Quante armi circolano negli Usa? È facile comprarne una? Quante stragi vengono
commesse ogni anno, e quale impatto hanno sull'opinione pubblica?
Aspettare un giorno libero da stragi di armi da fuoco per discutere del possesso
di pistole e fucili potrebbe voler dire dover attendere a lungo. Nel 2015, su
336 giorni analizzati, si sono registrate 355 sparatorie di massa (cioè
con un numero di vittime pari o superiore a 4).
Secondo emendamento.
Ogni qualvolta un politico o un'associazione propongono
una legislazione più restrittiva sul possesso di armi da fuoco, politici e le
lobby pro armi, come la potente National Rifle Association(Nra), si appellano
al Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che dice:
Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata
milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere
infranto.
I suoi critici, tuttavia, fanno notare che si tratta di un articolo adottato il
15 dicembre 1791, in tempi decisamente differenti, con armi molto diverse:
allora, moschetti che sparavano al massimo 2 o 3 colpi al minuto; oggi armi
automatiche che arrivano a sparare anche 100 colpi al minuto.
Quanto sono violenti gli USA rispetto agli
altri paesi?
Gli USA detengono il triste record di maggior numero di
omicidi per armi da fuoco di qualunque altro Paese occidentale (6 volte più del
Canada, 16 volte più della Germania). Una magra consolazione: negli ultimi 40
anni, la situazione è decisamente migliorata.
Quanto sono violenti gli Usa rispetto agli altri?
Armi facili.
In buona parte degli Stati americani chiunque abbia più di 21
anni può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare
un fucile o un fucile a canna liscia. Basta presentare un documento di identità:
il venditore si limita a registrare i dati e associarli all’arma (ma nelle
vendite tra privati la legge è meno restrittiva). Dal 1968, i colpevoli di
reati, immigrati clandestini, le persone soggette a ordinanze restrittive, chi
fa uso di stupefacenti o particolari farmaci e gli stranieri non possono
acquistare o possedere armi.
Gli Stati con più armi da fuoco sono anche quelli con il maggior numero di
omicidi violenti e di suicidi (non vale solo per gli USA, ma per tutti i Paesi
industrializzati). Altri fattori come una più alta densità abitativa, più stress
o un maggior numero di immigrati non sono correlati a un aumento di morti per
armi da fuoco. Gli Stati con la maggiore circolazione di armi sono anche quelli
con il maggior numero di uccisioni per arma da fuoco attribuite alla polizia.
Dal 9 agosto 2014 (quando fu ucciso il giovane Michael Brown a Ferguson, nel
Missouri) ad oggi, queste morti sono state almeno 2.902.
Stragi.
Secondo il Gun Violence Archive - negli Usa al 4 agosto 2019 ci sono già state 251 sparatorie, che hanno
causato la morte di 281 persone e il ferimento di altre 1.032. Cifre che
spiegano come le sparatorie siano un fenomeno quotidiano dato che da
gennaio ad agosto, in media, ce n'è stata una al giorno.
Sondaggi.
Secondo la società di sondaggi Gallup, il 47% degli statunitensi
dice di volere leggi più severe sulla vendita di armi da fuoco. Il 38% per cento
degli americani vogliono che le leggi rimangano così come sono, e il 14%
dichiara di dovrebbero essere resi persino meno rigide.
Nel 2012, dopo la sparatoria scuola a Newtown (Connecticut), la percentuale di
chi voleva un inasprimento delle norme sulla vendita e detenzione di armi era
del 58%.
Alaska
Lo stato dove le armi sono più diffuse è l'Alaska (più del 60% degli
abitanti ne possiede almeno una). Ma i più armati sono gli Stati del sud.
L'acquirente tipo di un'arma da fuoco è bianco, maschio e interessato a armi da
caccia.
Lobby.
I possessori di armi sono rappresentati da lobby potenti come NRA (la
National Rifle Association, che ha appoggiato la corsa di Donald Trump alla Casa
Bianca), Safari Club International, Gun Owners of America and the National
Association for Gun Rights, che ricevono soldi dall'industria delle armi. Ma
quanto spende la lobby delle armi? Secondo alcune fonti, solo nel 2014 per
influenzare le decisioni del congresso i 52 lobbisti, che rappresentano 10
clienti, avrebbero speso oltre 12 milioni di dollari.
Miti.
Tra i principali produttori di armi da fuoco c'è la Smith and Wesson,
una delle più famose e antiche aziende americane: fondata nel 1852, attivissima
durante la guerra civile, ha prodotto la famigerata 44 magnum protagonista di un
film con Clint Eastwood (Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan).
I pistoleri Usa, assassini che nessuno vuole davvero fermare.
Nell’America che
festeggia la Fiera della pistola. Come al luna park
Una strage infinita: 251 sparatorie di massa e 132 morti soltanto nel
2019. Vite sprecate in un paese dove l'uso e il commercio delle armi
sono fuori controllo.
Uso delle armi in America.
