Home

Marco Pantani 1970 - 2004

 

Il grande campione del ciclismo italiano Marco Pantani nasce il 13 gennaio 1970 a Cesena. Pantaqni giovane

Un giorno, a 11 anni, osservando i coetanei del G.C. Fausto Coppi di Cesenatico, che si ritrovavano per gli allenamenti nel piazzale antistante l’appartamento che i Pantani avevano acquistato in via dei Mille, al vispo Marco venne la folgorazione: usare sportivamente quel mezzo, fino ad allora solo un tema di gioco.
Di lì partì il suo rapporto col ciclismo, ed il 22 aprile 1984, con la vittoria in solitudine a Case Castagnoli di Cesena, iniziò la sua carriera di ciclista. Con gli anni, quella immediata e strabiliante attitudine alle salite divenne più marcata, ed i suoi successi più prestigiosi. Passavano le categorie, gli avversari divenivano sempre più competitivi, ma la superiorità di Marco sulle pendenze aumentava.
Vive a Cesenatico: esordisce come professionista il 5 agosto 1992 con la squadra "Carrera Tassoni", con cui correrà fino al 1996. La prima vittoria arriva nel 1994, al Giro d'Italia, nella tappa di Merano. Lo stesso anno Marco Pantani vince anche la tappa dell'Aprica, e il suo nome comincia a farsi conoscere.
Nel 1995 arriva la vittoria nella tappa di Flumsberg al Giro di Svizzera, ma sono le due tappe (Alpe D'Huez e Guzet Neige) al Tour de France a imporlo con forza all'attenzione del grande pubblico e dei media.
Anzichè utilizzare il classico berrettino, Pantani corre con una bandana colorata sul capo: il mito del "Pirata" nasce lì, sulle salite del Tour.
Nello stesso anno vince il bronzo ai Campionati del mondo di Duitama in Colombia, ma è in agguato il primo dramma della sua carriera: il terribile incidente alla Milano-Torino. Le circostanze lo costringono a lunghe cure e a saltare un'intera stagione.
Torna nel 1997 e riprende le gare passando alla squadra Mercatone Uno. La sfortuna tuttavia sembra ancora perseguitarlo: una caduta al Giro d'Italia (25 Maggio, tappa di Cava dei Tirreni) lo costringe al ritiro. Si riprende in tempo per partecipare al Tour de France dove vince la tappa dell'Alpe D'Huez e di Morzine.
Il 1998 è l'anno di una straordinaria impresa: Marco Pantani, indomabile in salita, vince il Giro d'Italia (si impone nelle tappe di Piancavallo e Montecampione) e subito dopo vince il Tour de France. In Francia vince le tappe di Plateau de Beille e Les Deux Alpes, prima di arrivare al Parco dei Principi, a Parigi, da trionfatore in maglia gialla.
Con questa impresa Pantani entra a pieno merito nell'élite dei campionissimi che hanno vinto Giro e Tour nello stesso anno.
Il 1999 comincia alla grande: Pantani sembra destinato a dominare ancora in Italia e all'estero. Al Giro si prende la maglia rosa e vince quattro tappe (Gran Sasso, Oropa, Pampeago, Madonna di Campiglio).
Proprio sulle rampe della strada che sale da Pinzolo verso la località delle Dolomiti di Brenta se ne va solo, alla sua maniera, con uno scatto secco, per tutti irresistibile. Sarà l'ultimo vero, romantico, gesto atletico del vero Marco Pantani.
Il mattino successivo alla trionfale vittoria di Madonna di Campiglio, Pantani viene fermato: un controllo anti-doping rivela che il suo ematocrito è troppo alto, fuori norma. Un controllo che lascia tuttora aperti pesanti interrogativi sulla sua regolarità, è la mattina del 5 giugno 1999, a due tappe dalla fine di un Giro d’Italia che stava dominando, fu riscontrato a Marco un tasso di ematocrito superiore al 50%: ciò significava uno stop di 15 giorni per tutelare la sua salute e l’addio alla corsa.

