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In CINA nell’estate 1945, in un clima di
grande confusione, divampa la lotta tra comunisti e nazionalisti: i primi
avanzano rapidamente grazie alla guerriglia.
I comunisti cinesi in lotta contro la decadente tirannia dei Chang, durante la
guerra avevano operato a stretto contatto con gli americani contro il Giappone e
fornito loro molte informazioni sugli occupanti giapponesi. Subito dopo la firma
del trattato di resa dei giapponesi, gli americani iniziarono ad usare i soldati
nipponici contro i comunisti che stavano occupando le grandi città cinesi con il
sostegno del popolo stanco delle angherie del generale Chang Kai-shek e dei suoi
seguaci nazionalisti.
Chang
venne ritenuto l’alleato ideale per evitare che i comunisti, fino a ieri utili
collaboratori, prendano in mano le sorti della Cina. L’intervento degli
americani ottenne risultati drammatici in quanto prolungò per altri tre anni una
guerra civile che i comunisti avevano ormai vinto.
Il numero di vittime tra combattenti e civili fu notevole, così come drammatiche
furono le conseguenze sociali ed economiche di quell’inutile spargimento di
sangue.
Sul finire del 1945 Chiang Kai-shek, preoccupato dalla possibilità che i
comunisti acquisissero il completo controllo della Manciuria ricercò un accordo
con l'Unione Sovietica per ritardare il previsto ritiro delle truppe sovietiche
fino a quando l'esercito nazionalista, in fase di riorganizzazione da parte
degli Usa, non fosse in grado di sostituire le truppe d'occupazione. Malgrado
l'apporto statunitense, che permise il trasporto per via aerea delle truppe
nazionaliste, quando l'esercito sovietico si ritirò le città erano sotto il
controllo dell'esercito nazionalista mentre le campagne della Manciura erano
saldamente sotto il controllo comunista.
Nel novembre 1945 il presidente Truman incarica il generale Marshall di aprire
in Cina negoziati tra nazionalisti e comunisti.
Lo stesso anno, con la VII INTERNAZIONALE - il partito comunista, attraverso il
congresso, ratifica la vittoria sul Giappone e l'unione intorno a Mao che fin
dal 1935 ha assunto le redini del partito.
A livello militare, si ebbe nel frattempo un notevole rafforzamento di entrambi
i fronti: l'esercito nazionalista, pur diminuendo di entità, venne completamente
riarmato dagli Stati Uniti che utilizzarono per tale operazione l'ingente
quantità di materiale bellico rimasto disponibile al termine della guerra
mondiale mentre le truppe sotto il controllo comunista, riorganizzate
nell'Esercito di Liberazione Popolare, utilizzarono il materiale bellico
giapponese per riorganizzarsi dandosi la struttura di un esercito convenzionale
Con il definitivo fallimento delle trattative, sul finire del 1946, la guerra
civile cinese riprese vigore. Quest'ultima fase è definita dagli storici cinesi
ortodossi come Guerra di liberazione.
I due schieramenti ricevettero, anche se in misura diversa, supporto
dall'estero: l'Unione Sovietica fornì al partito comunista cinese un moderato
contributo in materiale bellico e un certo numero di consiglieri mentre gli USA
supportarono i nazionalisti sia con milioni di dollari in prestiti e materiale
bellico sia fornendo aiuto diretto nel trasporto aereo delle truppe verso il
nord della Cina e la Manciuria, dove i comunisti avevano le loro basi.
Il generalissimo Chiang Kai-shek sapeva che il controllo del nord poteva essere
cruciale per la guerra. Nel frattempo il governo nazionalista, bisognoso di
recuperare consenso all'interno del paese, dette il via ad una serie di riforme
economico-sociali. Lo sforzo fu comunque vano a causa della forte corruzione che
si annidava nella classe politica e del caos nella situazione economica che
stava vivendo una fase di vertiginosa inflazione.
Nel gennaio 1946 una tregua viene faticosamente raggiunta, ma in
aprile,
improvvisamente i cino-comunisti s'impadroniscono di Changsun. Intanto gli Stati
Uniti iniziano ad appoggiare militarmente i nazionalisti.
Dal febbraio 1947 malgrado i successi militari conseguiti, i nazionalisti sono
in crisi e cominciano ad accusare defezioni.
