La lana
La
lavorazione
della lana dal
vello
dell’animale al
filato avviene
con diverse
procedure:
Tosatura,
lavaggio e
cernita,
cardatura,
filatura
Tosatura
L’operazione di
tosatura del
vello delle
pecore avviene
generalmente una
volta all’anno,
in primavera, al
fine di ottenere
una lana dalle
fibre lunghe
detta lana
annuale o
lana madre.
In alcuni casi
la tosatura è
effettuata due
volte all’anno
in modo da
ottenere una
lana a fibre
corte detta
lana bistosa.
A seguito della
tosatura, il
vello si
presenta come
una massa di
fibre
intrecciate. Le
fibre verranno
prima sottoposte
ad una cernita
per la
classificazione
della qualità,
legata
fondamentalmente
alla
corrispondenza
della parte del
corpo
dell’animale; la
qualità migliore
proviene da
fianchi e
spalle, poi
dalla schiena,
dalle cosce, dal
collo e così
via. Nella
cernita delle
fibre vengono
inoltre fatte
valutazioni
finalizzate alla
destinazione
d’uso e legate
alle
caratteristiche
di lunghezza e
di finezza delle
fibre; vengono
accoppiati quei
velli con
caratteristiche
simili per
realizzare
filati più
sottili e
morbidi o più
robusti e
resistenti.
Non tutta la
lana ricavata e'
ideale per
essere filata. Piu'
precisamente il
vello ricavato
dal sottopancia
e della gambe è
di bassa
qualita' e viene
usata per
l'imbottitura
dei cuscini.
Invece la lana
della schiena è
di prima qualità
e ideale per
essere filata.
Lavaggio
Una fase
successiva è il
lavaggio
delle fibre
per
l’eliminazione
dello sporco e
delle impurità,
naturalmente
presenti nel
vello
dell’animale:
grasso, sudore,
terriccio e
residui
vegetali. Il
lavaggio aviene
con l’impiego di
soluzioni
contenenti
tensioattivi .
Un prelavaggio
della lana può
essere
effettuato prima
della tosatura,
facendo passare
gli animali in
corsi d’acqua.
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Il filo di lana Cardatura
La cardatura è
la procedura di
preparazione del
filato di lana
che precede la
fase finale di
filatura
e torsione
delle fibre. In
questa fase, i
fiocchi di lana
vengono
pettinati e
districati per
allineare ed
ordinare
parallelamente
le fibre.
Tramite la cardatura si separa la lana di bassa
qualità da quella destinata alla filatura. Un
tempo l'operazione era effettuata manualmente,
finchè comparve lo scardasso, diventato man mano
lo strumento fondamentale della cardatura. Esso
è formato da due tavolette di legno sulle cui
superfici sono presenti delle piccole punte,
simili a chiod. L'utilizzo dello scardasso nella
cardatura è il seguente: la lana è passata tra
le due tavolette, queste sono movimentate in
modo da spostarsi in posizione opposte. In
questo modo la lana si stira e una parte delle
impurità presenti viene eliminata. A questo
punto si puo' separare la lana di alta qualità
utilizzabile per la filatura da quella destinata
alla semplice imbottitura.
In
tempi antichi
questa
lavorazione era
realizzata con
l’impiego di un
fiore di cardo
secco, dal quale
deriva il nome
di cardatura.
Attualmente la
cardatura è
eseguita con dei
macchinari,
costituiti da
diverse
combinazioni di
cilindri rotanti
forniti di punte
metalliche di
differente
finezza. Il
processo
meccanico segue
lo stesso
principio di
quello manuale:
le fibre vengono
allineate ed
ordinate per la
filatura.
Filatura
Il ciclo di
lavorazione
della lana per
ottenere il
filato termina
con l’operazione
di filatura.
Questa consiste
nel tiraggio e
nella torsione
delle fibre
cardate, per
formare un filo
continuo. Al
filato viene
impressa diversa
intensità di
torsione, più o
meno forte. Ai
fini della
tessitura la
torsione debole
è destinata ai
filati usati
come trame e la
forte ai filati
usati per
l’ordito. La
filatura, come
le altre fasi di
lavorazione
delle fibre
tessili, nel
passato occupava
parte del lavoro
domestico
femminile ed i
suoi strumenti,
il fuso e la
rocca, erano
spesso elementi
del corredo
La prima operazione della filatura è la
preparazione della conocchia. Per far questo si
utilizza la rocca (o rocchino) (bastoncino di
legno lungo al massimo 80 cm. terminante con due
o tre punte che sostengono la massa lanosa).
