzazione sociale, economica e politica della società, ed epoche critiche, cioè quelle in cui l'unità della società si sgretola sotto la spinta dell'esigenza di nuovi «principi» che diano nuovo e migliore assetto globale alla vita umana. La storia appare regolata dalla legge del progresso, per la quale non solo non si verificano mai passi all'indietro, ma ogni stadio ulteriore dell'umanità rappresenta uno sbocco necessario e una conquista rispetto alla condizione precedente. L'ultima epoca organica fu, a suo giudizio, quella «medievale», dominata dalla fede in Dio e dall'ideale della fratellanza; quella «moderna» è invece un'epoca critica, caratterizzata dal disordine spirituale e sociale derivato dalla distruzione dei valori teologico-politici medievali. La scienza moderna ha assunto come principio che bisogna pensare ed organizzare il sapere sulla base dei fatti positivi, empiricamente rilevabili. Tale principio sarà il fondamento di tutte le altre scienze e della stessa filosofia. Nascerà un nuovo sistema religioso, morale e politico che sarà la base di una organizzazione positiva della società. L'organizzazione politica sarà modellata sulla scienza politica, che si alimenterà di fatti positivi, derivati dall'osservazione concreta. Poiché l'attività politica e le stesse istituzioni hanno un senso solo se poste in relazione ai bisogni dell'uomo e poiché questi possono essere soddisfatti solo dalle scienze, dalle arti e dai mestieri, ne consegue che la guida dello stato deve essere affidata a scienziati e artisti.
In seguito Saint-Simon correggerà questa prospettiva quando ne "Il sistema industriale" affermerà che la guida dello stato spetta agli «industriali» che, proprio per la salvaguardia dei propri interessi, hanno a cuore la corretta conduzione dello stato insieme allo sviluppo economico della società.
Nel nuovo assetto politico tuttavia i governanti saranno solo espressione della sovranità del corpo sociale, perché solo a questo spetta il compito di «fissare la direzione in cui la società deve camminare».

Questa proposta di Saint-Simon, ha un carattere meramente utopico. E che egli fosse un utopista lo mostra anche l'ideale di un'Europa unita che avrà luogo, a suo giudizio, a compimento dell'epoca positiva. Egli sogna un parlamento generale sovranazionale, in cui rifluiranno problemi e interessi comuni del popoli europei, e in cui essi saranno, rispettivamente, risolti e tutelati prioritariamente rispetto a quelli nazionali; così, egli assicura, si estingueranno le cause dei conflitti e delle guerre. La società futura sarà, per lui, quella dei "Nuovi Cristiani", che avranno attuato nei loro rapporti gli ideali della «chiesa primitiva»; in essa sarà bandita ogni violenza ed ogni uomo parteciperà con convinzione al miglioramento della vita materiale e spirituale del prossimo, in particolare della classe più indigente; perché in essa le stesse istituzioni socio-politiche esprimeranno i principi della «dottrina evangelica». Sicché il suo «discorso», iniziato con l'affermazione della funzione della scienza nella riforma della vita sociale, finisce quasi in visione mistica.


