L'Afghanistan, spesso chiamato il "crocevia
dell'Asia centrale", si trova in un punto di connessione davvero unico,
nel quale numerose civiltà eurasiatiche hanno interagito e spesso
combattuto e che fu un importante teatro delle prime attività della
storia. Attraverso le epoche, la regione oggi nota come Afghanistan è
stata invasa da numerose potenze, tra cui gli Indoariani, i Medi, i
Persiani, i Greci, i Maurya, l'Impero Kushan, gli Unni Bianchi, i
Sasanidi, gli Arabi, i Mongoli, i Turchi, i Britannici, i Sovietici e
più recentemente gli Stati Uniti. Raramente però queste potenze sono
riuscite a esercitare il completo controllo della regione. In altre
occasioni, entità statali originarie dell'Afghanistan hanno invaso le
regioni circostanti creando dei propri imperi.
Si pensa che tra il 2000 e il 1200 a.C. ondate
di Arii che parlavano lingue indoeuropee abbiano dilagato nell'odierno
Afghanistan, creando una nazione che prese il nome di Aryanam Xša?ra, o
"Terra degli Arii". Si ipotizza che lo Zoroastrismo abbia avuto
probabilmente origine in Afghanistan, tra il 1800 e l'800 a.C. Le
antiche lingue dell'Iran orientale, come l'avestano, potrebbero essere
state usate in Afghanistan all'incirca nello stesso periodo dell'ascesa
dello Zoroastrismo. Nella zona orientale, la civiltà vedica indoariana
potrebbe aver avuto una certa importanza, anche se questo deve essere
ancora dimostrato definitivamente. Nella prima metà del VI secolo a.C.
l'Impero Persiano soppiantò i Medi e incorporò l'Ariana all'interno dei
propri confini. Intorno al 330 a.C. Alessandro Magno invase la regione.
Dopo la breve occupazione macedone, gli stati ellenistici dei Seleucidi
e della Battriana controllarono l'area, mentre i Maurya provenienti
dall'India si annetterono per un certo periodo la parte sudorientale e
introdussero il Buddhismo nella regione, che in seguito tornò sotto il
dominio battriano.
Durante il I secolo d.C. i Kushan Tocari
occuparono la regione. In seguito, l'Ariana cadde in mano a diverse
tribù eurasiatiche - tra cui i Parti, gli Sciti e gli Unni, senza
dimenticare i Sasanidi persiani e alcuni governanti locali come gli
Shahi indù di Kabul - fino al VII secolo, quando gli eserciti degli
Arabi musulmani invasero la regione.
Il califfato arabo inizialmente si annetté nel
652 alcune parti dell'Afghanistan occidentale e in seguito, tra il 706 e
il 709, conquistò quasi tutto il resto del paese, amministrando la
regione con il nome di Khorasan. Con il passare del tempo gran parte
della popolazione si convertì all'Islam. L'Afghanistan diventò il centro
di importanti imperi, come quello ghaznavide (962-1151), fondato da un
governante turco originario di Ghazni chiamato Yamin ul-Dawlah Mahmud.
Il suo posto fu preso dall'Impero Ghurida (1151-1219), fondato da un
altro governante locale, stavolta di estrazione tagika, Muhammad Ghori,
i cui domini costituirono in India la base del Sultanato di Delhi.
Nel 1219 la regione fu invasa dai Mongoli di
Gengis Khan, che devastarono il paese. Il loro dominio continuò con l'Ilkhanato
e fu esteso ulteriormente dopo l'invasione di Tamerlano, un governante
dell'Asia centrale. L'uzbeko Babur, discendente sia di Tamerlano che di
Gengis Khan, nel 1504 fondò l'Impero Moghul, con capitale Kabul. Più
tardi i Safavidi persiani sfidarono il potere dei Moghul e nella prima
metà del XVII secolo si impadronirono della regione.
Lo
stato-nazione afgano, così com'è oggi venne
ad esistere nel 1746, sotto l'Impero Durrani, ma il suo controllo venne
ceduto al Regno Unito fino a quando Re Amanullah ascese al trono nel
1919 (si veda il "Grande gioco").