Nell’ottobre del 1948 già 300.000 nazionalisti sono passati nelle file
comuniste
Nel 1949, malgrado l’investimento americano a sostegno dei nazionalisti avesse
ormai raggiunto i due miliardi di dollari, la dinastia di Chang era ormai allo
sbando grazie all’ostilità del popolo cinese che non sopportava più la sua
crudeltà, la tirannia e la corruzione dilagante mentre le aree conquistate dai
comunisti rappresentavano modelli di onestà, progresso e giustizia sociale.
Intere divisioni armate di Chang Kai-shek passarono con i comunisti mentre il
generale e le sue corti si rifugiarono sull’isola di Taiwan, o Formosa,
costringendo gli isolani a sottoporsi ai loro voleri. Oltre 28.000 persone
vennero massacrate. Mentre Chou En-lai chiese agli Usa un trattato di amicizia,
questi ultimi continuarono con le incursioni in territorio cinese ed attentarono
più volte alla vita dello stesso Chou.
Sul finire del 1948 la posizione dei nazionalisti era ormai del tutto
compromessa. L'esercito, benché riorganizzato, riarmato e rifornito dagli USA,
aveva sulle spalle oltre dieci anni di guerra: prima contro i comunisti, poi
contro i giapponesi, poi nuovamente contro i comunisti, anni che ne avevano
minato la tenuta psicologica mentre l'Esercito di liberazione Popolare, come era
ora definito, proveniva, almeno per una parte dei suoi effettivi, dalla
guerrilla contro il Giappone ed i suoi comandanti si erano formati durante la
famosa Lunga Marcia, contesti che ne avevano migliorato la compattezza e lo
spirito combattivo. Il risultato fu che le demoralizzate truppe nazionaliste non
furono in grado di fermare l'avanzata delle forze avversarie, malgrado la loro
superiorità numerica e nell'armamento.
Nel 1948, in Cina, anche la diffusa corruzione presente tra gli ufficiali non
giovò alla combattività dell'esercito del governo di Nanchino. Oltre ad un alto
numero di diserzioni individuali vi fu anche un notevole fenomeno di diserzione
di intere unità dell'esercito nazionalista che, eliminati gli ufficiali,
passarono con tutte le armi nel campo comunista. I comunisti furono abili nel
conquistare la Manciuria con la decisiva campagna di Liaosen. La cattura di
molto materiale bellico nazionalista fornì loro le armi pesanti, artiglieria e
carri armati, necessarie per proseguire le operazioni a sud della Grande
Muraglia. La campagna dello Huaihai svoltasi tra la fine del 1948 ed l'inizio
del 1949 assicurò ai comunisti il controllo della Cina centrale mentre la
campagna di Pechino permise la conquista della Cina del nord compresa la città
di Pechino che fu conquistata senza combattimenti il 31 gennaio 1949.
Nell'aprile 1949 le forze comuniste varcarono il fiume Yangtze catturando la
città di Nanchino, capitale, fino a quel momento, del governo della Cina
nazionalista. In molti casi le campagne e le piccole città subirono l'influenza
dei comunisti ben prima della capitolazione delle città principali.
Sul finire
del 1949 l'Esercito di Liberazione Popolare inseguì le rimanenti forze
nazionaliste nel sud della Cina.
Il 1º ottobre 1949 Mao Zedong proclamò la costituzione della Repubblica Popolare
Cinese con capitale Pechino.
Chiang Kai-shek con circa 600.000 soldati e circa 2.000.000 di civili,
principalmente membri del governo e le loro famiglie, abbandonò, grazie
all'aiuto degli USA, la Cina continentale per rifugiarsi nell'isola di Taiwan.
Nel dicembre dello stesso anno Chiang Kai-shek proclamò la città di Taipei come
capitale provvisoria della Repubblica Cinese affermando di rappresentare il solo
governo legittimo della Cina.Le ultime sacche di resistenza nazionaliste nel sud
furono debellate all'inizio del 1950 e la guerra si concluse con la conquista da
parte del governo di Pechino delle Isole Hainan nel maggio del 1950.
Il 14
febbraio 1950 la Cina firma con Mosca di un trattato di amicizia, alleanza e
assistenza reciproca. Lo stesso anno Mao Tse-tung inizia la riforma agraria su
vasta scala. Il 25 giugno 1950 c’è lo scoppio della guerra di Corea: è la prima
occasione di verifica dell’alleanza.
Devastato dal 2° conflitto mondiale, il
Paese riprende la corsa verso il benessere.
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