Charles FFourierourier  [socialista idealista immagina la falange come esempio di convivenza perfetta]
L'ideale di una società in cui sia attuata la giustizia e sia assicurata all'uomo la felicità fu quello che animò anche gli scritti di Charles Fourier (1772-1835).
Nell'evoluzione della storia egli distingue quattro fasi: stato selvaggio, barbarie, patriarcato e civiltà; l'ultima è rappresentata dalla società borghese, organizzatasi politicamente dal secolo XVI. Ma dell'era civile, che è quella in cui egli vive, non è entusiasta: essa è afflitta da limiti e vizi che nelle precedenti erano patenti e al suo tempo latenti; è una società ipocrita, anarchica e contraddittoria; essa anzi alimenta da sé le contraddizioni proprio quando vuole eliminarle. C'è bisogno - egli sostiene - di una riforma sociale elaborata sulla base del metodo induttivo, metodo che già aveva promosso la riforma delle scienze.
Poiché l'osservazione del comportamento umano indica che l'uomo agisce con pienezza di energie e con convinzione solo quando si sente «attratto» ad agire, è necessario dunque che sulla legge dell'attrazione passionale siano conformati sia l'ordinamento produttivo che quello politico. Pertanto l'organizzazione produttiva in generale, e quella industriale in particolare, quella cioè che caratterizza l'epoca moderna, devono strutturarsi sul principio della potenza d'attrazione del lavoro, in modo da fornire all'uomo, come testualmente dice Fourier, «esche più seducenti, forse, di quelle che sono adesso le esche delle feste, dei balli e degli spettacoli» e da produrgli «tanta soddisfazione e stimolo nei suoi lavori» che egli impieghi in essi ogni energia senza sentir il bisogno di distogliersi.
Quella di Fourier non è solo una «dottrina» economica, ma anche una concezione morale. Egli formulò un progetto di riforma dell'organizzazione umana. Esso s'impernia sulla falange, una comunità sociale di 1800 persone, organizzata comunisticamente; l'ideale comunistico ispira sia l'organizzazione della produzione, sia quella della distribuzione dei beni, sia i rapporti umani, compresi quelli sessuali. Tale comunità risiede in un falansterio, che è una struttura architettonica integrata e compatta e autonoma a tutti i livelli, rispetto a tutti i bisogni. In queste condizioni - questa era la convinzione di Fourier - si sarebbe creata l'«armonia», o meglio sarebbe stato realizzato un momento dell'armonia universale.
Per amore di un tal progetto, tuttavia, cadde in contraddizione con sé: egli che fu critico severo di finanzieri e speculatori, di arricchiti con rendite parassitarie e di detentori di monopoli, come di governanti inetti e di uomini di potere, non esitò a transigere sul tipo di orientamento politico o di collocazione economica di un eventuale finanziatore del suo piano.
Tra l'altro, per difendere il suo progetto di falange, giudicato troppo perfetto per essere attuabile, dice:
"Affermare che un tal grado di perfezione non è fatto per gli uomini, è accusare Dio di scelleratezza; perché egli possiede un mezzo sicuro per applicare alle relazioni umane il sistema che più gli piacerà. Questo mezzo è l'attrazione, di cui soltanto Dio è il distributore: essa è per lui una bacchetta magica, che appassiona tutte le creature all'esecuzione della volontà divina. Da quel momento, se a Dio piacesse il regime di perfezione sociale, cioè quello dell'unità societaria, della giustizia e della verità, gli basterebbe, per farci adottare un simile regime, renderlo attraente per ciascuno di noi. Ma è ciò che egli fa: ve ne convincerete leggendo il trattato del meccanismo societario distribuito in serie passionali. Tutti grideranno: ecco ciò che desidero, sarebbe per me la felicità suprema. La perfezione è perciò fatta per gli uomini, se essa è la volontà di Dio, il che è impossibile dubitare. Per aver troppo poco sperato in Dio, noi non abbiamo raggiunto i mezzi di perfezione sociale, che sarebbe stata così facile da scoprire mediante il calcolo dell'attrazione (Il nuovo mondo industriale e societario)
Ed è la convinzione che il suo progetto sia espressione della volontà di Dio, e incarnazione della legge divina dell'universo, che gli fa esclamare:
Io solo avrò umiliato venti secoli d'imbecillità politica, e solo a me le generazioni presenti e future dovranno l'iniziativa della loro immensa felicità... Possessore del libro dei Destini, ho infranto le tenebre politiche e morali e, sulle rovine delle scienze incerte, levo la teoria dell'armonia universale. (Teoria dei quattro movimenti)


Robert Owen  [inOwendustriale prova a mettere in pratica le idee socialiste - finisce sindacalista]
Owen è considerato uno dei primi rappresentanti del socialismo utopistico. Era convinto che l'ambiente esercitasse un'influenza decisiva sulla formazione del carattere e che il sistema industriale del suo tempo avesse in sé le risorse per funzionare al meglio senza bisogno sfruttare i lavoratori.
Owen possedeva uno stabilimento a New Lanark, in Scozia, dove, fra il 1800 e il 1825 mise in pratica le sue idee. New Lanark divenne una specie di industria-modello, con salari molto alti e assistenza per gli operai anche fuori dalla fabbrica. Nel 1825 Owen fondò negli Stati Uniti una colonia a carattere comunitario, chiamata "New Harmony", che fu attiva fino al 1828.