I governanti storici dell'Afghanistan
appartenevano alla tribù Abdali degli afgani etnici, il cui nome venne
cambiato in Durrani all'ascesa di Ahmad Shah. Essi appartenevano al
gruppo Saddozay del clan Popalzay o al gruppo Mohammadzay del clan
Barakzay degli afgani etnici.
I Mohammadzay fornivano spesso ai re
Saddozay i consiglieri principali, che occasionalmente servivano come
reggenti, identificati con il termine Mohammadzay.
Fin dal 1900, undici governanti sono stati
deposti con mezzi non democratici: 1919 (assassinio), 1929
(abdicazione), 1929 (esecuzione), 1933 (assassinio), 1973 (deposizione),
1978 (esecuzione), 1979 (esecuzione), 1979 (esecuzione), 1987
(rimozione), 1992 (rovesciamento), 1996 (rovesciamento) e 2001
(rovesciamento).
L'ultimo periodo di stabilità dell'Afghanistan
si colloca tra il 1933 e il 1973, quando la nazione era sotto il governo
di Re Zahir Shah. Nel luglio 1973 però, il cognato di Zahir Sardar,
Mohammed Daoud, lanciò un colpo di stato incruento a seguito del quale il
re fu cacciato e venne proclamata la repubblica.
Daoud e tutta la sua
famiglia vennero assassinati nel 1978, quando il Partito Democratico
Popolare dell'Afghanistan (comunista), prese il potere con un colpo di
stato (27 aprile).
All'interno del partito si aprì subito un forte
contrasto tra la fazione Khalq (la più radicale) e quella Parcham. In
una prima fase fu la prima fazione a prevalere con il leader Hafizullah
Amin. Il 24 dicembre 1979 l'Unione Sovietica intervenne militarmente
contro il governo di Amin, considerato vicino agli USA.
Contrastata da una montante pressione
internazionale e con perdite di circa 15.000 soldati sovietici, per mano
dell'opposizione dei mujaheddin addestrati da Stati Uniti, Pakistan, e
da altri governi stranieri, l'URSS si ritirò dieci anni dopo, nel 1989.
I combattimenti proseguirono, questa volta tra
le differenti fazioni dei mujaheddin. Questo diede vita ad una
spartizione del controllo della nazione tra i signori della guerra,
dalla quale sorsero i Talebani. La più seria di queste lotte avvenne nel
1994, quando 40.000 persone rimasero uccise negli scontri tra fazioni
nell'area urbana di Kabul e la città fu distrutta dal tiro delle
artiglierie. Appoggiati dal Pakistan come alleato strategico, i Talebani
si svilupparono
come forza politico/religiosa e alla fine presero il
potere nel 1996.
Successivamente furono in grado di conquistare
il 90% della nazione, ad eccezione delle roccaforti dell'Alleanza del
Nord nel nord-est del paese. I Talebani cercarono di imporre una stretta
interpretazione della Sharia islamica. L'alleanza Pakistan-Talebani fu a
lungo sospettata di dare rifugio e assistenza a organizzazioni
terroriste islamiche (in particolare ad Al-Qaeda, di Osama bin Laden)
nei rispettivi territori, identificati di conseguenza con l'epicentro
del terrorismo islamico internazionale.
A partire Marzo del 2001, in oltre un mese di
bombardamenti ed opere di demolizione, i Talebani distrussero con
esplosivi e razzi i due Buddha di Bamiyan, III-V sec. (Afghanistan,
Bamian Valley), opere d'arte attualmente Patrimoni mondiali dell'umanità
dell'UNESCO. La statua più grande era alta 53 metri ed era la più grande
immagine di Buddha del mondo anticamente decorata con oro e pietre
preziose; sopravvissute a più di 1800 anni di invasioni e considerate
precedentemente un patrimonio da proteggere dagli stessi musulmani.
Il 7 ottobre 2001
l'Afghanistan subisce l'intervento militare
degli Stati Uniti e dei loro alleati, in reazione agli attacchi
terroristici dell'11 settembre 2001 e motivato dalla guerra al
terrorismo (e più specificatamente dall'intento di catturare Osama bin
Laden). Il regime talebano è rovesciato.
