La Repubblica del Sudafrica ha un territorio in gran parte costituito da
un altopiano solcato da numerose fratture e orlato verso la costa da
alte scarpate, che in passato hanno reso difficile l’accesso
all’interno.
La regione esterna alla grande scarpata comprende il Basso Veld del
Transvaal, una regione costituita da una serie di piani ondulati, con
altezza variabile fra 150 e 600 m s.l.m., separata dalla costa
mozambicana dai Monti Lebombo. Più a sud, la regione costiera si
restringe di molto; solamente nel nord del Natal, fra Swaziland e
Mozambico, si apre un breve tratto pianeggiante.
La regione costiera atlantica è caratterizzata da dolci sistemi
collinari e da alcune pianure alluvionali.
Il territorio, situato per gran parte a sud del Tropico del Capricorno e
con i grandi bacini interni poco influenzati dalle masse d’aria
oceaniche, a causa delle alture che formano la grande scarpata, è
caratterizzato da una serie di climi che, privi degli eccessi frequenti
nel continente africano, non presentano, se non nelle zone aride
nord-occidentali, condizioni tali da porre problemi alle attività umane.
L’incostanza e scarsità delle precipitazioni nei bacini interni
condiziona tutta l’idrografia del paese, che è povera e conta due soli
corsi d’acqua importanti: l’Orange, che, con il suo affluente Vaal,
drena tutta la regione centrale degli altopiani e si getta nell’Oceano
Atlantico, segnando il confine con la Namibia, e il Limpopo, che fa da
confine con Botswana e Zimbabwe, prima di entrare in Mozambico e
gettarsi nell’Oceano Indiano. Gli affluenti di questi due fiumi e i
corsi minori non sempre hanno acqua durante tutto l’anno, e nei periodi
di aridità si perdono nei bacini interni.
La vegetazione naturale, oggi profondamente alterata per le esigenze
produttive, nella regione del Capo è simile alla macchia mediterranea.
La grande varietà di habitat naturali di queste terre si riflette nella
straordinaria diversità di specie che le popolano: dai grandi predatori
come leoni, leopardi e ghepardi, agli erbivori come elefanti, zebre,
antilopi e giraffe. Numerosa è anche la varietà di uccelli che popolano
il Sudafrica come struzzi, fenicotteri, otarde di kori ecc. La
colonizzazione bianca ha però ridotto notevolmente il numero dei grandi
carnivori e degli erbivori che un tempo popolavano queste terre: tra gli
animali in via di estinzione va ricordato il rinoceronte bianco di cui
sopravvivono pochi esemplari nelle riserve. La biodiversità della flora
e della fauna è fortemente minacciata dall'attività dell'uomo che
provoca l'alterazione degli ecosistemi, attraverso le opere di
deforestazione e di bracconaggio. Inoltre l'eccessivo sfruttamento delle
ridotte aree agricole causa l'aumento dell'erosione del suolo e della
desertificazione. In Sudafrica il 6,6% del territorio è protetto; vi
sono 21 parchi nazionali e otto siti dichiarati patrimonio mondiale
dell'umanità dall'UNESCO: iSimangaliso Wetland Park (1999), Parco
nazionale uKhahlamba-Drakensberge (2000), la flora della provincia del
Capo (2004) e Vredefort Dome (2005).
Popolazione - Il censimento del 1991, che si svolse in un periodo
di sommosse e di particolare turbolenza sociale, impiegò fotografie
aeree e rilevazioni campionarie per contare gli abitanti. In quell’anno
la popolazione fu stimata in 30.967.000 ab., inclusi gli abitanti dei 4 bantustan (Transkei, Bophuthatswana, Venda e Ciskei) dichiarati
indipendenti dal regime di Pretoria tra il 1976 e il 1981. Nel 1994,
dopo che tutti i 10 bantustan esistenti (complessivamente 15,5 milioni
di ab.) furono reincorporati nello Stato, il governo sudafricano stimò
in 40.400.000 il totale della popolazione nazionale. Infine, nel 2009,
la popolazione è stata valutata in circa 49 milioni di abitanti. Il
tasso d’incremento annuo, che nel quinquennio 2000-05 è stato in media
dell’1,2% annuo, tende a scendere al di sotto dell’1% (0,828 nel 2008),
soprattutto a causa dell’emergenza legata alla diffusione dell’AIDS:
secondo dati delle Nazioni Unite i malati (in massima parte neri) nel
2008 oscillavano tra il 15,5 e il 20,5% della popolazione.