Entrambi questi esperimenti fallirono e, una volta tornato in patria, Owen si dedicò con maggior successo all'azione sindacalista.
In particolare si dedicò all'organizzazione delle Trade Unions, cercando di promuoverne l'unificazione a livello nazionale. In seguito fu organizzatore di cooperative di consumo fra i lavoratori. Per queste sue iniziative nel campo dell'associazionismo e del sindacalismo, più che per le sue teorie socialiste, Owen fu di fondamentale importanza nella storia del movimento operaio britannico.
Le sue idee sono di origine prettamente illuminista; bisogna lasciare alla natura (che è dotata di ragione) di dispiegarsi: l’uomo può modificare l’ambiente in cui vive e può farlo solo attraverso l’istruzione, attraverso di essa l’uomo può ritrovare l’armonia naturale. La società si deve basare sulla vita comunitaria, si vive assieme secondo un profilo socialista: moneta, commercio e profitto causano l’individualismo; l’equazione fondamentale in economia per Owen è valore = lavoro.

L’equazione era rispettata nella società del baratto ma non in quella della moneta che causa egoismo. Owen pensa di sostituire la moneta con dei buoni di lavoro che devono rimanere fissi (senza fluttuazioni), pensa a banche di ricchezza reale (prive di inflazione); i buoni di lavoro premiano il merito personale e mirano a tagliare le gambe alle speculazioni. Bisogna rifondare il mondo su motivi razionali, eliminando l’egoismo, il profitto e la ricerca della speculazione avremo più di quanto necessario. Owen parla di “paradiso in terra”, è ottimista sull’effetto che potrebbero avere le sue idee sulla società.


Louis Blanc [idee socialBlanci retribuzione secondo i bisogni e lavoro secondo le capacità]
Nato a Madrid, ove il padre era ispettore generale delle finanze sotto il regno di Giuseppe Bonaparte. Fuggito Giuseppe dalla Spagna, la famiglia Blanc dovette rientrare in Francia. Dopo la laurea in legge collaborò con diversi giornali sino a che fondò la Revue du progres. Nel 1839, pubblicò il suo studio "L'Organizzazione del lavoro", il testo base del suo pensiero politico.
Egli attribuiva i mali della società moderna alla concorrenza del mercato, che spinge da parte i più deboli. Proclamava parificazione dei salari e il bene comune, secondo la famosa formula "a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue capacità".
La sede per la realizzazione di tali programmi sarebbero stati i "laboratori sociali", una vera e propria nuova organizzazione sociale, che avrebbe consentito la proprietà comune dei mezzi di produzione.
Dopo la caduta di Luigi Filippo nella rivoluzione di Febbraio 1848 divenne membro del governo provvisorio, con la possibilità di sperimentare nella realtà i suoi laboratori sociali. Fu su sua proposta che, il 25 febbraio, il governo deliberò di "garantire l’esistenza dei lavoratori attraverso il lavoro" e permise l’istituzione dei "laboratori nazionali", attuazione pratica dei "laboratori sociali". L’esperimento ebbe esiti disastrosi. E lui stesso lo rinnegò, in un pamphlet pubblicato a Londra, circa un anno più tardi (Appel aux hommes gens, 1849), con la speciosa motivazione, avanzata da tutti i teorici, che l’esperimento fosse fallito non per come era disegnato, ma per come era stato realizzato.

 

Carlo Marx e il socialismo scientifico
Le teorie dei socialisti francesi furono criticate da Karl Marx (1818-83) studioso di filosofia all'Università di Berlino e di Jena, e dal suo amico e collaboratore Friedrich Engels (1820-95), figlio di un industriale tessile tedesco.

Marx ed Engels rimproveravano ai socialisti come Blanc e Fourier di basare le loro proposteMarx su sentimenti umanitari anziché su un'analisi precisa della realtà. Il loro socialismo fu definito da Marx "Utopistico" perché la solidarietà e l'armonia tra gli uomini, alla base di tale pensiero, erano aspirazioni astratte. Secondo Marx solo un'indagine approfondita e scientifica della società industriale avrebbe potuto guidare il proletariato nella lotta per una società più giusta. Al socialismo utopistico Marx oppose il suo socialismo scientifico.
Nel 1848 a Londra Marx ed Engels scrissero il "manifesto" del Partito Comunista, nel quale esponevano il programma della Lega dei Comunisti, nata nel 1847 e la loro concezione del mondo. "La storia di ogni società finora esistita è storia di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, in una parola oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto tra loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta, a volte nascosta, a volte palese."