Alla fine del 2001, i principali capi
dell'opposizione afghana e della diaspora si incontrarono a Bonn e
concordarono un piano per la formulazione di una nuova struttura di
governo che portò alla nomina di Hamid Karzai a presidente dell'Autorità
afgana nel dicembre 2001. Dopo una Loya Jirga nazionale nel 2002, Karzai
venne eletto presidente.
Come conseguenza della storia estremamente
tormentata anche e soprattutto recente, il paese si trova a tutt'oggi in
una situazione di profondissima crisi economica e sociale, oltre a
subire direttamente le conseguenze dei recenti conflitti (per esempio a
causa del problema delle mine antiuomo sovietiche che rendono ancora
pericolose vaste aree della nazione).
Come nel vicino Iraq, anche in Afghanistan il
conflitto in atto continua a provocare danni e vittime senza che si
riesca a favorire un minimo processo di pace. Il governo ha un ben
limitato campo d'azione (Kabul e dintorni), e i talebani stanno
progressivamente riacquistando influenza nel paese.
Nel 2006 il conflitto ha provocato oltre 4mila
morti (è stato l'anno con più vittime dal 2001). La missione Isaf, della
Nato e altri paesi (per un totale di 37 stati), al gennaio 2007 conta su
32.500 soldati (tra di essi ne rientrano alcuni inglobati dalla missione
degli Stati Uniti Enduring Freedom, che conta comunque ancora su circa
10mila soldati americani). Per quanto riguarda la missione ISAF, i
contributi sono così suddivisi: 11.800 soldati americani, 6.000
britannici, 2.700 tedeschi, 2.500 canadesi, 2.000 italiani, 2.000
olandesi e 975 francesi.
Il quadro etnico attuale è piuttosto composito,
ospitando l’Afghanistan genti diverse che, insediatesi in regioni spesso
inaccessibili, hanno potuto conservare caratteri somatici e generi di
vita peculiari. La maggioranza della popolazione è formata da Pashtūn,
agricoltori stanziali e allevatori nomadi e seminomadi; vengono poi i
Tagiki, per lo più coltivatori diretti, sedentari delle regioni montuose
del Centro e dell’Ovest; quindi gli
Hazāra, seminomadi e lavoratori stagionali delle montagne
nord-orientali, le più povere, che rappresentano la parte mongola della
popolazione afghana, probabilmente entrati nel paese in seguito alle
conquiste dei Mongoli (12°-15° sec.). Gli Uzbeki e i Turkmeni,
discendenti dai Turchi penetrati nell’Afghanostan nel Medioevo, sono ottimi
agricoltori e allevatori che vivono nel Nord, soprattutto nella
provincia di Balkh.
Tranne gli Hazāra
che sono sciiti, il resto della popolazione professa la religione
musulmana di rito sunnita.
È difficile valutare la reale consistenza
demografica dell’Afghanistan, in quanto l’invasione sovietica prima, l’intensa
guerriglia poi e infine il conflitto apertosi con gli Stati Uniti
nell’ottobre 2001 hanno in gran parte condizionato il quadro
demografico, causando, oltre a centinaia di migliaia di vittime,
spostamenti di abitanti, sia all’interno del paese sia verso i paesi
confinanti(secondo l’UNHCR, nel 2009 erano ancora 1,7 milioni gli
afghani in Pakistan e 935.000 quelli in Iran). Il calcolo della
popolazione totale è affidato a stime, risalendo l’ultimo censimento
ufficiale al 1979. Le Nazioni Unite quantificavano la popolazione nel
2010 in 31,4 milioni di abitanti, in notevole aumento rispetto al dato
del 1979 (15,5 milioni di abitanti). Tale incremento è conseguenza di un
tasso di natalità elevatissimo, in assoluto uno dei maggiori del mondo
(44‰ nel 2010), ancorché in parte bilanciato dalla mortalità, anch’essa
notevolmente elevata (16,8‰ nel quinquennio 2005-2010). Il tasso di
crescita annuo è stato del 2,8%, a cui si aggiungono cospicui rientri
degli emigrati (dal 2002 al 2009 sono rientrati in patria oltre 5,6
milioni di afghani). Il tasso di mortalità infantile è andato
progressivamente diminuendo, pur rimanendo ancora alto (101‰ nel 2011,
ma 136‰ nel 2000), mentre la speranza di vita alla nascita è di 47.2
anni per gli uomini e di 47.5 anni per le donne.