Nel pozzo nero delle stragi dei pistoleri americani si trova di tutto. Vite
sprecate, tante, tantissime, per i motivi più assurdi e scontati nella nota
banalità del male: odio razziale, psicopatia, rabbia personale, emulazione,
estremismo politico e religioso. I killer si ispirano a vicenda, contagiano le
modalità delle loro stragi e, cosa assurda per un paese dove se evadi le tasse
finisci in carcere e qualcuno butta la chiave, e dove dunque la certezza della
pena è garantita, le autorità politiche, amministrative e giudiziarie sono
impotenti. Paralizzate.
Le stragi a ciclo continuo firmate dai pistoleri americani, nei bar, nei centri
commerciali, nelle scuole, in tutti i luoghi dove esiste una comunità che
andrebbe protetta e rispettata, hanno creato non più una striscia di sangue. Ma
un oceano di cadaveri. Soltanto nel 2019, fino agli inizi di agosto, le
sparatorie di massa sono state 251, delle quali 32 con almeno 3 morti per un
totale di 136 morti. Si spara e si uccide in un centro commerciale del Texas (20
morti e 26 feriti), per mano di Patrick Crusius, un criminale di 21 anni, e dopo
13 ore tocca a un bar dell’Ohio, dove il 24enne Connor Betts fa fuori 9 persone
e ne ferisce una trentina.
Una strage tira l’altra, con record di vittime da genocidio, anche in luoghi
civilissimi, come Las Vegas, dove in appena quindici minuti Stephen Paddock ha
fatto una strage di giovani che stavano seguendo un concerto di musica country.
Già, Las Vegas, dove gli americani hanno la spudoratezza, con questo scenario di
stragi, di continuare a celebrare la Fiera della pistola. Come se fare stragi,
uccidere, sprecare centinaia e migliaia di vite umane fosse un gioco da luna park.
Vogliamo
imitare gli americani?
In pochi mesi, 7.872 morti per uso di armi da fuoco
Uso delle armi negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti restano un paese modello nel mondo, non solo occidentale, per la
capacità di integrare popoli, razze, religioni, etnie. Altrimenti non sarebbe
possibile la convivenza di una gigantesca comunità, i cittadini americani, di
320 milioni di uomini e donne, dei quali circa il 13 per cento sono
afroamericani.
Ma il vero nervo scoperto del Paese dove la democrazia è comunque solida nel suo
meccanismo di pesi e contrappesi, è la vendita sproposita e l’uso privato delle
armi. In pratica 300 milioni di pistole, fucili e mitra. Per fare che cosa? Per
difendersi, certo, ma anche per lasciarsi andare a un gesto di follia, a una
vendetta, a un rancore da folli. E per alimentare qualsiasi forma di odio,
compreso quello razziale che cova sempre sotto la cenere.
ARMI IN AMERICA
La vendita delle armi, a questi livelli, ha portato alla trasformazione di una
nazione esemplare per la sua civiltà in un Paese di pistoleri. Come se fossimo
ancora all’epoca del Far west. Le armi ovunque e in mano a chiunque sono il
problema numero uno dell’America contemporanea, e ne mettono a rischio anche la
sua solidità e la sua democrazia. La lobby dei venditori, dai produttori
all’esercito dei commercianti del settore, è potentissima: influenza Casa
Bianca, Congresso, singoli stati e tutti i piani alti del potere politico ed
amministrativo. Esiste perfino una National Rifle Association, che si presenta
in modo trasparente e legale come “la lobby delle armi”, e ha una fortissima
influenza non solo nei palazzi del potere, ma anche nel circuito dell’opinione
pubblica. D’altra parte la parola “no alle armi” è perfino difficile da
pronunciare in un Paese dove il 70 per cento della popolazione è favorevole al
possesso e all’uso di armi e fucili da parte di singoli cittadini per proteggere
sicurezza e incolumità, e pazienza se poi ci scappa anche la schioppettata
mortale per vendetta o per un banale moto di rabbia. O, peggio, per
l’intolleranza legata al colore della pelle.
LOBBY ARMI AMERICA
Per capire quanto sia forte la lobby delle armi in America, basta leggere tra le
righe la disarmante impotenza di Obama, che durante ben due mandati alla Casa
Bianca non è mai riuscito, nonostante tanti annunci e 18 tentativi, sempre in
occasione di un episodio di violenza con le armi e di qualche tragico omicidio,
a scardinare la legge che consente questa follia collettiva. Tantomeno è
riuscito a scalfire gli interessi economici, da veri potentati, che stanno
dietro la legge che arma gli americani. Né purtroppo possiamo aspettarci molto
da Trump che, a differenza di Obama, non dissimula la sua simpatia e tutte le sue
giustificazioni a favore dei pistoleri e parla genericamente di un problema
«senza soluzioni facili».
ARMI AMERICA
Dalla sponda dell’Europa tanto vituperata, una volta tanto possiamo fare noi un
appello per la civiltà e per la democrazia in America, di fronte alla potenza
delle armi di tutti e per tutto. Armi che non riducono la violenza, ma semmai la
aumentano (è un altro record mondiale degli Stati Uniti: il numero di omicidi).