Per Pantani, fu l’inizio di una lunga odissea di torture. Venne posto alla gogna da fette consistenti di quei media che prima lo osannavano. Solo pochi giorni dopo, la stessa Magistratura iniziò ad aprire su di lui fascicoli e ad indagarlo. Si aprirono così per Marco le porte dei Tribunali, anche in mancanza di reali presupposti di legge. Ogni qualvolta provava a rialzarsi, parimenti un’altra Procura iniziava ad indagarlo: alla fine furono ben sette!
Sapendosi vittima di voleri superiori si lasciò andare alla disperazione, ed incontrò la cocaina.
Rientra per il Giro del Giubileo con partenza da Roma, ma non riesce a terminarlo. Partecipa anche al Tour e vince le tappe del Mont Ventoux, cima leggendaria, e di Courchevel.
Poi ancora incertezze sul futuro. Dimostra di voler tornare a buoni livelli e chiude il suo ultimo Giro, nel 2003, al quattordicesimo posto, malgrado l'ennesima sfortuna di una brutta caduta.
Non partecipa al Tour successivo e si ricovera in una clinica vicino Padova, a Giugno, per disintossicarsi e per curare le sue frequenti crisi depressive.
Viene trovato morto il giorno 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini, nel quale da alcuni giorni si era trasferito.

In quel periodo, nonostante le traversie, le delusioni e l’alterazione che veniva dalla sostanza, incentivò altre voci del suo essere artista: la pittura innanzitutto.
Così come le sue ultime lettere, nonostante l’italiano stentato, seppero assumere sovente i connotati della medesima poesia che sapeva recitare in bicicletta...
Marco Pantani, il ragazzo che veniva dal mare per incantare l’agreste delle asperità imprimendo passioni e trasporti in chi lo vedeva, che sapeva cantare e dipingeva come un pittore naif, che nascondeva la tanta beneficenza, perché pubblicizzandola la vedeva come anticamera del business, trovò la morte il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini.
La causa: overdose di eroina.

La Gazzetta dello Sport titolava in modo semplice e rispettoso: "Se n'è andato". Il dramma dell'uomo e la sua tragica fine incontrano l'immenso cordoglio del mondo sportivo - e non solo - che unanimemente si trova d'accordo nel voler ricordare del grande campione le gesta sportive, le emozioni e l'orgoglio.
Capita a molti ancora di piangere, quando si rivedono in televisione le immagini del Pirata in bicicletta: la sua grinta, la voglia genuina di affermarsi nonostante le sfortune, e le sue origini di gregario. Marco Pantani è stato amato da tantissimi già dalle sue prime vittorie al Giro nel 1994, quando era sconosciuto gregario, perchè la gente scoprì da quelle imprese un ragazzo romagnolo umile , timido e buono, che riusciva a sognare sulla bici, e costruiva con immensa passione il suo futuro di campione. Fu amato da tutti quando nel 1998, ripresosi da spaventosi incidenti, rilanciò la sua carriera con le strepitose vittorie al Giro ed al Tour : restano incancellabili nei miti dello sport, i suoi arrivi solitari in maglia rosa ed in maglia gialla sulle vette delle Alpi italo-francesi...
Marco Pantani è amato ancor'oggi da tantissimi. Perchè la storia di Marco è la perfetta metafora della crudeltà dei tempi moderni. Dalla polvere alle stelle, e di nuovo sulla polvere in poco tempo; troppo amato questo umile gregario che si era messo in testa di diventare campione, perciò molto invidiato. Pantani faceva sempre notizia, e faceva "vendere" e dava notorietà a chi se ne occupava... la notizia dell'ematocrito troppo alto del Giro del 1999 era "troppo notizia" perchè non si mettesse in moto un infernale "circo" mediatico e giudiziario: che a parere di molti, nel caso di Pantani ha visto un accanimento davvero speciale!
La depressione e lo sbandamento che ne seguirono precedettero il drammatico e triste epilogo della sua morte, in tragica solitudine, in un residence di Rimini nel giorno di San Valentino di qualche anno fa...
A Cesenatico, nella città natale di Marco Pantani, nei pressi della Stazione Ferroviaria locale, per iniziativa della famiglia, del Comune e della Fondazione Pantani, è stata realizzata un’area denominata Spazio Pantani, interamente dedicata al Campione romagnolo. Al suo interno è possibile ripercorrere la carriera del “Pirata”

 attraverso l’esposizione di foto, cimeli e materiali audiovisivi. La struttura è suddivisa in 3 aree di circa 100 metri quadrati ognuna, denominate con i nomi delle montagne che Marco Pantani ha conquistato e che lo hanno reso famoso e amato in tutto il mondo: Sala Mortirolo, Sala Alpe d'Huez e Sala Bocchetta.