Atleta, maratoneta etiope, nato domenica 7 agosto 1932 a
Mout, Etiopia
Morto
Giovedì 25 ottobre 1973 (a 41 anni) ad
Addis Abeba, Etiopia
Per
Emorragia cerebrale
Eccolo, Abebe Bikila - L'uomo che correva senza scarpe.
Il nome è Bikila ed il cognome è Abebe, ma la regola etiope per la quale
viene nominato prima il cognome e poi il nome, fa registrare questo
personaggio in tutto il mondo come "Abebe Bikila".
Nasce il 7 agosto
1932 a Jato, villaggio distante nove chilometri da Mendida, in Etiopia;
nello stesso giorno in cui viene alla luce, a Los Angeles si sta
correndo la maratona olimpica. Figlio di un pastore, prima di diventare
un eroe nazionale per le sue imprese sportive, la sua professione era
quella di agente di polizia, nonché guardia del corpo personale
dell'imperatore Haile Selassie; professione che decide di intraprendere
ad Addis Abeba, capitale dell'Etiopia, per guadagnare un po' di soldi e
sostenere la famiglia.
Nel 1956 assistette alla parata degli atleti di ritorno dalla Olimpiadi
di Melburne e qualcosa scattò dentro di
lui. Un giorno, avrebbe rappresentato il suo Paese ai Giochi Olimpici.
Non ci volle molto; lo stesso anno si distinse nel campionato delle
Forze Armate battendo il favoritissimo Wami Biratu.
Diventa una leggenda in ambito sportivo quando, ai Giochi Olimpici di
Roma del 1960, vinse correndo scalzo la gara della maratona.
E' il 10
settembre: Abebe si ritrova a far parte della nazionale olimpica etiope
in sostituzione di Wami Biratu, infortunatosi poco prima della partenza
durante una partita di calcio. Le scarpe fornite dallo sponsor tecnico
non risultano comode, così due ore prima della gara decide di correre
scalzo.
Aveva iniziato con l'atletica agonistica solo quattro anni prima,
allenato dallo svedese Onni Niskanen. Il percorso della maratona di Roma
supera la consuetudine che voleva la partenza ed il traguardo
all'interno dello
stadio olimpico. Alla vigilia della gara erano
pochissimi quelli che annoveravano Abebe Bikila tra i nomi favoriti,
nonostante l'etiope avesse fatto segnare un tempo notevole nei giorni
precedenti.
Con indosso la maglia verde numero 11, ingaggia da subito
una sfida contro un fantasma: Abebe vuole tenere d'occhio il concorrente
numero 26, il marocchino Rhadi Ben Abdesselam, che invece parte con il
185. Bikila rimane tra i gruppi di testa e non non trovando
l'avversario, pensa che questi sia più avanti.
Alla fine sarà l'etiope
il vincitore. Dopo la gara, quando gli viene chiesto il motivo della sua
decisione di correre scalzo, avrà modo di dichiarare: "Volevo che il
mondo sapesse che il mio paese, l'Etiopia, ha sempre vinto con
determinazione ed eroismo".
Quel giorno dei Giochi della XVII Olimpiade Bikila vinse la maratona
correndo i 42.195 metri canonici... cogliendo, oltre alla
prima medaglia d'oro africana nella storia a cinque
cerchi, una gragnola
di altri successi. Alcuni sportivi ed evidenti; altri sociali e meno
visibili. Fra questi ultimi certamente quello - da atleta delle ex
colonie fasciste - di aver vinto nell'Urbe con la sua falcata
inarrivabile, l'inconsapevole irriverenza della sua «calzatura
naturista» e l'involontario messaggio di cui era latore. Verso un popolo
italiano, ora più umile e consapevole, che aveva ancora negli occhi e
nelle orecchie la disturbante retorica tronfia e razzista del «Faccetta
nera» e del «Posto al sole» (rubato anche agli abissini). Vinse in
2h15'16"2: record del mondo, manco a dirlo, 25" davanti al marocchino
Ben Abdesselam.
Quattro anni dopo, Abebe Bikila si presenta alla XVIII Olimpiade (Tokyo
1964) in condizioni di forma non ottimali:
solo sei settimane prima
aveva subito un'operazione chirurgica all'appendice e il tempo dedicato
agli allenamenti si era molto ridotto.
Nonostante questa circostanza
sfavorevole è lui l'atleta che taglia per primo il traguardo e che
indosserà al collo la medaglia d'oro. In questa occasione gareggia con
le scarpe e stabilisce il miglior tempo mondiale sulla distanza. Nella
storia di questa faticosa disciplina, Abebe Bikila è il primo atleta di
sempre ad aver vinto la maratona olimpica due volte di seguito.
Ai Giochi Olimpici del 1968, che si tengono a Città del Messico, il
trentaseienne etiope deve subire e sopportare diversi handicap, dovuti
all'altitudine, agli infortuni e in generale all'età ormai avanzata. Si
ritirerà dalla gara prima di raggiungere il traguardo.
In carriera corre quindici maratone, vincendone dodici (due ritiri e un
quinto posto a Boston, nel maggio 1963).
L'anno seguente, nel 1969, rimane vittima di un incidente
automobilistico nei pressi di Addis Abeba: rimane paralizzato dal torace
in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscirà più
a camminare.
Aveva sempre amato praticare sport alternandosi in varie
discipline, come calcio, tennis e pallacanestro. Impossibilitato
nell'uso degli arti inferiori non perde la forza di continuare a
gareggiare: nel tiro con l'arco, nel ping pong, perfino in una gara
di
corsa di slitte (in Norvegia).
Abebe Bikila morirà a causa di un'emorragia cerebrale alla giovane età
di quarantuno anni, il 25 ottobre 1973.
Lo stadio nazionale di Addis Abeba sarà a lui dedicato.
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