Nel complesso quadro delle differenziazioni etniche e razziali la
componente che mantiene il tasso di accrescimento più elevato è quella
bantu (79% della popolazione totale). I bianchi rappresentano il 9,6%
(erano il 21,4% nel 1911 e il 17,5% nel 1970); i coloureds (discendenti
dalle unioni tra bianchi, africani e asiatici, presenti soprattutto
nella regione del Capo) l’8,9%. Gli asiatici (per lo più Indiani nel
Natal, discendenti dai lavoratori fatti arrivare dalle colonie asiatiche
durante i primi anni dell’amministrazione britannica) il 2,5%.
Le popolazioni bianche, che
dominano nettamente la vita economica e culturale del paese e che prima
della Costituzione provvisoria del 1994 controllavano completamente
anche quella politica, sono in maggioranza discendenti dai Boeri,
arrivati nella regione del Capo nel 17° sec. dalle Indie Olandesi prima,
e poi dall’Europa, da ugonotti francesi sfuggiti alle persecuzioni
religiose, da coloni tedeschi e inglesi arrivati numerosi dopo il 1820.
A questi primi colonizzatori si sono aggiunti, nel 20° sec., Europei di
diversa provenienza e, dopo la fine della colonizzazione in Africa,
molti coloni dei territori diventati indipendenti.
Le lingue ufficiali dello Stato sono 11, in quanto dopo l’abolizione
dell’apartheid all’afrikaans e all’inglese, retaggio della
colonizzazione boera e di quella britannica, si sono affiancati anche i
vari idiomi bantu, propri di ciascun gruppo etnico. I bianchi, nell’uso
comune, si servono in maggioranza (54%) dell’afrikaans, mentre l’inglese
è parlato abitualmente solo dal 34% della popolazione di origine
europea; i coloured utilizzano in massima parte l’afrikaans, mentre gli
Indiani sono prevalentemente di lingua inglese.
Dal punto di vista religioso, è protestante, di
varie confessioni, la maggioranza dei bianchi e dei coloured, e circa il
50% degli africani; fra questi ultimi sono ancora largamente diffusi i
culti animisti tradizionali. La minoranza cattolica è valutabile attorno
a 2,5 milioni di unità.
La distribuzione della popolazione (densità media 40,2 ab./km2) si
presenta fortemente ineguale sul territorio, in conseguenza sia delle
differenti condizioni climatiche e pedologiche, sia della
concentrazione, in alcune regioni, di immense ricchezze minerarie. Anche
le vicende storiche dei sec. 19° e 20°, caratterizzate da scontri e
guerre feroci tra gruppi tribali, e dalla continua pressione da parte di
gruppi europei, hanno contribuito a concentrare la popolazione in alcune
aree: Johannesburg (3.288.000 ab. nel 2005), situata nel bacino aurifero
del Witwatersrand, a circa 1700 m di altitudine, che è il massimo centro
finanziario e il principale nodo di scambi e di comunicazioni; Città del
Capo (3.375.000 ab.), capitale legislativa; Pretoria, capitale
amministrativa e importante centro culturale (2.450.000 ab.).
Economia -
Fattore fondamentale della crescita economica moderna del paese è stata
la ricca dotazione di risorse del sottosuolo.
