|
L’ortica non è soltanto utile per l’estrazione della fibra tessile, è
un’erba molto ricca di vitamina A, B2, B9, C, K e di sali minerali, in
particolare di azoto e ferro, per cui viene molto usata a scopo
medicamentoso. L’ortica favorisce un’azione diuretica, mineralizzante,
depurativa ed antiforfora.
Le foglie fresche cotte trovano impiego in cucina per la preparazione di
alcune squisite pietanze.
Inoltre da essa si estraggono due sostanze coloranti: la clorofilla che
viene sfruttata per colorare di verde liquori, cosmetici, medicinali e
per tingere tessuti, e dalle radici invece si estrae una sostanza che
tinge di giallo.
La ramia (detta anche ramiè) è una fibra vegetale usata da migliaia di
anni nell'estremo oriente. È una fibra bianca, fine e lucente. I cinesi
la utilizzavano molto tempo prima che il cotone fosse introdotto in
oriente. Alla fine del XX secolo si è diffuso l'utilizzo anche in
occidente, soprattutto mista al cotone; la limitata diffusione in
occidente è da imputare principalmente ai suoi costi di lavorazione,
soprattutto il costo dovuto alla laboriosa estrazione della filaccia.
I maggiori produttori mondiali sono Cina, Taiwan, Corea, Brasile,
Filippine.
L’ortica, dai cui fusti ai fusti si ricava un’eccellente fibra
tessile, costituisce una grande risorsa, data la sempre crescente
richiesta di tessuti naturali, a basso impatto ambientale.
Le specie di
questa pianta utilizzate a questo scopo sono diverse: il “ramper” ad
esempio è una fibra che si ricava da una pianta della famiglia delle
Urticacee chiamata Boehmeria nivea. In India e Nepal crescono Urtica
ferox, Urtica crenulata e Urtica urentissima dalle quali si estrae una
fibra tessile denominata “fibra di allo”.
In Europa, e in particolare in
Italia, cresce molto diffusamente Urtica urens, un’erbacea annuale alta
circa 40 cm, con foglie verdi brillanti non sfruttata nel campo tessile.
Viene invece utilizzata un’altra ortica nostrana, Urtica dioica, un’erba
perenne alta fino a 150 cm con fusti eretti e molto robusti.
L’ortica comune, è una pianta infestante che cresce spontanea dalle
pianure fino a 700 metri di altitudine. E’ una specie dioica, ovvero i
fiori sono unisessuati e si presentano in esemplari distinti (piante
maschi e piante femmine). Tutta la parte aerea della pianta è
interamente rivestita da peli urticanti che contengono acido formico ed
istamina. Le foglie sono cuoriformi di colore verde scuro, le radici
rizomatose, i fusti sono robusti, quadrangolari e cavi.
Che tipo di fibra si ottiene?
La fibra tessile è molto lunga, circa 120 mm con un diametro medio di 50
micron. È morbida, lucente, uniforme, elastica e presenta una buona
resistenza alla torsione. Le fibre grezze hanno un colore bianco grigio
o verdastro, le digrezzate bianco sericeo. La ramia contiene circa il
60% di cellulosa, il resto sono sostanze gommose e incrostanti; dopo il
trattamento di sgommatura, il contenuto di cellulosa può arrivare sino
al 95%.
Dall’ortica si fabbricano ottimi filati sottili e flessibili che
risultano anche forti e tenaci. La fibra di ortica è morbida, resistente
e traspirante come il lino, brillante come la seta. E’ una fibra
naturale biodegradabile al 100% che possiede anche proprietà
antistatiche. Il fusto cavo conferisce proprietà termoregolatrici. La
fibra può avere funzioni diverse a seconda di come la si torce. Se viene
molto attorcigliata su se stessa, ostruendo completamente la parte cava
che trattiene l’aria, la fibra assume caratteristiche simili al cotone.
Mentre se attorcigliata poco, l’aria rimane all’interno della fibra e il
tessuto che se ne ricava protegge dal freddo come la lana.