Così come è semplicemente stupido e ipocrita barricarsi dietro lo scudo della
Costituzione americana che i pistoleri interpretano a modo loro, sostenendo che
contiene di fatto (secondo emendamento del testo) il diritto illimitato di ogni
cittadino di armarsi. Se anche fosse così, bisogna rivederlo in modo radicale
questo diritto, nell’interesse innanzitutto degli Stati Uniti e del popolo
americano. Questa scia di sangue e di morti da armi da fuoco, possedute come
barattoli di sugo di pomodori per la pasta, non è destinata a durare in
eterno. E la sua fine non può essere affidata alla voce isolata di qualche
solitario movimento «No armi» che ogni tanto si affaccia nelle cronache delle
proteste negli Stati Uniti. Ci siamo anche noi europei, noi occidentali, che
possiamo e dobbiamo dire la nostra, ricordando che possedere armi in questo
modo, e con questa diffusione, e usarle con questi ritmi non è degno di un paese
civile, civilissimo, come gli Stati Uniti.
Quali fattori accomunano le comunità americane dove sono avvenute sparatorie di
massa?
Le ultime sparatorie avvenute negli Stati Uniti a Dayton nel Ohio e a El Paso,
nel Texas, fanno parte purtroppo di una lunga serie. E il lavoro di chi studia
questi fenomeni è spesso ostacolato dal dibattito politico.
In America la questione si focalizza tra sostenitori delle lobby delle armi – in
nome del diritto costituzionale – e chi invece lamenta il modo, considerato
troppo facile, con cui chiunque può avere accesso a un’arma.
Anche in questo contesto possono circolare fake news, come quella che vorrebbe
dare la colpa ai videogame violenti, per non parlare di chi ci vede ogni volta
il terrorismo islamico, o un complotto governativo che coinvolgerebbe poteri
oscuri, allo scopo di destabilizzare il Paese.
Lo studio su 150 comunità
Eppure è nota una ricerca che compara diverse comunità dove sono avvenute stragi
a opera di singoli o improvvisati killer. Uno studio che va a individuare i
punti in comune. Nessuno riguarda i videogame. Né sussistono sufficienti prove
per parlare di false flag, ovvero degli attentati combinati dagli stessi
governi.
Si tratta dello studio pubblicato nel 2018 dalla rivista dell’American College
of Surgeons, che stabilisce delle correlazioni piuttosto interessanti,
soprattutto con la presenza di leggi troppo permissive sulle armi e il difficile
accesso ad assistenza psicologica e cure psichiatriche.
Se da un lato questa piaga viene facilmente strumentalizzata politicamente,
dall’altro appare evidente che a commettere stragi sono soggetti disturbati. Nel
calderone troviamo persino alcuni Incel (celibi involontari) che hanno sfogato
la loro frustrazione per l’incapacità di stabilire dei rapporti amorosi,
commettendo delle stragi poco prima di suicidarsi.
I quattro fattori delle sparatorie di massa
Il team ha svolto la ricerca sulla base di dati raccolti tra il 2005 e il 2018
da una vasta gamma di fonti, «tra cui l’FBI, il censimento degli Stati Uniti, i
Centri per il controllo delle malattie, le Leggi statali sulle armi». Il
campione riguarda 155 sparatorie.
Per ognuna di queste – al netto di quelle commesse per chiare ragioni
terroristiche o malavitose – sono stati esaminati 180 fattori sociali nelle
comunità in cui sono avvenute.
Si è accertato così che effettivamente si tratta di ambienti con scarso accesso
ai «professionisti della salute mentale», con maggiore incidenza nelle comunità
urbane.
Anche una scarsa quantità di interazioni sociali è stata individuata come
fattore di rischio. Infine, la disuguaglianza economica si è rilevata correlata
ad una maggiore probabilità di episodi stragisti.
Di tutti il fattore più facile da individuare è stato senz’altro il già citato
facile accesso alle armi. Quante altre stragi dovranno avvenire perché i
rappresentanti al Congresso di Washington decidano di fare qualcosa?
"Marcia per le nostre vite"
Fiumi di studenti in marcia in America contro
le armi "facili" "Siamo noi il cambiamento", dicono i ragazzi scesi in piazza
dopo le recenti stragi nelle scuole tra cui quella del liceo di Parkland, in
Florida, costata la vita a 17 persone tra studenti e insegnanti
Il
governatore della Florida ha recentemente firmato la legge per la sicurezza nelle scuole che pone
limiti alle armi.
Anche l'Oregon ha varato una legge più restrittiva per acquisto
armi da fuoco Dopo la strage in Florida la mossa di Walmart: non potrà
acquistare armi chi ha meno di 21 anni
Sono centinaia di
migliaia gli americani che hanno partecipato alla storica manifestazione contro
le armi "facili" negli Stati Uniti. Più di 800 le marce, anche al di fuori degli
Usa, con i giovani in testa e sotto lo slogan "Mai più". Solo a Washington ha
sfilato più di mezzo milione di persone.