L’attività estrattiva
prese avvio negli ultimi decenni dell’Ottocento, e trasse un decisivo
impulso dalle esigenze produttive generate dalla Seconda guerra
mondiale, che spinsero la Gran Bretagna a incentivare l’apparato
industriale sudafricano. A richiamare ingenti investimenti dalla
madrepatria, e successivamente dagli Stati Uniti, fu soprattutto l’ampia
disponibilità di manodopera a bassissimo costo, con la conseguente
segmentazione razziale del mercato del lavoro sancita dalla politica
dell’apartheid. Nell’arco trentennale 1950-80 l’economia crebbe a un
tasso medio del 5% annuo, trainata dall’aumento della domanda mondiale
di prodotti minerari, e in particolare dell’oro.
IMa in seguito
l’economia sudafricana entrò in una fase di stagnazione, causata sia
dalla congiuntura mondiale (minori flussi di investimenti stranieri in
seguito alle sanzioni adottate da molti partner finanziari e
commerciali, contrazione dei prezzi delle materie prime), sia da fatti
strutturali interni (inflazione, eccessivo peso del settore pubblico,
scarsa competitività dei prodotti industriali). Dopo l’abolizione del
regime segregazionista, la normalizzazione politica ha creato le
premesse per una piena realizzazione delle potenzialità economiche del
paese. La crescita ha ripreso vigore dal 2004, avvantaggiandosi delle
condizioni di stabilità macroeconomica e delle elevate quotazioni delle
materie prime minerarie. Nella composizione del prodotto interno lordo
l’agricoltura ha un peso molto ridotto (9%); il settore industriale
concorre con il 26% e il terziario con il 65%. Il dato medio del reddito
pro capite (9700 dollari, a parità di potere d’acquisto nel 2007)
mimetizza gravi, persistenti squilibri nella distribuzione della
ricchezza e nell’accesso ai servizi, che penalizzano pesantemente la
popolazione nera.
L’agricoltura ha a sua disposizione poco più di un decimo della
superficie nazionale.
Attorno a Città del Capo i prodotti più
caratteristici sono gli ortaggi, gli agrumi, la frutta e l’uva,
quest’ultima con produzione sia da tavola sia, sempre più affermata a
livello internazionale, da vino.
Nel settore primario ha grande importanza anche l’allevamento, in
particolare quello delle pecore da lana. Gli ovini, in gran parte di
razza merino, trovano nei pascoli degli altopiani interni condizioni
ambientali adatte e spazi molto vasti, e forniscono ottima materia prima
all’industria tessile. Minore importanza hanno i bovini. Le acque
costiere dell’Oceano Atlantico, percorse dalla fredda Corrente del Benguela, costituiscono un ambiente eccezionalmente favorevole per la
pesca.
Le attività minerarie concorrono a formare il 40% del valore delle
esportazioni. La Repubblica S. mantiene il primo posto nella graduatoria
dei produttori mondiali di oro. Per i diamanti vanno soprattutto
ricordate le miniere di Kimberley, la miniera
Premier presso Pretoria, dove fu rinvenuto nel 1905 il più grande
diamante del mondo, il Cullinan, del peso di ca. 1000 carati, infine i
giacimenti di Jagersfontein e di Koffiefontein. Diamanti alluvionali si
estraggono dal letto del Vaal a W di Kimberley e presso Port Nolloth,
alla foce del fiume Orange; con imbarcazioni appositamente attrezzate
vengono estratti diamanti anche dal fondo del mare. All'oro e ai
diamanti si deve aggiungere il platino. L'estrazione dei diamanti è in declino:
alla
diminuita importanza dell’oro e dei diamanti ha corrisposto un
progressivo aumento dell’estrazione degli altri prodotti minerari. Tra
essi hanno rilevanza uranio, platino, nichel, rame, vanadio, antimonio,
fluorite, cromo, manganese; notevoli risultano anche le produzioni di
minerali di ferro e di fosfati. Per quanto riguarda le fonti di energia,
la Repubblica S. è priva di petrolio, ma dispone di ingenti riserve di
carbone, di cui è il sesto produttore mondiale, con 245 milioni di t nel
2006.
