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La ginestra è una pianta
tessile che nasce e si riproduce spontaneamente sui terreni sterili ed
incolti, sui margini delle strade e sugli argini dei fiumi. Tra la fine
di luglio ed agosto vengono tagliati i rami e raccolti in "mannelli",
cioè in mazzi.
Affinché la lavorazione sia
ottimale, è necessario che le piante ginestra siano colte tenere, cioè
prima che si irrobustiscano eccessivamente. La pianta non deve aver
superato l’anno di crescita.
La Ginestra "si lavora dopo la
sfioritura tagliando i giunchi, ossia le vermene, più lunghi e meno
ramificati e con diversi processi di trasformazione si ottiene il filato
per ricavare tessuti particolari"
La raccolta della ginestra si effettua dopo la caduta dei fiori
selezionando le vermene più lunghe e più grosse.
Segue la bollitura che si fa in grossi pentoloni per circa un'ora
con l'aggiunta di cenere o soda caustica allo scopo di ammorbidire gli
steli.
La fase successiva è il macero con cui gli steli legati in fasci
si mettono in ammollo, possibilmente in acqua corrente, per circa una
settimana per ammorbidire completamente la fibra e facilitarne il
distacco nelle operazioni successive.
Il macero della ginestra, detto scorticatura, consiste nel cospargere
gli steli macerati di sabbia fine di fiume e strofinare energicamente
con i piedi, sia per tirare via la pellicola esterna e sia per separare
le fibra dall’anima interna
Segue la sfibrillatura: con quest'operazione si provvede, serrando pochi
steli alla volta fra le dita e strappandoli con decisione, a separare la
fibra dal canapulo. La battitura si fa nelle fiumare e serve a raffinare
la fibra privandola dalle parti legnose e dal verde della clorofilla. Si
effettua con robuste mazze di legno che battono sulla fibra sistemata a
mucchietti su grossi massi. S'intervalla la battitura con frequenti
sciacqui e strizzature per purgare e sbiancare la fibra.
Con la cardatura, la fibra lavata e asciugata che si presenta
aggrovigliata e ancora mista a scorie legnose e cuticulari., viene
preparata per la filatura. Con la cardatura, che può essere fatta a mano
o con appositi pettini, si puliscono, parallelizzano e selezionano
le fibre.
La filatura è la fase più difficile dell'intero processo. Consiste nel
trasformare la fibra in filato con alcune operazioni manuali, difficili
e sincronizzate. Ci si avvale della conocchia che serve a contenere la
fibra e dal fuso, che con movimento rotatorio attorciglia le fibre su se
stesse filandole all'infinito.
Si può filare la ginestra anche con il filarello, dove il movimento
rotatorio per la filatura è generato da un’apposita pedaliera, mentre
l’alimentazione della fibra è esclusivamente manuale. Tale attrezzo, che
rimane sempre di carattere artigianale manuale, aiuta a velocizzare la
lavorazione e a rendere più regolare il diametro del filato.
Molto diffusa sul territorio aspromontano, è utilizzata per produrre
sacchi, bisacce e tele per il trasporto dei prodotti agricoli e, durante
l’ultima guerra, anche indumenti, per la scomparsa dal mercato delle
fibre più nobili come il cotone e il lino.
Recentemente è stata rivalutata
per l'impiego nell'industria automobilistica.
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