Per quanto riguarda la distribuzione
territoriale (a parte il diffuso nomadismo), a una densità media di
oltre 48 ab. per kmquadrato si contrappongono vaste aree completamente
disabitate o quasi (centro-occidentali e sud-occidentali) e altre, assai
ristrette, fittamente popolate (conche e valli ben dotate di risorse
idriche e con clima favorevole).
Nell’incertezza della situazione
politica e nella mancanza di dati statistici ufficiali e attendibili, si
rileva comunque che, negli anni precedenti l’intervento degli
Stati Uniti, la situazione si era lentamente evoluta e la popolazione
urbana (30,2% del totale nel 2003), che nel 1995 rappresentava appena un
quinto della popolazione complessiva, era successivamente cresciuta a un
ritmo del 748% annuo, valore tra i più alti del mondo. Tale trend ha
però subito un’inversione di tendenza, e nel 2010 la popolazione urbana
era il 23,5% del totale. Le
città principali, oltre alla capitale, sono Qandahār, Herat, Mazar-e
Sharif, Jalalabad e Qonduz.
L’economia dell’Afghanistan, già fra le più povere del
mondo, ha subito ulteriori danni per le vicende politico-militari
recenti.
Gran parte della popolazione vive al di sotto della soglia di
povertà e solo in piccola parte viene raggiunta dagli aiuti umanitari.
La struttura portante dell’economia è costituita dall’agricoltura (oltre
il 78% della forza lavoro), che contribuisce alla formazione di poco
meno di 1/3 del prodotto interno. L’aridità del clima, la tormentata
orografia e la povertà dei suoli restringono le aree coltivabili a poche
zone lungo il corso dei fiumi, nelle valli ove sono presenti falde
acquifere sfruttabili mediante canali sotterranei e in prossimità di
sorgenti (12% del territorio nazionale): ma i terreni coltivabili
risultano ulteriormente ridotti dalla presenza di numerosissime mine
antiuomo non ancora rimosse. Un contributo notevole era derivato dalle
grandi opere di sbarramento e canalizzazione realizzate sull’Helmand,
sull’Arghand-āb, sull’Hari e sul Kabul, la cui efficienza è risultata
peraltro compromessa dalle distruzioni avvenute nel periodo
dell’occupazione sovietica. Si coltivano cereali, frutta, cotone e,
soprattutto, papavero da oppio (3.600 t nel 2010). Questa risorsa ha
costituito una fonte di finanziamento vitale per il governo dei
talebani, che, pur dichiarando di volerne impedire la produzione, in
realtà non ha fatto nulla per ostacolarla, malgrado le pressanti
richieste delle Nazioni Unite.
Rilevante resta il patrimonio zootecnico,
peraltro anch’esso decimato: 9 milioni circa di ovini nel 2004 (erano 20
milioni negli anni 1970), comprese milioni di pecore karakul, le cui
pelli sono largamente esportate; seguono caprini (7,5 milioni) e, a
distanza, bovini (3,8 milioni), asini e cammelli.
L’Afghanistan dispone di buone risorse minerarie, in
particolare: carbone (Karkar, Ishpusta e Dara-i-Soof), rame (Ainak),
petrolio (Herat) e gas naturale (Mazar-e Sharif); un gasdotto lungo 120
km collega Mazar-e Sharif al confine uzbeko: la produzione di gas
naturale era stimata a 30 milioni di m3 nel 2009 (erano 3 miliardi di m3
nel 1987).
Fra le attività
artigianali,alle quali è dedita la maggioranza degli attivi dell’intero
settore, tipica è la fabbricazione dei tappeti, che alimenta una
redditizia corrente esportatrice.
Estremamente carente è la rete delle comunicazioni: mancano quasi del
tutto le ferrovie, poche sono
tuttora le strade asfaltate; le antiche
carovaniere hanno, specie in corrispondenza dei passi, pendenze
sensibili.
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