Importanti sono inoltre i proventi del turismo. Il Sudafrica dispone di
notevoli attrazioni naturali: le coste, il paesaggio, i numerosi e
importanti parchi nazionali, il ricco patrimonio faunistico e le
attrezzature di buon livello hanno attratto nel 2006 oltre 7.850.000
turisti.
Storia -
Gli Ottentotti (agricoltori) e i Boscimani (cacciatori e raccoglitori),
indicati collettivamente con il nome di Khoi-San, sono considerati
popolazioni autoctone in senso stretto; la loro cultura rimase arretrata
ed essi furono travolti dall’emigrazione bantu dal Nord e, successivamente,
dall’arrivo dei primi Europei sull’estrema costa meridionale.
L’insediamento dei bianchi ebbe inizio dopo il 1488, anno in cui il
portoghese B. Dias riuscì a raggiungere e doppiare il Capo delle
Tempeste, ribattezzato Capo di Buona Speranza, e a completare la
circumnavigazione dell’Africa.
Nel 1652 gli Olandesi, subentrati ai
Portoghesi nel controllo della rotta verso l’Oriente, fondarono un primo
stabile deposito di provviste, mutatosi verso la fine del secolo in una
colonia di popolamento (600 Olandesi nel 1680). Nel 1688 giunsero 300
ugonotti fuggiti dalla Francia in seguito alla revoca dell’editto di
Nantes. Dal secolo successivo, Olandesi, Francesi e altri europei di
diversa provenienza, accomunati dalla fede calvinista, si andarono
fondendo in una comunità dai caratteri originali, che perdeva ogni
legame affettivo e pratico con l’Europa, mentre per cercare terre
fertili e nuovi pascoli si espandeva verso est. In questa prima fase i Khoi-San furono decimati e in parte assimilati in posizione servile;
solo sul finire del 18° sec. i coloni del Capo giunsero a contatto,
lungo il confine del Fish River, con i Bantu, più numerosi e sviluppati.
Ne nacquero contrasti e scontri fra le due popolazioni; ebbe così avvio
la serie delle guerre cafre (Cafri erano chiamate dai Portoghesi quelle
popolazioni bantu), condotte dai Boeri («contadini») con una loro
propria organizzazione, mentre la Compagnia olandese ne restava
estranea.
Nel 1814 la colonia del Capo fu ceduta agli Inglesi che l’avevano già
occupata dal 1795 al 1803 e poi dal 1806. Frattanto, la politica
bellicosa di conquista degli Zulu ebbe ripercussioni nell’intera Africa
meridionale, spingendo le popolazioni attaccate a organizzarsi in forma
più salda ed efficiente per difendersi, ovvero a spostarsi, con guerre o
con pacifiche migrazioni; sorsero così, fra l’altro, il regno dello
Swaziland e quello dei Basuto. Nel 1835 i Boeri, per sottrarsi
all’autorità britannica e per organizzarsi liberamente secondo la
propria tradizione politico-religiosa, cominciarono a emigrare in massa
oltre l’Orange e verso le praterie del Natal; nel 1840, vinta la
resistenza degli Zulu guidati da Dingaan, il capo A. Pretorius
proclamava la Repubblica boera del Natal. Il tentativo di indipendenza
fu però stroncato dal governo britannico e nel 1845 il Natal fu annesso
alla colonia del Capo (dal 1856 fu eretto in colonia separata); la Gran
Bretagna riconobbe invece le repubbliche create dai Boeri nel Transvaal
e lo Stato libero dell’Orange. Le autorità del Capo estesero nel 1871 il
proprio controllo sui Griqua (il cui territorio aveva acquistato
importanza per la scoperta a Kimberley, nel 1868, di giacimenti
diamantiferi) e sui Basuto, ma ciò portò allo scontro con gli Zulu. Con
il pretesto di difendere da questi ultimi i coloni europei, la Gran
Bretagna si annetté nel 1877 la Repubblica del Transvaal. Nel 1880 i
Boeri insorsero contro gli Inglesi che, sconfitti, dovettero restituire
l’autonomia al Transvaal, pur mantenendo la sovranità sul territorio e
il controllo delle sue relazioni estere. Il periodo di governo di C.