A muovere la storia umana era la lotta tra le classi che detengono il potere e le classi lavoratrici che lottano contro lo sfruttamento.
Nella società industriale questa lotta vedeva contrapposti la borghesia e il proletariato. Marx ed Engels riconoscevano alla borghesia il merito di avere svolto in passato un'azione rivoluzionaria: erano stati i borghesi a porre fine al predominio dell'aristocrazia e a permettere il passaggio dalla società feudale alla società industriale. Da forza rivoluzionaria la borghesia si era trasformata in forza conservatrice. Ormai i borghesi miravano solo a conservare il potere conquistato.


Analisi marxista della società industriale.

Negli anni sessanta Marx, che si trovava ancora a Londra, scrisse il Capitale. Secondo la sua analisi, nella società industriale il capitale era nelle mani di una minoranza di borghesi. Questa minoranza continuava ad arricchirsi grazie al lavoro di una maggioranza di proletari, che possedevano solo la loro capacità di lavorare. Una situazione di questo genere, secondo Marx, non poteva durare per sempre: i proletari avrebbero travolto il vecchio mondo con una rivoluzione e ne avrebbero ricostruito uno nuovo. Nella nuova società comunista i mezzi di produzione sarebbero stati collettivi e non ci sarebbe più stato nessuno sfruttamento dei lavoratori da parte dei padroni.
Come detto, Marx scrMarx e Engelsiverà il suo primo libro nel 1848, prima il "Manifesto del partito comunista" e poi il "Capitale". In questi libri espone l'evoluzione dell'ideale socialista che non si chiamerà più socialismo utopistico ma socialismo scientifico, perché Marx dimostra scientificamente in che cosa consista la sfruttamento, cioè dimostra quanto spende il capitalista per le fabbriche, macchinari, materie prime e quante ore lavorano gli operai e quanto producono e quindi quanto guadagnerà alla fine il capitalista. Quindi calcola il plus valore, il valore aggiunto che è la percentuale di sfruttamento, ciò che il capitalista guadagna sulla base dello sfruttamento degli operai. Mentre nel Medioevo ai tempi dell’artigianato e del mercante il concetto della formula principale era:

merce, denaro, merce

adesso diventerà:

denaro, merce, denaro DND

questa è la formula dello sfruttamento del capitalista. Sostanzialmente mentre prima il socialismo utopistico capiva che c’era qualche ingiustizia però non riusciva a capire dove e come e soprattutto non si poteva quantificare, adesso invece si quantifica completamente, cioè adesso si può dire esattamente di quanto sarà la percentuale di sfruttamento.
Quindi Marx, cosa propone e nel suo libro il "Manifesto del partito comunista"?

C’è una frase famosissima: “proletari non avete niente da perdere se non le vostre catene, proletari di tutto il mondo unitevi”, cioè tutti si stacchino dalla loro situazione di sfruttamento, dalle loro catene anche perché non hanno niente da perdere anzi un mondo da guadagnare.
Secondo Marx una volta che il proletariato ha acquisito la propria coscienza di classe, coscienza di classe che vuol dire sapere di essere una classe sfruttata, l’unica possibilità che ha è la ribellione. Quindi Marx propone ai proletari di ribellarsi, unirsi tutti per lottare e cercare di ottenere una società migliore, una società migliore che Marx delinea seconda alcuni parametri:
proletari
1) Ci sarà una polarizzazione tra le due classi, da una parte i capitalisti, l’accumulazione capitalistica e dall’altra il proletariato, quindi diminuisce sempre più la classe media e i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Da una parte l’accumulazione capitalistica nelle mani di pochi, dall’altra i proletari sempre più poveri, a questo punto i sempre più poveri non hanno altra strada che quella di ribellarsi.

In un primo momento secondo Marx ci deve essere la dittatura del proletariato, il proletariato prenderà in mano il potere, manderà via i padroni e alla fine si arriverà al comunismo, cioè tutto in comune, tutto sarà nelle mani dello Stato, non esisterà più la proprietà privata, ognuno lavorerà non per guadagnare personalmente, ma per il bene dello Stato e lo Stato darà ad ognuno secondo i propri diritti e pretenderà da ognuno secondo i propri doveri. Quindi uno non lavora più per sé, ma lavora per il bene dello Stato, in compenso lo Stato gli darà ciò di cui ha bisogno ( una casa, non un medico privato ma una sanità che funzioni, non mezzi privati ma mezzi pubblici che funzionino) quindi tutti avranno un minimo per il mantenimento della famiglia. Marx ed Engels saranno poi promotori di questa forma di pensiero che dominerà in tutta la seconda metà dell’800 e tutto il 900.