Tramite la rocca si arrotola la lana su stessa
formando tante piccole matasse cilindriche.
Queste sono poi applicate all'estremità
biforcuta della rocca, a questo punto la
conocchia è pronta.
Si comincia cosi' a formare il filo dalla parte
inferiore della lana arrotolata, questa contiene
un materiale – la lanolina – che fa si' che il
filo non tenda a rompersi, la filatrice si aiuta
pero' anche con la saliva bagnandosi
continuamente le dita.
Una volta formato il filo lo si avvolge nel fuso
e lo si fissa con un nodo alla parte superiore
di quest'ultimo. Con continui movimenti rotatori
sia arrotola il filo intorno al fuso. In questa
fase la filatrice deve stare attenta a vari
aspetti dell'operazione: deve creare il filo
dalla conocchia, assicurarsi che lo stesso filo
non si rompa, movimentare il fuso e tenere la
conocchia ferma sotto l'ascella.
Ogni tanto la filatrice fa cadere a terra il
fuso per far tendere il filo, poi lo recupera
con un movimento simile a quello dello yo-yo e
ricomincia a filare finchè non esaurisce tutta
la lana sulla conocchia.
Durante questa operazione si ha già una prima
torcitura del filo dovuta alla rotazione del
fuso sul proprio asse, normalmente in senso
orario.
La lana ad un solo filo è piuttosto debole e
viene usata solo per la maglieria intima. Per
questo motivo, una volta creati due fusi filati,
essi vengono uniti in un solo gomitolo,
quest'ultimo viene collegato ad un fuso e il
filo viene ritorto una seconda volta, stavolta
ruotando il fuso in senso antiorario rispetto al
proprio asse.
A questo punto il doppio filo ritorto viene
avvolto sull'aspo per creare la cosiddetta
matassa.
L'aspo è un arnese di legno formato da una
spatola terminante con due braccia a croce ad
entrambe le estremità.
La matassa ora può essere lavata. Per prevenire
l'infeltrimento la prima lavatura deve essere
effettuata in acqua fredda senza sapone, poi con
ulteriori lavaggi in cui si ha un aumento
graduale del sapone usato, finché non si ottiene
la lana pulita.
Per l'asciugatura si stende la lana – sempre
all'ombra - e si applica un peso ad un'estremità
per prevenire arricciamenti.
Una volta asciutta la filatrice, con l'aiuto di
un'altra persona, rifà il gomitolo. A questo
punto la lana è pronta per essere lavorata ai
ferri o al telaio.
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Il tessuto di lana
Tutti i tessuti nascono grazie alla tecnica
della tessitura, che consiste nell’intrecciare
tra loro i fili dell’ordito e quelli della
trama. Nella sua versione più semplice,
l’intreccio è formato da un insieme di fili
paralleli verticali, l’ordito, attraversati da
un filo continuo orizzontale,la trama, per
tutta la lunghezza del tessuto.
Dove come e perché nasce questa tecnica?
Inizialmente i nostri antenati usavano pelli di
animali uccisi per dimostrare il loro valore di
combattenti.
Con la nascita della tessitura nel
VI-V millennio a.C. scoprirono l’uso delle
vesti, che garantivano maggiore
protezione.
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Nel Neolitico i telai utilizzati per produrre
questi tessuti erano di legno, quindi
estremamente deperibili.
È
difficile ricostruire con precisione la loro
origine e la loro data di nascita. Tutte le parti del telaio sono
di legno, i telai del neolitico erano telai
verticali a pesi, in cui i fili dell’ordito
vengono tesi mediante dei pesi in argilla. Questi ultimi sono giunti fino a noi, assieme ai
pettini di osso e ai coltelli usati per
avvicinare le trame.
Fibre, fili e tessuti sono anch’essi deperibili.
Fortunatamente, alcuni si sono conservati,
perché rimasti per migliaia d’anni in laghi,
deserti, ghiacciai o miniere di sale. Per questo
oggi sappiamo anche che tipo di fibre venivano
usate nel Paleolitico.
Le prime fibre della
preistoria erano di tipo vegetale, non animale:
venivano ricavate dal libro di alcuni alberi,
ossia quel tessuto che trasporta la linfa dalla
foglia a radici e frutti. Gli alberi che
fornivano quelle migliori erano olmo, salice,
quercia e tiglio, ma anche l’ortica e il lino.
La storia dei tessuti inizia così.
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