Rhodes, primo ministro della colonia del Capo (1890-96), desideroso di
unificare tutti i territori abitati da coloni europei, segnò un nuovo
fallito tentativo di assorbimento del Transvaal, dove nel 1886 erano
stati scoperti giacimenti auriferi. Gli Inglesi si levarono a paladini
degli uitlanders, vittime della politica nazionalista e xenofoba del
presidente del Transvaal P. Kruger; il nuovo contrasto portò alla
sanguinosa guerra anglo-boera (1899-1902).
La segregazione razziale -
In seguito alla sconfitta dei Boeri il Transvaal e l’Orange divennero
colonie britanniche, ma riottennero ampia autonomia nel 1906 e 1907. Una
certa riconciliazione consentì la creazione dell’Unione Sudafricana (31
maggio 1910), dominio dotato di autonomia governativa, in cui il potere
economico e politico risiedeva nelle mani dei circa 1.250.000 bianchi,
in maggioranza afrikaner (o boeri), rappresentati dal South African
Party (SAP) di L. Botha, primo ministro nel 1910-19. La popolazione
africana fu gradualmente privata dei pochi diritti di cui aveva goduto;
per difenderne le prerogative fu costituito nel 1912 l’African National
Congress (ANC), che non poté però impedire l’anno seguente
l’approvazione di una legge che vietava ai neri l’acquisto di terre al
di fuori delle riserve nelle quali essi erano stati confinati. Appena
migliori erano infine le condizioni riservate ai coloured e agli
asiatici.
Nella Prima
guerra mondiale il paese si schierò con la Gran Bretagna,
nonostante le simpatie per la Germania nutrite dai boeri più estremisti,
e nel 1920 il governo presieduto da J.C. Smuts, succeduto a Botha nel
1919, ottenne dalla Società delle Nazioni il mandato sull’Africa del
Sud-Ovest, già colonia tedesca. Alla vittoria dei nazionalisti nelle
elezioni del 1924 e alla nomina di J.B.M. Hertzog a primo ministro
fecero seguito l’inasprimento della legislazione razziale e l’adozione
di una politica più indipendente da Londra. Nel 1933 Hertzog accolse nel
suo governo Smuts e acconsentì alla fusione del National Party (NP) e
del SAP nello United Party (UP, 1934), abbandonando il suo orientamento
decisamente anti-inglese in cambio di un irrigidimento della
legislazione razziale; il compromesso resse sino allo scoppio della
Seconda guerra mondiale, quando Hertzog si dimise perché contrario
all’entrata in guerra contro la Germania e la guida dell’esecutivo fu
nuovamente assunta da Smuts (1939).
In questo periodo il paese conobbe
un notevole sviluppo industriale e massicci fenomeni di inurbamento.
Nelle elezioni del 1948 il National Party conquistò la maggioranza assoluta dei
seggi; il governo nazionalista, presieduto da D.F. Malan (1948-54),
applicò una politica di rigida segregazione dei diversi gruppi etnici (➔
apartheid); ogni opposizione fu stroncata e il South African Communist
Party (SACP) fu messo al bando. Il National Party si impose in tutte le successive
elezioni sino al 1981, accentuando progressivamente la politica di
segregazione. Nel 1959 fu avviata la costituzione di regioni separate,
popolate da singole etnie africane, dotate di autogoverno e destinate a
divenire indipendenti; nel 1960 furono banditi i partiti antirazzisti,
che intrapresero allora la strada dell’opposizione armata al regime
segregazionista. Ripetutamente condannato a livello internazionale, il
paese uscì dal Commonwealth, proclamando la Repubblica (31 maggio 1961).