Il processo di estrazione
In Italia, durante l’autarchia, dopo un periodo di abbandono, si riprese
ad estrarre la fibra tessile dall’ortica. Allora il processo di
estrazione veniva eseguito facendo macerare gli steli nell’ammoniaca,
per poi decorticarli successivamente. Un metodo costoso, presto poi
superato.
Attualmente, in Italia, in base ad un progetto della Regione Toscana,
nella provincia di Firenze presso il CNR in collaborazione con il
Dipartimento di Farmacia, sono in corso prove sperimentali sulla
coltivazione della pianta, sulla fibra e sui processi di filatura. E si
stanno provando alcuni metodi di estrazione sia naturali sia chimici.
Esistono 3 metodi di
macerazione:
Metodo naturale con macerazione in acqua: gli steli vengono fatti
macerare in acqua a temperatura ambiente per una settimana e poi
decorticati.
Metodo naturale con macerazione all’aria: un strato di piante di ortica
appena estirpate vengono messe a macerare all’aria poggiate sulla terra
per alcuni mesi finché la cuticola esterna del fusto comincia a
degradarsi.
Metodo chimico: gli steli si fanno bollire in un recipiente contenente
acqua e carbonato di sodio (35 g in 10 l di acqua), poi si procede alla
decorticazione e di nuovo si rimettono a bollire nell’acqua in cui è
stato messo idrossido di sodio (200 g in 10 l di acqua), infine si
lavano sotto l’acqua corrente a forte pressione.
Dalla fibra al filato
Ulteriori processi di lavorazione trasformano la fibra tessile in
filato:
– dopo il lavaggio i fusti si fanno asciugare
– si separano le fibre dal resto (processo di stigliatura)
– subito dopo si cardano le fibre, ovvero si ripuliscono dalle impurità,
poi si sfilacciano e si sgrovigliano
– successivamente si pettinano, cioè si scartano quelle troppo corte e
si allineano le altre più lunghe
– infine la torcitura, cioè il processo che serve a torcere il filo per
renderlo forte e tenace, pronto per essere lavorato per la fabbricazione
di tessuti.
Utilizzo dei tessuti di ortica
Ci sono varie testimonianze sull’utilizzo dell’ortica a scopo tessile
sin dall’Età del bronzo. Dall’antica Roma all’età napoleonica, molti
tessuti venivano fatti con l’ortica. Poi l’uso di questa fibra tessile
vegetale venne trascurato per un periodo piuttosto lungo, per essere poi
riscoperto nel primo dopoguerra. Prima della grande commercializzazione
dei tessuti in cotone, l’ortica veniva molto usata come fibra tessile
sia in Germania che in Finlandia, ma anche in Austria e in Italia.
Attualmente in Italia stanno tornando i tessuti di ortica o di ortica
misto cotone, con i quali vengono realizzati capi di abbigliamento,
tappeti, cuscini, rivestimenti interni per auto ecc.
Sono tessuti ipoallergenici ed ecosostenibili, dato che la pianta
dell’ortica non necessita di trattamenti chimici per crescere e
svilupparsi, e per estrarre la fibra si possono adoperare anche metodi
del tutto naturali, senza l’uso sostanze nocive per l’ambiente e per
l’uomo.
La fibra in genere è mescolata ad altre fibre naturali o sintetiche
(soprattutto cotone, canapa, lana, seta, viscosa, acrilico) donando
maggiore resistenza e luminosità ai tessuti. È utilizzata principalmente
per tovaglie, fazzoletti, tovaglioli, ma anche per cravatte e abiti
estivi. È anche usata per reti da pesca, vele, carta moneta, carte
valori e per i cappelli di paglia.
I tessuti di ramia (o anche misto ramia) possono essere lavati ad acqua
o a secco. La stoffa di ramia può essere sbiancata facilmente con
candeggina o clorica e sopporta temperature superiori a 100 °C per la
stiratura.
|
|