Fine dell’apartheid e governo dell’ANC -
Negli anni 1970, caratterizzati dalla decolonizzazione pressoché totale
dell’Africa, la Repubblica del Sudafrica rispose al suo isolamento
internazionale appoggiando i movimenti armati conservatori e
antimarxisti nei paesi limitrofi, mentre l’ONU imponeva sanzioni anche
commerciali. Sul piano interno, gli anni 1970 fecero segnare un aumento
della conflittualità sociale e razziale, cui il governo reagì
rafforzando l’apparato militare e poliziesco e stringendo i tempi nel
concedere l’indipendenza, mai riconosciuta a livello internazionale, a
quattro bantustan (Transkei, 1976; Bophuthatswana, 1977; Venda, 1979;
Ciskei, 1981). Nel 1984 entrò in vigore la nuova Costituzione,
caratterizzata dalla presenza in Parlamento di tre camere, ognuna eletta
da un corrispondente gruppo: i bianchi, gli asiatici e i coloureds,
mentre i neri erano ancora lasciati fuori e alla loro protesta il
governo rispondeva con la repressione armata (1984-85), che causò
migliaia di morti. La comunità internazionale reagì con nuove sanzioni
economiche, a cui seguirono la rinuncia ufficiale della Repubblica del Sudafrica ad
appoggiare le guerriglie in Angola e Mozambico (1988) e il
riconoscimento dell’indipendenza della Namibia (1990). Nel 1989 P.W.
Botha, presidente dal 1984, si dimise e fu sostituito da F. De Klerk,
che promosse negoziati con i neri (1990-91) per eliminare
progressivamente l’apartheid, legalizzò l’ANC e scarcerò anche il suo
leader N. Mandela.
Nel 1991, a seguito delle trattative tra bianchi e neri (all’ANC erano
alleati il Partito comunista e le maggiori organizzazioni sindacali del
paese) e delle contestazioni dei nazionalisti tanto boeri quanto zulu,
furono abolite le leggi più vessatorie e nel 1994, contestualmente al
ritiro delle sanzioni internazionali e al varo della Costituzione
provvisoria, si tennero le prime elezioni libere, vinte dall’ANC. Ne
seguì un governo di unità nazionale, presieduto da Mandela (in qualità
anche di presidente della Repubblica) e con De Klerk alla
vicepresidenza, che riportò il paese nella comunità internazionale,
cercando di risolvere i problemi socioeconomici ereditati dal passato.
La figura di Mandela, già carismatica nel lunghissimo periodo di
detenzione, diventò quella di un padre della patria, equilibrato e al di
sopra delle parti, che coniugava aspetti di continuità della tradizione
africana con quelli di modernità di un capo di Stato democratico. Un
ruolo estremamente importante assunse nella fase di transizione la
Commissione per la verità e la riconciliazione (1995-98): voluta da
Mandela e presieduta dal vescovo anglicano D. Tutu, premio Nobel per la
pace nel 1984, essa aveva il compito di stilare un elenco di coloro che,
su ambedue i fronti, avevano subito violenze durante il regime di
apartheid, individuare i colpevoli dei crimini, amnistiarli nel caso in
cui avessero reso piena confessione e dimostrato che il reato era stato
commesso per motivi politici e non personali. La nuova Costituzione, che
sottolineava la difesa delle garanzie individuali e prevedeva,
all’interno di una visione centralistica dello Stato, il riconoscimento
di una limitata forma di autonomia alle province, fu promulgata nel
1996. In una situazione di relativa stabilità politica, ma di sofferto
equilibrio complessivo, la decisione di Mandela di non ricandidarsi alla
presidenza della Repubblica, pur suscitando preoccupazioni, confermò lo
sforzo della Repubblica S. di superare una visione personalistica del
potere e di continuare nel processo di democratizzazione.
Nel 1999 a Mandela succedette T. Mbeki, già vicepresidente e
riconfermato presidente nel 2004; leader pragmatico, apprezzato nel
mondo degli affari, convinto sostenitore della necessità di un
‘rinascimento africano’, Mbeki cercò di garantire continuità sia sul
piano interno sia su quello internazionale, ma incontrò notevoli
difficoltà, non potendo contare sul carisma e sull’indiscussa popolarità
di Mandela. Sfiduciato dall’ANC, Mbeki si dimise dalla carica nel
settembre 2008; dopo la breve presidenza di K. Motlanthe, nel 2009 fu
nominato presidente J. Zuma, con Motlanthe vicepresidente. Nel dicembre
2012 Zuma è stato rieletto a larga maggioranza alla guida dell’ANC per i
successivi cinque anni, mentre nel ruolo di vicepresidente è stato
designato l'ex sindacalista C. Ramaphosa. Nel dicembre del 2013 moriva,
dopo una lunga malattia, Nelson Mandela.
Alle elezioni generali – le prime dopo la scomparsa di Mandela –
tenutesi nel maggio 2014 con una massiccia affluenza alle urne (72%)
l’ANC ha ottenuto la maggioranza assoluta (62,1%), ciò che ha consentito
al presidente uscente Zum di ottenere un secondo mandato, mentre la
Democratic Alliance, seconda forza politica del Paese e primo partito
d’opposizione, ha ricevuto il 22,2% dei consensi e all’Economic Freedom
Fighters è andato il 6,3% dei voti. I casi di corruzione all’interno
delll’ANC hanno comunque alimentato la sfiducia degli elettori, e
controversa è apparsa la stessa figura di Zuma, indagato per diversi
casi di corruzione, stupro, frode e riciclaggio di denaro; alle
amministrative del 2016, anche in ragione dell'aggravarsi della crisi
economica che da anni affligge il Paese, l’ANC ha ottenuto i risultati
peggiori di sempre, e nei mesi successivi numerose manifestazioni di
piazza hanno chiesto le dimissioni del capo di Stato, che nonostante le
mozioni di sfiducia (nove dalla sua elezione) è riuscito a permanere
nella carica. Nel dicembre 2017 Ramaphosa è subentrato a Zuma nella
carica di leader dell'ANC, e dal febbraio 2018, a seguito delle
dimissioni a cui l'ANC ha costretto il capo di Stato, in quella
presidenziale. Alle elezioni politiche svoltesi nel maggio 2019 l'ANC di
Ramaphosa si è confermato vincitore, ottenendo però solo il 57% delle
preferenze - il risultato più deludente dalla fine dell'apartheid - e
con un'affluenza alle urne in netta flessione (65% degli aventi diritto,
contro il 73,5% del 2014).
Agli inizi del XXI secolo il Sudafrica è il Paese più avanzato del
continente, ha consolidato il suo ruolo di potenza regionale e di
economia trainante. Il grande problema interno è costituito però dal
dilagare dell'AIDS e dalla forte disoccupazione, che riguarda circa un
quarto della popolazione. Sono stati svolti grandi lavori
infrastrutturali in occasione dei campionati mondiali di calcio del 2010.
Dopo l'abbattimento delle barriere razziali si è resa necessaria una
riorganizzazione globale del sistema scolastico. Dal 1991 è stato
permesso a tutti i bambini di usufruire, indipendentemente dalla razza,
delle scuole statali e nel 1996 è stato varato un piano decennale che
sanciva l'obbligo scolastico dai 6 ai 16 anni di età. L'istruzione nel
Paese è completamente gratuita. In base a recenti stime (2007) la
percentuale di analfabeti è del 12%. Nel Paese sono presenti numerose
università, tra le più importanti citiamo: Cape Town (1929), Rhodes
(1904), Natal (1910), Witwatersrand (1922), Orange Free State (1855),
South Africa (1873), Pretoria (1908), Fort Hare (1916), Stellenbosch
(1918), Western Cape (1960), Zululand (1960), Durban-Westville (1960),
Port Elizabeth (1964).
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